Ebola che?

Mucca pazza durò un paio di anni. La SARS meno di un anno. Ebola poco più di due mesi. Predico che la prossima epidemia “mediatica” durerà appena una settimana, e poi un giorno, un’ra e così via fino ad arrivare ai “15 minuti di fama” di warholiana memoria. Ogni virus avrà diritto ai suoi 15 minuti di panico garantito su tutti i giornali.

Ogni volta ci prospettano apocalissi impossibili da fermare, la fine della razza umana. Ed ogni volta che siamo sull’orlo dell’estinzione un lunedì ci svegliamo e dai titoli dei giornali è scomparso tutto. E ricominciamo la nostra vita di tutti i giorni fino a quando non arriva la prossima epidemia apocalittica. Come è possibile che la gente non impari dal passato? Come è possibile passare dal panico irrazionale globale per due settimane e poi dimenticare tutto il giorno dopo? Le ragioni sono varie (la prima è ovviamente l’ignoranza, la seconda il buon senso) ma credo che quelle che pesino di più siano insite nel nuovo modo di comunicare. Siamo costantemente bombardati dalla mattina alla sera da milioni di notizie, molte non rilevanti (cronaca locale), molte che riguardano dettagli insignificanti ma che non permettono di vedere la “big picture” tanto che si guarda al pelo di un elefante ma non ci si accorge che sta distruggendo una cristalleria. Tutto questo è generato da un circolo vizioso fatto di migliaia di giornalisti che copia-incollano lanci d’agenzia, spesso copia-incollati da proclami del politico di turno che poi rispondono ai giornalisti con altri proclami e così via. Questa Facebookizazzione dell’informazione è la ricetta per il disastro dell’informazione: non esiste informazione infatti ma semplice amplificazione senza contradditorio, senza feedback, senza scrutinio, senza controllo.

Un mese fa mi trovavo in Cile e ho avuto l’occasione di conoscere un vero cowboy cileno. Leonel passa il 90% della sua vita coi suoi cavalli e le vacche in mezzo alle Ande. A malapena riesce a parlare lo spagnolo correttamente, l’unica cosa che vede in TV è la partita di calcio, quasi non ha i soldi per comprarsi delle scarpe nuove. Eppure la sua più grande preoccupazione in quei giorni era l’Ebola. Questa epidemia mediatica è riuscita a far credere ad un uomo, che vive a migliaia di chilometri dal focolaio della malattia sulle pendici desertiche delle Ande (uno dei posti più remoti al mondo), che la cosa di cui si deve preoccupare di più al mondo è l’ebola. Quando ho cercato di rassicurarlo spiegandogli le modalità di contagio e l’estrema improbabilità che il virus lo raggiungesse nel suo ranch, mi sono reso conto di quanto l’umanità abbia raggiunto vette di stupidità ancora inesplorate. La comune diarrea uccide ogni anno centinaia di migliaia di persone in Africa, seguita da influenza, tifo e malaria. Parliamo di milioni di persone affette da questa malattie ma media, governi, ONU non fanno assolutamente nulla per debellarle sempicemente perché queste malattie hanno già passato i loro 15 minuti di notorietà. Stessa cosa per questioni importanti come la crisi Ucraina, l’ISIS o Boko Haram. Ci hanno detto che i carri armati russi stavano invadendo l’Ucraina, che l’ISIS avrebbe conquistato Roma, che le 200 ragazze rapite da Boko Haram sarebbero state uccise. I governi occidentali hanno reagito a queste cose semplicemente di getto perché i media le hanno amplificate. Ma passata la sbornia tutto è finito: i russi non invadono più, l’ISIS sono solo un branco di straccioni invasati, Boko Haram chi?

E’ sconvolgente quello che sta accadendo nei media e come stia influenzando negativamente il mondo. L’unica nota positiva è che Hitler nel 2014 non avrebbe avuto la possibilità di salire al potere e conquistare l’Europa. Infatti avrebbe dovuto conquistare Polonia, Francia, Benelux e Russia in appena una settimana. Lunedì seguente nessuno se lo sarebbe più cagato e i volontari nazisti si sarebbero contati sulle dita. Hitler chi?

 

11 commenti

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11 risposte a “Ebola che?

  1. D’accordo su tutto. Io ho bandito la televisione da 7-8 anni e non controllo più i siti di informazione italiani con regolarità da un paio d’anni. Vogliono imporre un’illusione collettiva: una serie di cose di cui preoccuparsi, cose da desiderare, cose da ritenere importanti, etc., mentre io voglio costruire da me la mia illusione. Questo indipendentente dal fatto che l’illusione che vogliono propinarmi sia più o meno compatibilie con la “realtà” rispetto a quella che costruirei da solo.

  2. Marco

    In generale hai perfettamente ragione. Ma su Ebola non ne sarei così sicuro. Un mio amico medico lavora in un importante ospedale milanese, e mi ha detto che stanno addirittura togliendo letti ad altri reparti per destinarli ai malati di Ebola, di cui si prevede una grande diffusione per via di Expo neò 2015.

  3. Tutto vero. Tutto giusto.
    Manchi solo di ricordare che l’epidemia di Ebola è stata circoscritta soprattutto grazie al lavoro della WHO, Medici Senza Frontiere Emergency ecc ecc. Ovviamente l’epidemia non sarebbe mai e poi mai arrivata in Sud America e nemmeno in Europa (e quindi tutte le paranoie dei giornali erano idiozie prive di fondamento). Ma il numero di morti in Africa occidentale sarebbe potuto essere enormemente più alto se nessuno si fosse mosso.

  4. Kirbmarc

    In realtà ci sono anche delle associazioni che combattono diarrea, tifo, influenza e malaria, ma non fanno notizia. Il problema non è il metodo giornalistico, che è sempre stato lo stesso ( anche nel 1910 due morti a Abbiategrasso avevano molto più spazio sul Corrriera della Sera di trentamila morti in India) ma la velocità con la quale l’informazione arriva al pubblico e la quantità di informazione riversata sullo schermo.

    La mente umana non può assimiliare un simile quantitativo di informazione così rapidamente e ricordarsi di ogni dettaglio. E’ semplicemente troppo per il nostro cervello. Ciò che viene ricordato è l’elemwnto percepito come più pericoloso in un preciso momento. E così si passa da un panico all’altro senza problemi.

    Inoltre per comprendere la rilevanza delle notizie che ci sono fornite ooccore avere una discreta cultura storica e scientifica. Per evitare il panico da ebola bisogna sapere, fra le altre cose, che l’ebola non si trasmette per via aerea e perciò è una pandemia molto meno pericolosa dell’influenza, che il contagio è molto più facilmente limitabile e individuabile del tifo, o che proprio l’altissimo tasso di mortalità degli infetti delle epidemie di ebola del passato ne ha limitato l’infettività.

    Per avere un’idea dell’importanza della guerra “tiepida” fra Russia e NATO/EU bisogna avere un’infarinatura di geopolitica, di economia e di geografia economica.

    Per capire quanto veramente sono pericolosi l’ISIS e Boko Haram bisogna capire le tattiche della guerra asimetrica e della guerriglia, la geografia e la storia del medio oriente.

    Insomma occorrono una serie di conoscenze che l’uomo della strada non possiede e non ha il tempo materiale di acquisire se vuole bilanciare il lavoro, la famiglia, la vita sociale e i social network.

    La soluzione è quella di abbandonare i social network, con le loro notizie flash, foto di gatti e perdite di tempo. Facebook, Twitter e tutti gli altri network li ho eliminati da tempo e non se sento la mancanza. Uso solo skype e solo quando mi serve per fare chiamate che non costino l’ira di dio.

    Ma ormai se abbandoni i social network spesso sei un emarginato, un asociale difficile da contattare.

  5. Emanuele

    Quando si parla di malattie non è il numero di vittime che fa paura ma il tasso di mortalità.
    Malattia incurabile che uccide 100 persone = terrore
    Malattia curabile che uccide 100.000 persone = niente di che

  6. La risposta è tutta qui, l’aveva anticipata il grande Orson Welles, già nel 1941: !confronti dialettici”

  7. @ Marco

    Sì ma queste sono sempre direttive ministeriali (forse). Un modo per dire che il governo sta attivamente facendo qualcosa per qualcosa che potrbbe venire.

    @ clodovendro

    OK, giusto, sicuramente la malattia è stata circoscritta anche grazie all’azione del WHO, ma l’ebola funziona in modo diverso in Europa o America perché dipende dalle condizioni sanitarie. Sappiamo che si trasmette attraverso contatto di liquidi con persone infette, quindi in europa il suo contagio sarebbe infinitamente più difficile. La SARS, per dire, nonostante il tasso di mortalità fosse più basso, sarebbe stato più facilmente trasmissibile (bus, metro ecc.) per via aerea.

    @Emanuele

    esattamente.

  8. Hei ciao!
    Vedo solo oggi il commento che hai messo nel mio ultimo.
    Sto benaccio, anche se davvero potrebbe andare meglio.
    Magari ci sentiamo via mail, che è più comodo e privato. 😉

    Ste

  9. Confesso di essermi preoccupato anche io per Ebola (ci ho pure fatto un post!) da esseremi ben documentato anche leggendomi un po’ di articoli di epidemiologia.

    (segnalo typo: un’ra –> un’ora)

  10. Una volta la selezione naturale impediva che gli homo stupidi (incapaci di reagire alle sollecitazioni ambientali e di reagire ad esse) si riproducessero (troppo).
    Ora non solo la selezione naturale è da alcuni decenni assai diminuita in intensità ma l’esplosione demografica ha comportato un esplosione esponenziale dellaa specie e quindi della sua parte maggioritaria, gaussianamente stupida per definizione.

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