Se le analisi dei dati venissero confermate e se ulteriori esperimenti dovessero validarle la scoperta del CERN potrebbe essere la più importante della storia della scienza dell’ultimo secolo. Sicuramente questo post non verrà letto dai fisici coinvolti nell’esperimento ma vorrei comunque complimentarmi con loro non tanto per la scoperta in sé ma per l’onestà e integrità intellettuali tanto importanti per fare buona scienza. In passato purtroppo abbiamo visto ricercatori di qualsiasi materia fare dichiarazioni altisonanti e potenzialmente rivoluzionarie senza dare la possibilità ad altri gruppi di ripetere o rianalizzare i dati. Altre volte ci si è appoggiati a riviste scientifiche (e non!) complici pubblicando papers con metodologia dubbia o scadente. Spesso ci si è preoccupati più del lancio delle agenzie di stampa per giornali popolari (e delle foto in copertina) che della pubblicazione scientifica.
Ma c’è fortunatamente anche “buona scienza”, quella cioè che mette il dubbio e la cautela prima di ogni altra cosa. Questo è quello che rende il metodo scientifico il più meraviglioso e straordinario strumento che l’essere umano abbia mai utilizzato. L’unico strumento che permette di analizzare la realtà con un certo grado di accuratezza. Se gli esperimenti venissero confermati molte cose della fisica moderna dovranno essere riscritte ma è proprio questo il bello: la scienza deve continuamente mettersi in discussione, migliorare, raffinare, cambiare in un unico e meraviglioso gioco di rianalisi, scambio di informazioni e cautele. Un esempio eccellente di sistema emergente scaturito da interazioni tra i vari individui.
Non c’è spazio per il dogma, non ci sono scritture inviolabili. Qui non ci troviamo di fronte a giochetti infantili e mediocri come l’omeopatia, il sangue di san Gennaro o Scientology. Questo è il culmine, l’apoteosi del pensiero umano, l’alfa e l’omega dell’Homo sapiens, la sua vera essenza.
Sono entusiasta di questa possibilità.
Si aprirebbe una nuova era per l’umanità.
Cristiana
Appunto, sempre a far confusione, a litigare, ogni venti trent’anni a cambiare teoria.
Vuoi mettere la bibbia? Sempre uguale da tremila anni, non so se conosci la tavola periodica creazionista:
http://www.usingutensils.com/random-thoughts/creationist-periodic-table-of-the-elements/
e la cosa bella e’ che il gruppo di ricerca e’ Italiano. A volte riusciamo anche a fare qualcosa di buono.
Premetto che non ho intenzione di stuzzicarti, lo scrivo perché visti i precedenti magari drizzi le antenne quando ti ricordi il mio nome.
Ma vorrei capire una volta per tutte come funziona o dovrebbe funzionare il pensiero scientifico di fronte a un avvenimento o una dichiarazione non provati scientificamente.
La scienza accetta un fenomeno quando è possibile provarlo ecc. e va bene, ma se per qualsiasi motivo non è possibile provarlo (per mancanza di conoscenze, di metodi, di qualsiasi cosa) che fa?
“Ma vorrei capire una volta per tutte come funziona o dovrebbe funzionare il pensiero scientifico di fronte a un avvenimento o una dichiarazione non provati scientificamente.
La scienza accetta un fenomeno quando è possibile provarlo ecc. e va bene, ma se per qualsiasi motivo non è possibile provarlo (per mancanza di conoscenze, di metodi, di qualsiasi cosa) che fa?”
Cosa si fa? Si fanno esperimenti o quando non è possibile si cerca di interpretare il fenomeno con nuove teorie. E si aspetta per nuovi esperimenti che possano convalidare queste teorie. Per esempio, non voglio entrare nel campo della fisica perché non è il mio campo ma nel campo della biologia è roba di tutti i giorni: proteine, geni o amminoacidi di cui non si conosce la funzione. Si studiano fino a quando non si scopre a cosa servono. Per esempio abbiamo ancora più del 90% del cromosoma umano da decifrare. L’abbiamo mappato ma non sappiamo ancora per cosa codificano i geni. Stesso discorso vale per proteine ecc.
Per quanto riguarda l’astrofisica ancora stiamo discutendo a cosa serva tutta quella materia scura dell’universo.
E fin qui va bene. Ma la proteina per quanto sconosciuta sai che esiste. Se invece di tratta di fenomeni di cui non si conosce nemmeno l’esistenza, che so, i fantasmi? Finora non è stata provata scientificamente l’esistenza dei fantasmi ma in teoria potrebbe benissimo essere che non ci si è riusciti perché sono qualcosa che ancora non si capisce come affrontare.
In due parole: è corretto dal punto di vista scientifico negare l’esistenza di un fenomeno che non si riesce a dimostrare?
Luogo: una università italiana.
Personaggi: un ricercatore universitario in odore di nomina ad associato (R), uno studente di dottorato (S).
Ambientazione: laboratorio di ricerca, tavolo dove si è appena finito di desinare, discussione postprandiale sull’ultima scoperta scientifica sulla velocità dei neutrini e sulla quisquilia gelminiana.
R: Hai sentito dell’ultima sulla Gelmini?
S: Sì, sì, come no… il solito modo di fare all’italiana. Tuttavia è venuta alla luce di colpo la differenza sostanziale tra gli scienziati italiani e chi ci governa. Nel primo caso un gruppo italiano ha fatto un esperimento che mostra una evidenza potenzialmente rivoluzionaria…
R: Sì, ma erano in Svizzera, l’accademia italiana non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
S: D’accordissimo, era data per scontata questa assunzione. Ciò che colpisce è che, nonostante il malcostume, il ridicolo, la caciaroneria che caratterizzano l’Italia nel contesto internazionale, c’è qualche italiano che sfonda, che ricorda ancora quanto l’approccio italiano (senza farne una questione nazionalistica) possa produrre singolarità eccezionali e di grande impatto nella scienza. Appunto, la differenza, di cui parlavo prima, sta nella pomposità del comunicato della nostra ministra (vittoria epocale per il superamento della velocità della luce) e la prudenza del comunicato fatto dai ricercatori del CERN. Prudenza che sottende anche una grande umiltà…
R: Ma che stai dicendo? Quelli lo fanno per la pubblicazione, in questo caso per prendersi il Nobel. La verità è che la prudenza serve solo a pararsi il culo nel caso in cui si dimostri il contrario. Si può passare dagli onori alla figura di merda in un niente. Che umiltà? Lascia stare, proprio i fisici lo fanno per la gloria. Questa scoperta gli potrebbe valere il Nobel. Fidati è così.
Credo si sia capito che S è chi scrive e che R uno suo capo (con ansia da pubblicazione). Credo che si ricerchi non per la pubblicazione ma per il piacere della conoscenza. La pubblicazione è una conseguenza.
E rispondo qui ad R, in forma anonima e condividendo con Fabristol e i suoi lettori questo pensiero: “E’ proprio questo il problema: l’accademia italiana, che non è in grado di produrre ricerca buona e apporti scientifici degni di nota, come tu stesso affermi, è fatta da gente come te, che crede che tutti gli scienziati ricerchino e studino per (vana)gloria da pubblicazione. Non è escluso che ci sia il desiderio di rimanere immortali con il proprio cognome associato ad una formula o a una costante. Ma è davvero pensabile che Einstein, Heisenberg, Bohr, Galilei, Fermi, Marconi, Meucci, Curie e tanti, tanti altri ricercassero e studiassero per un riconoscimento? Solo questo? Così gretti? Vogliamo parlare di Majorana? Ma no, che te lo dico a fare? Non credi forse che i problemi che incontri nel farti un nome nel tuo campo di ricerca siano dovuti a questa ristrettezza mentale? Ansia da pubblicazione? Quantità piuttosto che qualità?”
Ed ovviamente si capisce il motivo per cui non ho risposto realmente al mio capo: semplice sopravvivenza ed amor proprio, perché un capo è un capo, non si discute, e un dottorando deve sempre leccare il culo o evitare di mettersi contro chi lo paga (o dovrebbe pagarlo… ma questa è un’altra storia).
Sono troppo idealista? Troppo ingenuo?
No Nickpolitik, è che dovresti cambiare “capo”.