Dopo anni sono finalmente riuscito ad incominciare Le nozze di Cadmo e Armonia di Calasso. Era lì che aspettava nello scaffale di essere letto ma ogni libro ha i suoi tempi e ha bisogno del giusto umore del lettore per essere intrapreso. Bene, sono sicuramente l’ultimo arrivato a dire questo ma posso dire che si tratta di un piccolo capolavoro del nostro secolo (pardon del secolo scorso). Uno dei pochi che si avvicina così tanto a quello che significa essere greco. Cosa è il classico greco, cosa pensa il greco, cosa è il mito greco, le domande che si pone. Calasso ci dà spunti, non risposte, ci avvicina ad un mondo morto 2000 anni fa che pensiamo di capire oggi nel 2017 ma che mai capiremo nella sua interezza. Il Rinascimento ci ha dato l’illusione che la Grecia fosse vicina e comprensibile, ma in realtà ci ha semplicemente creato un’ulteriore distanza tra noi e i greci. Oggi nel 2017 dobbiamo fare tabula rasa di quello che ci è stato raccontato della Grecia e dei suoi miti negli ultimi secoli e non è facile. Qual è la vera Grecia? Cosa pensavano i greci? Se dovessimo giudicare dai miti la Grecia era un crogiuolo di stupri, sodomie forzate, smembramenti, vendette, ossessione verso la verginità, misoginia. Un incubo insomma. Gli dei, ci dice Calasso, comunicavano con gli umani con la ierogamia, ovvero con la copula coi mortali. Non solo Zeus ma anche Apollo, Dioniso e perfino le dee non potevano fare a meno di invaghirsi dei mortali, uomini o donne non faceva differenza. Si andava dallo stupro vero e proprio alla seduzione con inganno incarnati in animali come tori, cigni, serpenti. E dalla ierogamia che nascono gli eroi greci. E sono gli eroi greci che sono lo strumento finale della comunicazione olimpica con i mortali. Non solo ma si sacrificano figli, si mangiano figli, si smembrano figli, tutto questo alla base dei miti fondatori di stirpi, città e nazioni.
Certo, non si può giudicare un mondo dai suoi miti ma qualche spunto ce lo danno. Sappiamo che le donne erano relegate ai margini della società, erano vestite con veli che non dovevano mostrare alcune parti del corpo – ecco perché dobbiamo stare attenti alle rappresentazioni falsate del rinascimento e del neoclassicismo – la cui unica proprietà, preziosa, era la verginità. Sappiamo che era normale per i fanciulli prepuberi passare il rituale d’iniziazione sessuale con altri uomini adulti. Anche controvoglia. E una volta passata la pubertà infliggere la stessa pena agli ultimi arrivati. D’altronde se la cultura è così ossessionata con la verginità femminile perché non rivolgersi all’altro sesso, meglio se impubere? In questa ossessione verso la verginità femminile il cristianesimo ha trovato terreno fertile nell’Impero Romano d’Oriente. È falsa la dicotomia tra paganesimo libertino e cristianesimo puritano. I greci e poi di più i romani erano già terreno pronto da arare per le religioni abramitiche da venire. Il fatto che ci fossero statue nude nell’antichità non vuole dire nulla: rappresentavano ideali di bellezza divina, non ideali di bellezza o di costumi da copiare come nel nostro mondo. Oggi, le dee di Hollywood sono modelli da copiare, in Grecia erano solo rappresentazioni della divinità irraggiungibili e intoccabili. Se una donna comune si fosse spogliata come un’ Afrodite in mezzo alle strade di Atene sarebbe stata lapidata sul posto dalla folla.
Il rapporto dei greci con gli dei inoltre era unidirezionale. Terrore puro. Gli dei si placano, non si pregano. Chi intercede con gli dei -pizie, sacerdoti, eroi- puo’ solo ricevere la comunicazione dall’alto, mai chiedere un favore, il miracolo dal basso. Se gli dei accettano di fare un favore lo fanno sempre per un secondo fine ma non per accontenate il mortale di cui non gliene importa nulla. E questo differenzia il paganesimo greco con le religioni abramitiche: il rapporto unidirezionale, mortali in balia della furia e delle macchinazioni divine. Anche nelle religioni abramitiche il dio controlla le vite dei mortali a volte con ecatombi da brivido ma e’ un carnefice capace di ascoltare le proprie vittime. Non ci sono santi, profeti a cui chiedere interecessioni in Grecia. Solo il terrore. E questo -perdonate la digressione – avvicina tanto la religione greca al mondo lovecraftiano, anche se per gli dei lovecraftiani gli umani sono completamente irrilevanti, neanche degni di essere uccisi per gusto ma solo per distrazione come un uomo che cammina su un formicaio senza accorgersene.
Insomma quello che sappiamo della Grecia e del pensiero dei greci è poco ed è pure sbagliato, annebbiato da secoli di rinascimento, neoclassicismo, romanticismo e perfino illuminismo. Calasso ci apre una piccola finestra su quel mondo e non possiamo che rimanere confusi e disorientati. (forse era meglio rappresentarsi la Grecia come una felice Arcadia migliore del nostro mondo.)
Fra veli, misoginia, ossessione per le vergini e pederastia l’Antica Grecia vera sembra essere simile all’Impero Ottomano. O meglio gli Ottomani sono stati i successori delle idee greche anti he.
Ricalca sostanzialmente Karoly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Milano 1963, riedito da Garzanti nel 1984. Kerényi è più sistematico ed enciclopedico, Calasso intesse l’ossatura mitopoietica originale con trame narrative e orditi descrittivi spesso temerari. Nel complesso, le due opere si compendiano reciprocamente e un amante del genere non può leggere l’una trascurando l’altra.
‘Fra veli, misoginia, ossessione per le vergini e pederastia l’Antica Grecia vera sembra essere simile all’Impero Ottomano.’
Ci sono anche analogie con l’Afghanistan odierno, dove l’amore pederastico con tanto di poesie che lo celebrano è sorprendentemente diffuso.
Grazie Lector, non conoscevo Kerenyi. Daro’ uno sguardo di certo!