Nelle varie rappresentazioni romanzesche e cinematografiche dei futuri distopici dove l’uomo ha scoperto l’immortalità ci troviamo sempre con due classiche ipotesi: nella prima la scienza scopre il modo di fermare la vecchiaia semplicemente congelando le persone in un’eterna giovinezza; nella seconda la scienza ci permette di continuare indefinitivamente la nostra vita in una perpetua vecchiaia. In tutti e due i casi la descrizione di queste società viene sempre affrontata con sospetto e in chiave negativa. Morale della storia è sempre “non si gioca a fare il dio altrimenti ne paghi le conseguenze”. Ma non voglio infilarmi in un discorso di critica cinematografica. Quello di cui invece vorrei parlare è che forse esiste una terza via, tanto inusuale quanto possibile. Anzi, la più probabile forma di immortalità che potremmo impiegare in futuro. Per fare questo dobbiamo tuffarci nell’oceano, prendere una piccola medusa di pochi millimetri e metterla sotto il microscopio. La Turritopsis dohrnii è una medusa che ha la straordinaria capacità di tornare allo stato larvale dopo aver raggiunto quello adulto. E può poi tornare adulta in un incredibile balletto di sviluppo e regressione che la rende di fatto immortale. Questo Benjamin Button dei mari è l’unico animale ad aver scoperto l’immortalità semplicemente imbrogliando la natura stessa. E come nel film con Brad Pitt da vecchi si diventa giovani così potremmo fare lo stesso anche noi se riuscissimo a scoprire il segreto della riprogrammazione cellulare.
Mai più gioventù bruciata! Posso sempre riprovare nella prossima adolescenza. Mai più frasi come “quando ero giovane io”. Al loro posto potremmo dire “quando sarò (di nuovo) giovane io”. E per ogni rigiovinezza avremo sempre l’esperienza delle vite passate e potremo evitare gli errori. Parleremo non di anni di vita ma di numero di vite passate. Ci preoccuperemo dei capelli che diventano neri o biondi invece che bianchi? Delle rughe che ogni giorno scompaiono? O dei brufoli che ritornano e i peli pubici che scompaiono?
E come sarebbe una adolescenza al contrario? Si diventa sempre meno ribelli col passare del tempo? E in base alle varie combinazioni potremo essere coetanei dei nostri figli per un po’ e capire i loro problemi dal loro punto di vista. E soprattutto giocare al loro livello.
E andando più sul fantastico la cosa più inquietante sarebbe: se dovessimo dimenticarci di invertire di nuovo la lancetta del tempo per crescere di nuovo adulti cosa succederebbe? Ritorneremmo ad essere un embrione che invece di dividersi diventa un’unica cellula? Che poi si dividerebbe in ovulo e spermatozoo? E cosa sarebbe di noi? Potremmo chiamarla morte al contrario? Eravamo quindi morti prima di essere concepiti? E allora cosa è la morte se non ritornare al nulla che eravamo prima di nascere? Tutte domande che solo una medusa di pochi millimetri potrebbe rispondere.
Scrivo qui questa precisazione perché non volevo rovinare la poesia del post. 😉
I geni che controllano lo sviluppo da stadio larvale ad adulto nella medusa e viceversa non possono controllare lo sviluppo dallo stadio larvale a quello precedente. Quindi l’ipotesi fantastica della regressione ad embrione rimane, appunto, fantastica. 😉
La terza via che proponi sarebbe interessante per un umano la cui natura non muti molto rispetto a quella attuale. Io credo però che ci potranno essere tanti scenari possibili e di certo difficili da prevedere, ma in alcuni di questi gli umani muteranno parecchio la loro natura, diventando di fatto una nuova specie, con bisogni e desideri completamente diversi da quelli che abbiamo noi adesso. Anzi, potrebbero essere in grado di modulare completamente i loro bisogni e desideri vivendo in un Nirvana permanente e diventando di fatto onnipotenti oltre che immortali. Questi transumani potrebbero svincolarsi dalla biologia e vivere di pura informazione su più supporti organici o inorganici, o addirittura svincolarsi pure dalla chimica. Insomma diventerebbero dei immanenti. Questo è l’obiettivo, consapevole o no, che stiamo perseguendo da parecchio tempo. Non vogliamo giocare a fare dio, vogliamo essere dio. La fantascienza ha trattato con questi scenari, ma il problema è che un mondo del genere ci è completamente alieno e incomprensibile, quindi dal punto di vista letterario non è molto intressante.
P.S. l’attore del film era Bred Pitt
errore, “Brad Pitt”.
Sì ma forse il futuro che prospetti è più remoto mentre la riprogrammazione cellulare forse è più a portata di mano.
Corretto! Lapsus hollywoodiano. 😉
Sono d’accordo, gli scenari imminenti più probabili sono quelli che prevedono interventi sulla nostra biologia. Se non fosse che l’eugenetica è stata fortemente associata al nazismo, ora la staremmo giù usando in forme più o meno blande (di fatto in forma blanda la stiamo usando attraverso le diagnosi pre-impianto).
Fabri, qualche esempio dei romanzi a cui fai riferimento all’inizio del post?
Ciao Manu,
non mi viene in mente niente adesso ma pensa al filone dei film/romanzi sui vampiri, o al film Elysium. Pensa a Dune di Frank Herbert, uno degli ultimi romanzi descrive Shai Hulud immortale. In tutti i casi l’immortalità viene vista in modo negativo. Esiste perfino un termine che si riferisce a questo filone, si chiama Sindrome di Tithonus. Qui c’è un elenco di tutti i romanzi di fantascienza che parlano di imortalità: http://sciencefictionruminations.wordpress.com/science-fiction-book-reviews-by-author/sci-fi-novelsshort-stories-about-immortality/
Leggiti “In senso inverso” di Phillip Dick, descrive una situazione simile.
Grazie del consiglio. 😉