Pensieri sparsi sul rapporto con l’Islam

  1. Si è parlato tanto del fatto che ci fossero pochi musulmani ad una manifestazione contro il terrorismo a Milano di qualche settimana fa e che in generale di manifestazioni contro il terrorismo non se ne sono viste granché nelle comunità musulmane in Occidente. A mio parere mi pare disdicevole chiedere ad un musulmano che non ha fatto alcun crimine e che non ha in mente di fare alcun crimine di scendere in piazza per manifestare contro il terrorismo. Gli atti di singoli o di organizzazioni terroristiche non dovrebbero ricadere come una colpa su una intera comunità. Inoltre di quale comunità stiamo parlando, di quale Islam stiamo parlando. L’Islam è tanto diversificato tanto quanto il Cristianesimo. Per lo più i jihadisti sono salafiti e wahabiti. Tutte le altre denominazioni sono per lo più fuori da ideologie jihadiste. Sarebbe come se ci si aspettasse dai cattolici di marciare in piazza contro gli atti di terrorismo contro le cliniche abortiste dei cristiani evangelici americani.
  2. Certo è che però fa impressione vedere migliaia o decine di migliaia di musulmani scendere nelle piazze per le vignette su Maometto o contro Israele. Questo sì che è un metro di paragone del livello di fondamentalismo delle comunità islamiche in Occidente.
  3. .Sulla proposta di Donald Trump di non permettere ai musulmani di entrare negli USA, non saprei neppure cominciare tanto è assurda e razzista la proposta. Senza andare tanto lontano con la memoria storica Trump ha perfino elogiato la politica di internamento degli americani di origine giapponese in USA durante la seconda guerra mondiale. Una pratica illiberale e incredibilmente vicina al modus operandi delle potenze dell’Asse. Un crimine contro l’umanità di cui gli USA non hanno mai risposto. E, un’ordinanza firmata da Roosevelt, un democratico. Come dire che non esiste alcuna differenza tra GOP e liberal. Quello che però mi ha stupito di più sono stati i commenti di tanti liberal: “ma così i musulmani americani vengono alienati sempre di più e diventano terroristi.”. Ora questa giustificazione del terrorismo che nasce dai soprusi mi ha un po’ preso agli zebedei. Secondo questa teoria i musulmani jihadisti diventano cattivi cattivi perché gli occidentali li trattano male. Ora pensate a questo: avete mai visto un cristiano assiro (o siriaco) farsi esplodere in un mercato con una bomba piena di chiodi perché faceva parte di una minoranza etnica vittima di soprusi? Avete mai visto un monaco tibetano farsi esplodere a Beijing? Avete mai visto un dissidente cubano andare a sparare in un centro commerciale contro civili a caso? No, eppure tutte queste minoranze sono state vittime di soprusi per decenni o secoli. Essere vittima di un sopruso non può essere mai una giustificazione per uccidere persone innocenti. Food for thoughts.

8 commenti

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8 risposte a “Pensieri sparsi sul rapporto con l’Islam

  1. L’Islam ha una tensione egemonica che ora è straordinariamente rinforzata da una politica e teologia che apologizza e implementa una esplosione demografica.
    Vi conquisteremo con i nostri ventri,

    Trump ha detto la cosa ovvia: i nemici non li si prende in casa.
    Ignorare la storia secolare (se non millenaria, basti pensare a Cartagine, etc.) di conflitti è di una rozzezza sconcertante.
    In confronto le tesi di Trump sono fini e dotte.

  2. Matteo

    L’idea che mi sono fatto sulla base della mia conoscenza del mondo islamico è che non si sono viste molte manifestazioni per il motivo più ovvio, quello “politically incorrect”, ovvero che solo una minoranza davvero (davvero, e non solo di facciata) ha visto gli attentati come una vigliaccata contro l’umanità.
    Pensa che mentre i TG parlavano di Parigi, in un pase vicino a dove scrivo dei bambini islamici festeggiavano in strada sparando petardi. Purtroppo le divergenze mentali e culturali tra occidente e mondo islamico sono assolute e maggiori di quelle che siamo disposti ad accettare, ma il problema è che non siamo in grado di realizzarlo, da bravi occidentali pretendiamo di valutare tutto e tutti con il nostro metro di giudizio, con i nostri standard morali, presupponendo ingenuamente che tutte le culture condividano e approvino tali standard. Per l’islam l’unico standard è il Corano che va visto e interpretato sulla base della vita del Profeta Maometto. Basta conoscere questi due elementi per capire che tutto quello che sta succedendo nel mondo islamico è in realtà molto chiaro e logico anche se non è la logica che vogliamo.
    Sulla base di questa “logica islamica” è facile anche capire come mai le vignette satiriche su Maometto suscitino così tanto sdegno, beh oltre al fatto lampante che si va a toccare una figura sacra, la condanna della sarira sul profeta è un concetto “canonico” per l’islam vi è più di un “hadit” dove il profeta irritato per la satira continua che già all’epoca lo affliggeva approva l’assassinio di coloro che lo canzonavano (e non scendo in dettagli). Eh si..non stiamo parlando di Gesù o di Buddha. Va da se che un buon mussulmano non può che ispirarsi al profeta stesso.
    Per quanto riguarda Donal Trump non ho commenti, è un folle e ti quoto assolutamente anche la parte finale del discorso

  3. Kirbmarc

    Suono (come sempre) la stessa nota libertaria: è tutta colpa dello statalismo e dell’autoritarismo e delle loro scelte che premiano gli interessi dei “cronies” dei vari paesi coinvolti, che se ne infischiano dei diritti umani o delle conseguenze delle loro azioni.

    Chi finanzia i vari gruppi terroristici? L’Arabia Saudita da una parte e l’Iran dall’altra, nel quadro del loro “Grande Gioco” per il controllo dell’OPEC. Gli Stati Uniti ed Israele sono i tradizionali alleati dei Sauditi, per via dei loro interessi. La Russia si è gradualmente avvicinata all’Iran. Obama ha cercato di venire a patti con l’Iran per potersi disimpegnare dall’Iraq, visto che gli interessi dei suoi cronies miravano ad altro. I Repubblicani invece vogliono sostenere i loro tradizionali interessi e l’alleanza (tormentosa) Saudita-Israeliana-Turca.

    ISIS è una creatura dei Sauditi, che lo stesso Assad ha in un primo momento cercato di usare contro i dissidenti (finanziati dagli Americani) ed ora è usata dai Turchi contro i Curdi e “tollerata” dai Sauditi quando fa strage di sciiti o mette i bastoni fra le ruote alle mire dell’Iran.

    Chi ha creato le basi del conflitto? Gli Stati Uniti hanno eliminato ogni stato e movimento che cercava di smarcarsi dalle loro politiche, dall’Iran di Mossedeq all’Afganistan filo-comunista. L’Unione Sovietica ha finanziato i gruppi anti-israeliani e la Libia di Gheddafi, che hanno addestrato altri terroristi.

    Gli Americani hanno usato l’Islam militante per arginare l’allargarsi del comunismo in Medio Oriente e Nord Africa (e fare gli interessi delle Sette Sorelle), così come hanno usato i dittatori fascisti sudamericani per arginare il comunismo in Sud America (e fare gli interessi dell multinazionali del rame e della frutta).

    Allo stesso tempo i russi usavano i terroristi palestinesi, libici o siriani per attaccare Israele, l’Europa Occidentale e gli Stati Uniti, e hanno avuto dei rapporti cordiali con la teocrazia iraniana.

    Dopo la morte del comunismo sovietico gli Americani si sono illusi di potere controllare il mondo intero, senza un avversario. Il Medio Oriente è diventato semplicemente una provincia affidata ai satrapi sauditi, e per fare un piacere ai sauditi (e ai vari Kuwait, EAU, Bahrein etc.) gli USA hanno prima contenuto poi eliminato l’Iraq, un ex alleato contro l’Iran che stava iniziando a diventare “scomodo” per i vari emirati dei petrodollari. .

    I gruppi finanzati dai comunisti o dagli USA durante la Guerra Fredda si sono ritrovati senza denaro, ma non sono scomparsi. Sono diventati terreno fertile per la predicazione Wahabita o Salafita,promossa e finanziata da vari gruppi interni all’Arabia Saudita o all’Iran. I giovani senza prospettive o facilmente abbindolabili come carne da martirio sono diventati la manovalanza di questi nuovi gruppi, spesso guidati o addestrati dalla vecchia guardia.

    Insomma in soldoni questa è una guerra fra i cronies americani e la dinastia Saud e i suoi alleati da un lato e i cronies russi e l’Iran e i suoi dall’altro. Interessi locali (come i Turchi) ne approfittano per i loro scopi.

    ISIS è cane rabbioso, governato da dei puritani Wahabiti, che i vari interessi sperano di usare per i loro fini. I combattenti per l’ISIS sono niente più che carne da cannone. I più fessi, in tutto il pasticcio, sono gli Americani, le cui tattiche di propaganda (“espansione delle democrazia”) sono fallite miseramente di fronte alla realtà evidente di un grande gioco economico e strategico.

    Gli unici per cui provo una certa simpatia, a parte i civili innocenti da tutte le parti di cui nessuno si interessa realmente ai “piani alti” della politica,sono i Curdi, che combattono sostanzialmente per salvarsi la pelle.

    Tutti gli altri perpetuano i loro schemi autoritari e corporativi, fottendosene di che muore, chi vive, e chi governa.

    L’Islam, come tutte le religioni, ha delle tendenze autoritarie che si prestano al gioco.

  4. @Un uomo in cammino: Cartagine? CARTAGINE? Se almeno i tuoi sfoggi di cultura non risentissero dei provinciali programmi scolastici italiani (le guerre puniche erano uno scontro per il possesso del mediterraneo occidentale, di scarso rilievo geopolitico allora, la cui unica importanza è in prospettiva la vittoria di Roma) potresti ricadere su Erodoto (che però ti costringerebbe a riflettere sulla complessità e interconnessione del rapporto Asia-Europa e della sua percezione nella cultura europea).

    @Fabristol: “Ora questa giustificazione del terrorismo che nasce dai soprusi mi ha un po’ preso agli zebedei.”
    Intanto, spiegazione non è giustificazione. Poi: è vero tempo la narrazione (tipicamente post-marxista) del terrorista ‘anti-coloniale’ che risponde ai sorprusi è, come dici tu, inadeguata*. Ma il terrorismo islamico (e lo wahabismo da cui nasce) non può essere spiegato se non in termini di reazione e crisi del mondo islamico costretto a confrontarsi con la civiltà europea. In tutte le forme di questa reazione (integralisti algerini, Fratelli Musulmani, Mad Mullah vari, e infine Al Qaeda e Stato Islamico) non abbiamo una minoranza perseguitata da occidentali cattivi ma la percezione di un’umiliazione. Guarda caso l’umiliazione, secondo gli psicologi che si occupano del campo, è l’emozione chiave dei responsabili ‘laici’ di mass shootings (da Columbine in giù). L’umiliazione è un sentimento irrazionale, che non giustifica ma spiega il sentimento; è difficile evitarla perché uno può essere umiliato di fronte a un vero atto di bullismo, ma anche a un sincero gesto di aiuto. Naturalmente superare il più vieto orientalismo, o l’applicazione di responsabilità collettive nei confronti dei musulmani, è un primo passo ma non sarà sicuramente sufficiente. Il terrorismo islamico finirà quando nascerà, all’interno della cultura islamica, una narrazione che contrasti quella attuale di complesso di inferiorità. L’occasione c’è: deve nascere un’alleanza di potenze islamiche, preferibilmente a maggioranza sunnita (se no è un casino), con aiuto occidentale il più discreto possibile, che sconfigga lo Stato Islamico. Data l’ambiguità intrinseca dei giocatori in campo però penso che quest’occasione sarà sprecata.

    * con la parziale, e sottolineo mille volte parziale per non scatenare un flame, eccezione dei palestinesi

  5. Kirbmarc

    “L’umiliazione è un sentimento irrazionale, che non giustifica ma spiega il sentimento; è difficile evitarla perché uno può essere umiliato di fronte a un vero atto di bullismo, ma anche a un sincero gesto di aiuto.”

    Non credo che nel caso dell’integralismo islamico si possa parlare di un senso di umiliazione. Direi piuttosto che ci sono dei tratti autoritari nell’Islam che stanno venendo alla luce per l’influenza della cultura “occidentale” sul mondo moderno.

    La carne da martirio, la bassa manovalanza, è formata da dei giovani o meno giovani che sognano di “purificare” il mondo moderno, di instaurare un’utopia islamica tramite dei mezzi autoritari, non semplicemente e non solo di vendicare dei torti, veri o presunti.

    A parte i loro metodi violenti non sono troppo diversi dai giovani o meno giovani occidentali che sognano utopie comuniste, terzomondiste o “anti-global”, che richiederebbero interventi autoritari per rendere il mondo “più giusto”.

    L’Islam politico è un fenomeno conservatore e autoritario che combatte la “decadenza” occidentale, ovvero la possibilità di libertà di critica e di scelte inidividuali, che potrebbe in teoria gradualmente ridurre il potere sociale e politico delle caste sacerdotali e dei politici che le usano per i loro fini (vale a dire la lotta per il controllo dell’OPEC fra sunniti Sauditi e sciiti Iraniani).

    Con questo non voglio dire che i politici occidentali e i loro cronies siano dei santi, o dei liberali, o che non usino altri movimenti per i loro fini. Tuttavia per quanto le tentazioni autoritarie siano sempre presenti anche nell’occidente i valori della libera scelta, delle responsabilità individuali, sono quantomeno diffusi a livello sociale nelle democrazie occidentali.

    In molti paesi a maggioranza islamica il cardine della società non sono gli individui, ma le tribù. Idee come la libertà di espressione e di scelta sono viste come un fenomeno sovversivo, che distrugge i rapporti sociali tradizionali.

    D’altro canto i giovani e molti meno giovani si sono accorti dei molti svantaggi del tribalismo, come la corruzione rampante.

    L’Islam politico propone un’utopia che accontenta tutte e due queste istanze: da un lato combatte le idee moderne individualiste e dall’altra promette di far cessare le lotte tribali grazie all’utopica unica (“Umma”) del Grande Califfato, dove un’autorità divina e quindi inconstestabile porrà fine alle lotte intestine.

    In pratica non si tratta di un’umiliazione ma di un preciso progetto escatologico e utopico, di un’idea per creare un nuovo mondo popolato da nuovi uomini, in maniera simile al Nazionalsocialismo o al Comunismo.

  6. “In pratica non si tratta di un’umiliazione ma di un preciso progetto escatologico e utopico, di un’idea per creare un nuovo mondo popolato da nuovi uomini, in maniera simile al Nazionalsocialismo o al Comunismo.”

    Sono strad’accordissimo con Kirbmarc. E’ un progetto escatologico preciso come il nazifascismo, né più né meno. Anche per tedeschi si può dire che furono umiliati dalla prima guerra mondiale ma ciò non ci ha fermati da sistematicamente eliminarli dalla faccia della terra. E comunque vorrei far notare che ci sono migliaia di popoli che sono stati umiliati e vessati per secoli ma solo alcuni reagiscono con progetti fascisti di dominazione planetaria. La superiorità teutonica e l’islam radicale sono “malvagi” in partenza, qualsiasi progetto di dominazione nei confronti degli altri è malvagio di per sè. Tra cui, aggiungerei, l’ecumenismo cristiano che fortunatametne abbiamo bloccato… per il momento.

  7. Kirbmarc

    La realtà è che nel “Mondo Islamico” ci sono due conflitti: una guerra intestina sciiti-sunniti (in pratica una guerra fredda Iran-Arabia Saudita) dove gli interessi sono politici ed economici e una guerra culturale fra le società “tradizionali”, di origine contadina, incentrate sul preservare lo status quo ed eliminare le “devianze” e le società “moderne”, che si sviluppano nella città e nei centri scambio e che promuovono la libera iniziativa (per ragioni strutturali ed economiche).

    Gli Islamisti sia sunniti che sciiti si schierano con le società tradizionali contro la modernità.

    Nel modello della società tradizionale le caste sacerdotali basate localmente rivestono un grande potere assieme ai grandi propietari terrieri che non lavorano ma utilizzano servi della gleba o mezzadri, le famiglie allargate dipendono dal capo famiglia e si uniscono in tribù per tutelare i propri interessi, i figli ereditano il lavoro e gli appezzamenti dei genitori, le donne, oltre a lavorare sul terreno della famiglia, badano alla casa e alla cura dei figli, mentre gli uomini hanno più responsabilità nei contatti con il mondo esterno.

    Questo modello contrasta con i modelli di società “industriale” (famiglia nucleare) “dei servizi” (lotte per l’indipendenza economica, sociale e civile degli inidividui) e “dell’informazione” (realizzazione di sè, cosmopolitismo)

    Nel “mondo arabo” solo i grandi hub commerciali e politico-finanziari (come il Cairo) si sono sviluppati molto di recente e hanno raggiunto dei livelli di sviluppo da società industriale, o al limite dai primordi della società dei servizi. Solo alcuni fra i più giovani hanno fatto esperienza della società dell’informazione.

    Tuttavia i media occidentali, facilmente accessibili, hanno diffuso quantomeno delle idee di un modello culturale e sociale da società dei servizi. Alcune idee “moderne” avevano fatto breccia in alcuni stati già negli anni Sessanta e Settanta.

    Come in ogni epoca, tuttavia, le strutture di potere tradizionali hanno reagito in maniera molto negativa a dei cambiamenti che ne potevano minarne l’autorità.

    In Europa questo è successo duecento anni fa, con le repressioni dei regimi liberali, con il Sillabo, i Cristeros e l’autocrazia. Queste reazioni si sono affievolite nel lungo periodo e sono diventate sempre meno violente dopo il crollo dei sistemi di potere aristocratici, anche se a livello di caste sacerdotali la reazione antimoderna è continuata fino alla seconda metà del Novecento per quanto riguarda alcuni aspetti della società dei servizi, e fino ad oggi per quanto riguarda molti aspetti della la società dell’informazione.

    Nel mondo arabo, dove il progresso è stato meno graduale, le forze autoritarie e tradizonali hanno represso con successo i tentativi di cambiamento sociale in Iran. Afganistan, Yemen, nei paesi del Golfo, in Siria e in misura minore anche in Egitto. Le dittature comuniste o tradizionaliste hanno congelato il progresso sociale per difendere il potere dei loro leader (esattamente come hanno fatto a loro modo l’Unione Sovietica e Cuba) .

    Dopo il fallimento dei regimi comunisti la situazione nell’area “islamica” è diventata fluida, caotica: i dittatori filo-comunisti si sono trovati isolati, quelli filo-americani privi di nemici ideologici. In questo quadro, dove solo alcuni giovani avevano e hanno interesse nel creare delle società dei servizi o dell’informazione, le forze che rappresentano i legami familiari allargati o tribali sono riotrnate ad essere molto potenti.

    I gruppi Wahabiti e Salafiti, finanziati dai paesi del Golfo per mantenere le società tradizionali stabili (e quindi conservare il potere delle case regnanti) ,hanno acquistato una grande popolarità combattendo contro da un lato i dittatori di vario colore e i loro regimi familistici e corrotti, dall’altro contro la “decadenza” occidentale. L’Occidente è poco popolare con le strutture del potere tradizionale e con chi percepisce i paesi occidentali come i sostenitori di varie dittature (non del tutto a torto) e come i sostenitori di Israele, l'”elemento estraneo” per eccellenza del Medio Oriente.

    I vari movimenti “radicali” islamici sono movimenti conservatori, dato che promuovono idee sociali e politche tipiche di una società contadina, come un ruolo della donna limitata alla casa e l’obbedienza alla casta sacerdotale e ai suoi principi.

    D’altro canto questi movimenti, per quanto conservatori, hanno incorporato delle istanze di innovazione delle classi medie e medio-alte, come una soluzione al tribalismo e alla corruzione dei vari regimi dittatoriali e autocratici, spesso sostenuti dall'”Occidente corrotto”.

    Il paragone con il Fascismo è particolarmente azzeccato, specialmente per quanto riguarda il clerico-fascismo, come il fascismo italiano dopo il Concordato, il regime franchista, quello degli Ustacia, o della Repubblica di Vichy.

    Gli Islamisti propongono un’idea della società molto vicina al “Dio, Patria e Famiglia”. Il nemico dei regimi clerico-fascisti cristiani era “cospirazione internazionale” guidata da ebrei e “potenze plutocratiche” per “corrompere lo spirito nazionale”.

    Il nemico degli islamisti è sempre lo stesso: i regimi liberali e il sistema capitalista percepiti come un complotto americano ed ebraico per dominare il mondo e corrompere le società musulmane.

    Allo stesso tempo, come i regimi clerico-fascisti promuovevano l’idea di combattere la corruzione politica e “morale” dei loro predecessori gli ideologi islamisti combatttono contro i vari regimi familistici e tribali.

    Come i clerico-fascisti anche gli islamisti sono radicati nelle classi contadine e nella classe media dei paesi del Medio Oriente.

    La principale differenza fra il clerico-fascismo e l’islamismo è che mentre la maggior parte dei movimenti clerico-fascisti era radicato a livello nazionale, alcuni ideologi islamisti puntano a un’idea utopica di un Califfato islamico internazionale.

    Alcuni gruppi, come Hamas o Hezbollah, sono più legati a delle realtà territoriali, In generale i gruppi Sciiti sono legati all’Iran e a progetti locali.

    I gruppi Wahabiti e Salafiti, anche quando sono utilizzati da interessi locali (come dai Turchi contro i Curdi) aspirano a dominare il mondo, almeno in teoria.

    A mio parere è quindi possibile distinguere fra islamo-fascismo e islamismo globale. Queste due correnti sono in competizione, e i limiti fra l’una e l’altra sono labili, ma in manera molto rozza si può dire che l’islamo-fascismo locale tende ad essere sciita mentre l’islamismo globale tende ad essere sunnita.

    In nessun caso si tratta di persone particolarmente favoreli a delle idee liberali o all'”Occidente”, ma gli islamo-fascisti locali causano meno danni e sono meno pericolosi.

  8. E’ un commento interessante e in parte illuminante, però manca un anello della catena: le motivazioni psicologiche, sociali o esistenziali che spingono non l’egiziano o l’iraniano ma il belga o francese o inglese (di origini pakistane, nord-africane ecc.) ad andare a combattere in Siria o ad aprire il fuoco in un locale parigino.

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