Prima che incominciate a leggere questo post forse è meglio che diate uno sguardo prima a questo dove spiego la mia posizione al riguardo del cosiddetto “declino” delle api a livello mondiale.
Mi rimetto a scrivere su questo argomento perché nelle ultime settimane sono stato bombardato dai media riguardo al CCD e alla cosiddetta congettura api estinte=fine agricoltura (con Apocalisse in omaggio tipica degli ambienti ecologisti). Per prima cosa evitiamo di usare il termine estinzione in questo caso. Un termine che ho sentito più volte e che ha del ridicolo. State tranquilli le api domestiche non si estingueranno e di certo non lo faranno a causa del CCD. E anche se lo faranno sono pur sempre api domestiche, ovvero senza l’uomo non esisterebbero e sopravvivrebbero. E il pianeta continuerebbe a vivere come ha sempre fatto da milioni di anni.
Nell’ultimo documentario che ho visto della BBC però ho trovato delle informazioni che mi hanno fatto venire un dubbio: se è vero che gli apicoltori stanno soffrendo perdite dell’80-90% (ed è vero) di api, secondo la congettura no api=fine agricoltura dovremmo trovarci di anno in anno con meno piante impollinate, meno frutti e vegetali. Ma soprattutto dovremmo vedere i prezzi delle colture che dipendono dalle api schizzare al cielo.
E questo è successo? La risposta è negativa. La produzione di frutta e vegetali non si è fermata, anzi sta crescendo di anno in anno in tutto il pianeta. I prezzi sono stabili o addirittura sempre più bassi grazie alle tecniche sempre più sofisticate di produzione e commercializzazione. Ma ho bisogno di un esempio pratico per farvi credere questo giusto? E allora andiamo a vedere ciò che succede in California con le mandorle. Secondo il documentario della BBC ogni anno 1 milione di arnie vengono spostate a Febbraio in California per l’impollinazione dei mandorli, una delle colture più redditizie della California. Secondo gli apicoltori negli ultimi 5 anni le api morte sono state l’80% e sempre secondo gli apicoltori senza api le mandorle non si producono. E via immagini di arnie deserte, api morte ecc. Questa congettura no api=no impollinazione viene ripetuta a pappardella così tanto da apicoltori, commentatori e giornalisti che viene presa come assodata. Eppure nessuno si è preso la briga di controllare se davvero la produzione di mandorle si sia fermata negli ultimi 5 anni. Non lo hanno fatto alla BBC ma l’ho fatto io. Secondo i dati del United States Department of Agriculture-National Agricultural statistical Service (consultabile qui) la produzione di mandorle in California è raddoppiata dal 2005 in poi ed è passata da un milione di libre nel 2005 a 2 milioni di libre nel 2013. E questo, dice il report, nonostante uno degli inverni più duri degli ultimi anni che hanno costretto le piante a fiorire due settimane in ritardo rispetto al normale. La superficie di coltivazione è aumentata da 580mila nel 2005 a 800mila nel 2013. Lo stesso trend (verso l’alto) vale pure per mele e pere (altamente dipendenti dall’impollinazione apiaria). Un osservatore esterno che non fosse al corrente della CCD potrebbe anzi credere che ci sia stato un aumento del numero di api!
Ora le cose sono due: o abbiamo sopravvalutato l’impatto che l’ape domestica ha sull’impollinazione oppure come dicevo nell’altro post il numero di colonie di api domestiche è troppo alto, e il tipo di apicoltura intensiva sta trasportando virus e parassiti che alla lunga sono mortali per le colonie. Sempre parlando di quello che succede in California, dove l’85% delle mandorle mondiali è prodotto, ci rendiamo conto di quello che gli apicoltori intensivi fanno ogni anno in questo report della BBC di Marzo. Ogni arnia è pagata 200 dollari a stagione, quindi potete capire che c’è un incentivo enorme per questi apicoltori per produrre colonie in maniera intensiva senza rendersi conto di quanto stiano indebolendo le colonie, trasferendo virus e parassiti da una parte all’altra del pianeta e aumentando il numero di api artificialmente. Le api nel mondo non stanno morendo, sono semplicemente troppe e mal gestite.
il fatto è che ci sono anche un sacco di altri insetti impollinatori, ma il problema è che il tam tam degli ecologisti di facciata, i teobio ecc. sono all’attacco su tutti i fronti…
Ottimo articolo, una boccata di razionalita’ nel mare di superstizioni sulla “Bee Apocalypse”.
E’ come la troiata del risparmiare acqua (mi pare che fosse il sindaco di Londra quello che consigliava di non tirare lo sciacquone, tanto per stare in tema col post precedente).
Da che mondo è mondo, l’acqua scorre dall’alto verso il basso, per effetto della gravità. Dunque, anche se non apro il rubinetto, o lo apro di meno, i miliardi e miliardi di litri d’acqua dolce trasportati dai fiumi, finiranno inevitabilmente in mare e si mescoleranno con l’acqua salata.
La cosa avrebbe senso solo nel deserto, dove l’acqua è fossile e proviene dalle faglie, che sono soggette ad esaurimento.
Ma in quasi tutta Europa, per nostra fortuna, l’acqua è di provenienza glaciale o piovana, comunque fluviale. Se i ghiacciai si sciolgono per effetto del surriscaldamento, che io consumi o meno quell’acqua, il suo destino è inevitabile. Punto.