Spesso noi madrelingua delle lingue romanze ci vergogniamo del fatto che non riusciamo a pronunciare i suoni TH (dentale fricativa) e H (fricativa glottale sonora; tra l’altro presente in latino ma poi persa in tutte le lingue romanze) dell’inglese. Ma gli inglesi non sono da meno con i nostri fonemi. Uno di questi è la vibrante alveolare, ovvero il comune suono della r come in ratto. Per i madrelingua inglesi è un suono impossibile da pronunciare e su Youtube ho trovato addirittura decine di guide per imparare a fare questo suono con risultati veramente scarsi e spesso ridicoli. Sembra incredibile che un suono così facile per noi sia impossibile per loro. Eppure è quello che pensano loro quando noi non riusciamo a pronunciare TH, H o a distringuere tra vocali lunghe e corte.
Di fatto i madrelingua inglesi non riescono neppure a rabbrividire quando fa freddo, brrrrrrr! 🙂
carina sta tizia 🙂
Se è per questo io sono totalmente incapace di pronunciare la “r” tedesca pronunciata con l’ugola, credo si chiami vibrante uvulare ma non ne sono sicuro. In compenso i tedeschi devono fare sforzi enormi per pronunciare il dittongo “eu” come in italiano. Non ce la fanno proprio, quasi tutti quando parlano in italiano dicono OIRO e OIROPA…
Per emax
Insomma… troppi sputi.;)
Per toten
Io invece oramai sono un campione del th e della glottale. Mi ci è voluto un po’…
2:09 LOLWTF! :OOOO :-03 (che lingua è quella?!!?)
pensa ai cinesi!
e le vocali? noi italiani abbiamo praticamente perso la differenza tra vocali brevi e lunghe
Però Syd Barrett ci riusciva 😀
(Grimble Gromble)
@frank: noi italiani? si vede che non sei sposato con una toscana! Ella mi bacchetta dalla mattina alla sera e mi fa due palle con la e chiusa e quella aperta…
Per Glipari
ma vedi, io a quello ci ho rinunciato e sono giunto alla conclusione che è un problema loro. 😉
Nel senso che solo in toscana e lazio (e regioni limitrofe) si distinguono le 7 vocali foneticamente. Per tutti gli altri sono solo 5.
Da toscano io non mi vanterei tanto. E’ vero che dal punto di vista della fonetica noi toscani siamo un’eccezione e diamo le paste anche agli inglesi. Nel nostro vernacolo, almeno nella zona Firenze/Siena tutti sanno che pronunciamo abitualmente la H aspirata al posto, ma solo in alcuni casi, della C. Ma pochi sanno che, di solito tra due vocali, pronunciamo spesso TH la T (per esempio in tutti i participi passati). Ma anche la DH al posto della D (per esempio la seconda D di DADO). Persino la PH al posto della P (come P aspirata, lasciando le labbra leggermente aperte, e non con il suono della F), ad esempio in OPERA. Questo purtroppo non significa che un toscano riesca meglio degli altri italiani a parlare inglese, anzi, con le lingue straniere ci allineiamo esattamente alla tendenza nazionale.
Saluti
Filopaolo
Da napoletano, non riesco a pronunciare il suono “GL”, chissà come si chiama …
Per Luca
come ti capisco! Io ho imparato a pronunciarlo relativamente da poco, forse meno di dieci anni fa. Ma conosco tantissime persone che hanno difficoltà a distinguere tra i e gl. Paradossalmente credo che l’inglese mi abbia facilitato nel comprendere la differenza tra i due suoni: differenza tra here, ear e year. La y all’inizio di year è simile come suono al nostro gl per esempio.
Il napoletano ha perso lo GL anche nei cognomi: Jervolino ormai si scrive con la I. 😉
Grande, non ci avevo mai pensato.
Che le vocali per tutti i non tosco-laziali siano solo 5 non è affatto vero. Nei dialetti gallo-italici sono anche più di 7 visto che ci sono anche le vocali arrotondate -ö e -ü, senza contare le vocali lunghe con funzione distintiva, presenti oltre che nei suddetti anche nel romanesco moderno. Viceversa, al Sud ci sono le vocali mutole. Sistemi a 5 vocali sono solo quelli estremo-meridionali, Calabria meridionale, parte del Salento e Sicilia. Il sistema toscano, anzi, di contro a un consonantismo molto ricco, è proprio uno di quelli con il vocalismo più povero e limitato, dopo gli estremo-meridionali. Inoltre non capisco come si possa assimilare il suono di -y inglese che è una semiconsonante, con quello della consonante laterale palatale resa in italiano dal trigramma /gli/. Semmai, il suono di -y si avvicina proprio al modo napoletano di pronunciare /gli/ ma da questo rimane ben lontano. Una cosa strana che mi pare di notare a proposito dei napoletani, però, è che sembrano incapaci di riprodurre la laterale palatale in italiano ma riuscirvi perfettamente quando parlano il proprio idioma, in cui peraltro tale fonema è ugualmente contemplato. Non vi sarà implicato un qualche fattore psicologico..? Non capisco poi la considerazione finale: Jervolino non è Gliervolino, la pronuncia è molto diversa.
Che i toscani “diano le paste” a tutti sul piano della ricchezza fonetica è tutto da dimostrare; in realtà, ciò che viene rivendicato dal commentatore toscanofono che si firma Filopaolo, è costituito in massima parte da allofoni e non da fonemi autonomi e indipendenti, come avviene in altre lingue. Nel confronto con la citata lingua inglese, per esempio, la cosa risulta lampante; prendiamo il caso del fono ‘th’: esso è sí presente in entrambi gli idiomi, ma solo nel caso della lingua inglese costituisce davvero un fonema a sé, mentre in toscano è solo un allofono di ‘t’ occorrente solamente in determinati casi e sotto certe condizioni. Nella parola ‘thing’, per esempio, esso non subirà mai alcuna modificazione di sorta, indipendentemente dalla posizione occupata nella frase. In toscano, invece, nella parola ‘terra’ subentrerà soltanto in posizione intervocalica (es. ‘la therra’) ma si ‘rinormalizzerà’, per cosí dire, quando seguito da una vocale che richiede rafforzamento fonosintattico (es. ‘a tterra’) o da consonante (es. ‘per terra’). In piú, in toscano non esiste alcuna parola iniziante ‘naturaliter’ per ‘th’. Ragion per cui non si può affermare che in toscano ‘th’ – e cosí è per tutti gli allofoni comparenti solo per ‘gorgia’ come ‘h’, ‘ph’, ‘dh’, ma anche ‘j’ e la spirantizzazione di ‘c’) – sia un fonema della lingua, poiché non esiste di per sé ma solo come allofono di un altro fonema principale. Anche e soprattutto per questo i linguisti non segnalano nella grafia queste modificazioni occasionali dei fonemi principali. Se poi passiamo a considerare le vocali nelle lingue europee, come già affermato piú sopra, non ne parliamo neppure: soltanto il Castigliano – e, in Italia, il sistema meridionale estremo – ha un vocalismo a cinque vocali che risulta piú povero di quello tosco-italiano. Tutte le altre lingue lo superano agevolmente. In conclusione, tutta questa ricchezza fonetica pronta “a dar le paste” a tutti, dove sarebbe?