Dovete sapere che WordPress salva sempre le bozze dei miei post automaticamente. Questo mi permette di potervi mostrare il dietro le quinte della creazione di un post come quello precedente prima che venga “limato” per la pubblicazione. La motivazione principale non è quella di farvi vedere una bozza di un mio testo (non sono così narciso) ma quella di farvi capire quanto la mia mente sia cambiata da quando vivo in UK. Dalla mattina alla sera parlo e scrivo in inglese: a lavoro, con gli amici, su internet, la TV, i film, la musica. Non leggo un libro in italiano da due anni circa. L’immersione nel mondo anglosassone è tale che ho serie difficoltà a parlare delle tematiche della mia professione in italiano (complice il fatto che tutte le parole scientifiche e tecniche ormai originano nel mondo anglosassone) o a scrivere in italiano. Anche quando scrivo i post per i miei blog ho sempre sott’occhio Wordreference.com per tradurre dall’inglese all’italiano alcune parole o espressioni che non riesco più a ricordarmi in italiano. Prova ne è questa bozza che esemplifica alla perfezione ciò che passa per la mia mente ogni giorno. Parti in italiano e parti in inglese, poi con fatica devo tradurre le parti in inglese per la bozza finale (ho evidenziato le parti in inglese in neretto).
“Senza la mela che state per mangiare non sareste in grado di vedere l’arcobaleno. Esatto, è proprio così. What’s the connection between the two? Il 90% dei mammiferi non vede i colori ma ha una semplice visione in bianco e nero. Motivo? Our ancestors were nocturnal, grandi più o meno come gli odierni topi di campagna, insettivori e approfittatori. I primi mammiferi non avevano nessun motivo di mantenere la visione a colori come i rettili (da cui discendiamo) o gli uccelli (discesi da una branca dei dinosauri). Ma dopo l’estinzione dei dinosauri i mammiferi hanno potuto occupare nicchie diurne, ma ancora una volta la visione a colori non era necessaria. Prova ne è che la maggior parte dei mammiferi odierni vede ancora in bianco e nero. Ma intorno ai 45 milioni di anni fa il clima cambia e foreste tropicali spreadano su buona parte del pianeta. Le piante non riescono più a spargere i semi col vento through the canopy e si inventano qualcosa di geniale dal punto di vista evolutivo: in order to attract the animals they use un involucro commestibile per poi usarli to spread the seeds. La frutta in fin dei conti altro non è che un modo geniale per trasportare i semi e per riprodursi.
Il problema però è che un frutto non maturo contiene un seme non maturo. Quindi attrarre un animale troppo presto could mean an enormous waste of energy. Ecco che le piante allora approfittano della capacità di rettili e uccelli di distinguere i colori inventandosi a colour code, un linguaggio universale che tutti gli animali con la visione a colori comprendono. Green means not ready yet, red ripe. Un colore che possa distinguersi through the forest’s canopy, un colore quindi diverso dal verde come per esempio il rosso o il giallo. I mammiferi sono gli ultimi arrivati nel mondo dei frugivori, visto il loro passato da insettivori notturni. Ed ecco che gli antenati degli odierni primati riacquistano una carattersticia che i loro progenitori avevano perso: la vista a colori. I primati ora possono vivere nella foresta e distinguere i frutti dal background, possono capire quali sono maturi e quali no. I primati ora parlano lo stesso ‘linguaggio cromatico’ dei rettili, degli uccelli e delle piante. Nonostante siano passati milioni di anni e gli Homo sapiens abbiano diversificato la loro alimentazione con una dieta onnivora tuttoggi sono in grado di distinguere i colori. And it’s thanks to a plant that lived milion years ago that…”
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Tempo fa mi sarei vergognato di tutto questo. Per anni ho combattuto contro questo sincretismo linguistico come se fosse una malattia da debellare. Ma ora dopo anni mi rendo conto che quello che è successo nella mia mente è qualcosa di fantastico, di unico. Ho lentamente “rewired” le connessioni del mio cervello è ho “displaced” frasi e parole che mi erano state imposte dalla mia nazionalità e ho scelto quelle più utili, quelle più facili, quelle perfette per il contesto del momento. Un’amalgama che ha un sapore di singolarità, perché dipende da persona a persona, da esperienza a esperienza e che mi (e come tutti quelli come me) rende quindi unico. Perché dobbiamo essere orgogliosi di avere imparato una nuova tecnologia, un nuovo passo di danza, una nuova canzone e di averli mischiati per creare un qualcosa di nuovo e invece dobbiamo vergognarci di contaminare il nostro linguaggio? Perché dobbiamo forzarci di mantenere una purità linguistica che mai fu pura visto che la lingua evolve continuamente nei secoli e incorpora pezzi e esperienze da altre lingue?
L’altro giorno quando ho letto questa bozza che stavo per cancellare dalla memoria di WordPress mi sono sentito per la prima volta fiero del mio esperanto, del mio yiddish nato dall’emigrazione e dall’amalgama di due culture, quella latina e quella anglosassone. E per la prima volta ho tirato un sospiro di sollievo pensando positivamente ai miei figli che erediteranno questo modo di parlare, che è una ricchezza più che un difetto.
“A different language is a different vision of life.” diceva Fellini e la mia lingua infatti ora rispecchia una visione della vita differente.
Interessantissimo. Io ricordo la fatica fatta per scrivere la tesi di laurea in italiano, dopo aver studiato quasi tutto in inglese, tu evidentemente sei andato oltre.
Solo mi fai venire un’altra curiosità: perché il blog è in italiano? Ne esiste forse anche una versione inglese?
pensa che proprio ieri un collega di firenze mi ha chiesto se ero un italiano nato in Inghilterra. forse ho assorbito un po’ troppa inglesita’ …
Vogliamo tutti i post scritti in questa lingua!!! 🙂