Si fa tanto un gran parlare recentemente riguardo alla predominanza della lingua inglese sulle questioni internazionali, nella tecnologia, nell’istruzione e in generale nei media. Ovviamente chi ne parla porta avanti un discorso di protezioninismo della lingua nazionale contro l’invasione della lingua inglese. Fanatici di tutto questo sono per lo più i francesi ma anche in Italia non si scherza.
La lingua inglese è la lingua della tecnologia, della globalizzazione, del commercio, dei nuovi media e non poteva che essere così per questioni storiche e pratiche. Così come fu il turno del latino, del greco, dell’italiano, del francese ecc. Chi domina politicamente e tecnologicamente un periodo storico si troverà la propria lingua come ponte tra le varie culture, come una lingua franca. Se la guerra l’avessero vinta i tedeschi ora staremmo a parlare il tedesco. Quindi zitti che ci è andata bene.
Ma nessuno si è resto conto che l’umanità sta riscoprendo qualcosa che aveva perso nei secoli passati a causa della nascita degli stati nazionali: il bilinguismo. Fin dalla nascita delle civiltà in Mesopotamia, Egitto e Vicino Oriente l’uomo ha sempre parlato una o più lingue. Quella del dominante e quella del dominato. Nei grandi imperi del passato la lingua della capitale era essenziale per sopravvivere. E non parlo solo delle classi più agiate. Per esempio nell’impero romano i soldati provenivano dagli angoli più remoti dell’impero ma dovevano ricevere gli ordini in latino. I commercianti di Damasco dovevano conoscere il siriano, il greco, il latino e perfino un po’ di arabo. A Roma se si voleva salire la scala sociale si dovevano leggere i testi greci in originale. Gli abili navigatori fenici dovevano conoscere le lingue franche in tutti i porti in cui approdavano: greco, latino, egiziano e ovviamente la lingua fenicia. Nell’impero Austroungarico ungheresi, sloveni e serbi dovevano imparare il tedesco. Nell’impero Ottomano se un berbero dell’odierna Libia voleva commerciare con Istanbul doveva prima parlare l’arabo poi il turco. Gli armeni incastonati tra turchi e persiani dovevano imparare turco e farsi e visto che c’erano un po’ di curdo.
E posso continuare così all’infinito. Questo solo per dire che dobbiamo mettere tutto in prospettiva. La generazione dei nostri padri è stata quella più monoglotta degli ultimi cento anni – a causa del lascito della formazione dello Stato nazionale e del fascismo- e solo ora ci stiamo riappropriando del bilinguismo che ci è tanto naturale. La poliglossia dovrebbe essere la normalità, non l’eccezione. Non solo perché ti permette di vincere in un mondo sempre più difficile ma anche e soprattutto perché ci rende più intelligenti e più aperti verso le novità e il prossimo.
Già prima, ma adesso che sono tornato dall’Erasmus provo una sensazione di fastidio fisico quando sento qualcuno dire “Io l’inglese? No, zero, già a malapena parlo l’italiano :D” come se fosse una cosa da fighi e ci fosse da vantarsi..
Ottimo post, Fabri. Aggiungo che anche la generazione dei nostri nonni e padri era bilingue. Le lingue parlate erano il dialetto locale e la lingua nazionale. Un diualetto e’ solo una lingua senza esercito e marina.
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8.05.2013
Ciao
Grazie Fabristol! Da sempre adoro le lingue e sono un’aspirante super- poliglotta 😉 Stamperò questo post e l’appenderò nella sezione linguistica della mia libreria 🙂
“Se la guerra l’avessero vinta i tedeschi ora staremmo a parlare il tedesco. Quindi zitti che ci è andata bene.”
Sono affascinato dalle cosiddette ucronie e te ne propongo altre due sul tema:
– Se Arminio non avesse fermato le legioni di Varo a Teutoburgo (9 d.c), la sottomissione dei popoli germanici sarebbe stata pressoche’ totale e la romanizzazione delle terreno oltre il Reno molto forte. Risultato? Nelle terre germaniche si sarebbe parlato latino, che avrebbe dunque invaso la Gran Bretagna e ovviamente il mondo. In altre parole (e’ proprio il caso di dirlo) oggi il mondo occidentale parlerebbe lingue romanze. Fonte: la terza pagina del Giornale di un sacco di anni fa.
– Se gli inglesi avessero vinto la battaglia di Cartagena nel 1741, anzi che essere sconfitti dagli spagnoli che in tal modo mantennero il predominio sul centroamerica, oggi l’Argentina sarebbe il Canada dell’emisfero australe. Fonte “Caraibi” dello straordinario, e ahime’ in Italia poco conosciuto, John Michener.
Ciao!
Filippo
@Kirbmarc è grazie alla mia lingua regionale che posso fare il figo dicendo che parlo quattro lingue: veneto, italiano, inglese e tedesco 🙂
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