Secessione soft per la Sardegna più vicina?

Qualche giorno fa il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato l’ordine del giorno presentato da Partito sardo d’azione, Sel, Udc, Fli, Idv, Api. Contrari PD e Riformatori.

Il Consiglio regionale, preso atto delle ripetute violazioni dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione da parte del Governo e dello Stato italiano nei confronti della Regione Sardegna, delibera di avviare una sessione speciale di lavori, aperta ai rappresentanti della società sarda, per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale, sociale e civile con lo Stato, che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della regione Sardegna nella repubblica italiana”.

Quello che mi soddisfa di questa prospettiva è che la secessione è neanche tanto velatamente accennata non per i soliti motivi etnici, storici, folkloristici ecc. ma per questioni fiscali.

9 commenti

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9 risposte a “Secessione soft per la Sardegna più vicina?

  1. Se ogni regione italiana presentasse analoga delibera, ci sarebbero effettivamente i presupposti per avviare un serio progetto riformatore della Costituzione su base federale, per un successivo diverso riassetto dell’impianto nazionale nel suo complsso. Viva la Sardegna!

  2. Toccali nel grano e si scatena la rivolta, ehehehhe

  3. Corrado

    ci credo poco. comunque era ora.
    Sono anni che lo Stato ci abbandona e si ricorda di noi solo quando fa comodo: esempi lampanti quelli dei fondi G8 spostati da la Maddalena a L’Aquila. Ok mi spiace per gli Aquilani, ma qua hanno lasciato un cimitero di opere pubbliche incompiute per mancanza di fondi in seguito allo spostamento e si sono portati via anche la quota di fondi che la regione aveva stanziato.
    Oppure le numerosissime servitù militari: la Sardegna è la regione con più basi.
    Oppure le cattedrali nel deserto come le fabbriche i Ottana. O gli stabilimenti petrolchimici nonostante non ci siano vantaggi sui costi dei carburanti e delle materie prime.
    Però è anche la regione più abbandonata a sè stessa: Cagliari è la provincia più povera d’Italia. A questo punto meglio soli. Se si affonda, sarà solo per mano nostra e non per le belle tasche dei soliti noti.

  4. William

    Ma vogliamo parlare degli stabilimenti di Portovesme???
    Unica fonte di lavoro per le famiglie del sulcis iglesiente (monoreddito) che chiuderà sicuramente a dicembre 2012. Che ha fatto lo stato per garantire qualcosa a questi lavoratori che è da 20 anni che lottano per non perdere il posto di lavoro? Anche la Sardegna ha diritto di avere delle fonti di reddito, ma lo stato dov’è? senza lavoro come si pagano le tasse? deve finire lo stereotipo che la sardegna vive di turismo, la sardegna deve vivere con una sua dignità lavorativa e non limitarsi ad essere un parco giochi dove i ricchi vengono a mettere le palle a mollo!

  5. Corrado

    Scusa William ma non sono d’accordo con te. Una regione deve vivere di quelle che sono le sue risorse. Inutile infognarci con la petrolchimica, l’alluminio etc se tanto poi i costi di trasporto sono tot volte rispetto a quanto costa nel resto d’Italia e di consegfuenza tutte le altre spese.
    Noi abbiamo la fortuna di essere dotati di risorse turistiche e agricole e quelle sono da sfruttare. Mica le Mauritius sono sfigate perchè vivono di turismo… Non vedo motivo di infognare l’ecologia di una regione che potrebbe vivere in piena sostenibilità per delle imprese che non rendono perchè piazzate in posti sfavorevoli.

  6. Simo

    Non penso che una delibera potra’ cambiare la situazione..
    Ci vorrebbe prima la coscienza del popolo sardo di essere in grado di poter camminare con le proprie gambe.. Non si puo’ pensare di essere indipendenti finche’ si continua a campare dei finanziamenti a fondo perduto dell’unione europea..Non si puo’ essere indipendenti fino a che nn si e’ indipendenti energeticamente..e soprattutto nn si puo’ essere indipendenti finche’ tutti i sardi che sono dovuti emigrare perche’ in sardegna nn avevano possibilita’ di progredire nn torneranno per mettere le conoscenze acquisite a servizio della comunita’..
    prima diventiamo indipendenti..poi dichiariamo indipendenza..

  7. effepino

    e poi, naturalmente il sardo insegnato nelle scuole, come si sente dire da più parti! ma quale sardo però? mica dovrò imparare il logudorese, cosa mi frega di quella cosiddetta lingua? e le pensioni ai sardi chi le paga? e cosa esportiamo se l’unica attività redditizia è quella delle pensioni regalate? dove sarebbe il guadagno? e non ditemi che quelli della regione sarda sono più onesti degli altri, sono solo i più pagati d’italia! basterebbe avere un pò di iniziativa in più, invece di aspettare che sia sempre lo stato a foraggiarci! la nuova zelanda vive quasi di allevamento delle pecore e portano la carne fino a noi, i pastori sardi invece sono indietro di millenni e cosa aspettano? gli aiuti esterni! qualcosa non mi torna! non penso che passi quel referendum del cavolo!

  8. effepino

    la secessione interessa a qualcuno che non vede l’ora di riempirsi il pancione, magari qualche politico trombato e ritrombato in primis!

  9. maschileindividuale

    la sardegna dovrebbe solo tacere visto che gode i privilegi di regione a statuto speciale

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