Avete presente quando in certi film di fantascienza gli scienziati avvertono i protagonisti di non toccare mai il proprio se stesso del futuro o del passato perché “la stessa materia non puó occupare lo stesso spazio” come in Timecop con Van Damme? Se questo succede i due corpi implodono e scompaiono nel nulla. Ora questo, anche se fosse corretto per le leggi della fisica non sarebbe corretto per quelle della biologia. Infatti le cellule del nostro corpo vengono continuamente ricambiate e incontrare se stesso dieci anni prima o dopo sarebbe come incontrare un altro assemblamento di cellule, quindi non la stessa materia. E se é vero che le cellule neuronali non vengono cambiate é anche vero che sinapsi, dendriti e assoni sono in continuo accrescimento e movimento: il soma con il nucleo non cambia ma il resto sí e per fare piú sinapsi o per aumentare la lunghezza dei dendriti c’é bisogno di piú materia. Stesso vale per glia e astrociti. Quindi anche il cervello di 10 anni fa sará diverso da quello del futuro. Le leggi della fisica sono salve e l’universo non imploderá. A meno che andando nel futuro non calpestiate un fungo o mangiate un hamburger i cui atomi che li compongono facevano parte del vostro se stesso di 10 anni fa e sono stati riciclati da altri organismi. E il paradosso temporale é invece un altro: possiamo considerarci noi stessi fra 10 anni? O altro non siamo che un aggregato di cellule che trasferiscono l’informazione genetica e epigenetica nel futuro attraverso un processo di sostituzione “a staffetta”? La nostra vita non é affatto quella di un Io immutabile nel tempo ma di milioni di Io che si trasferiscono informazioni nel tempo. Siamo pluricellulari, pluricoscienti e pluritemporali e questo fiume non si interrompe con la nostra morte perché la nostra informazione viene passata ai nostri figli, nostre protesi temporali. E cosí é stato fin dall’inizio dei tempi quando quella singola cellula si formó nel brodo primordiale utilizzando i mattoni della vita costruiti dal Sole, stella di seconda generazione, anch’essa con un suo albero genealogico. Figli delle stelle si dice, certo, ma preferisco definirci “contenitori temporanei di informazione”. In questo contesto non c’é alcuno scandalo nello scegliere le macchine come nostre future protesi temporali. Almeno loro potranno attraversare gli oceani dello spazio e del tempo e portarci lá dove nessuno é mai giunto prima.
Incontri te stesso nel passato e implodi
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“In questo contesto non c’é alcuno scandalo nello scegliere le macchine come nostre future protesi temporali. Almeno loro potranno attraversare gli oceani dello spazio e del tempo e portarci lá dove nessuno é mai giunto prima.”
In un certo senso alcune macchine lo hanno già fatto: le sonde Pioneer e Voyager vagano già oltre il nostro sistema solare, con una velocità in grado di sfuggire all’attrazione del nostro sole.