Legioni di imbecilli

Quando Umberto Eco in una delle sue ultime interviste se ne uscì così “I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”, molti si misero a ridere commiserandolo. Sembravano le classiche parole di un vecchio incapace di adattarsi alle nuove tecnologie, o peggio incapace di comprendere le nuove tecnologie. All’epoca non le commentai ma ogni giorno risuonano nella mia mente mentre apro il browser. Istintivamente pensiamo che gli stupidi si siano moltiplicati, che la madre dei cretini sia sempre incinta. In realtà le madri dei cretini sfornano sempre una quantità eguale di cretini fin dall’inizio dei tempi. Ma allora come è possibile che ci sia questa invasione di cretinismo? Le idee strampalate si diffondono a macchia d’olio – dai terrapiattisti ai novax, dai neonazi ai grillini – e i cretini si organizzano intorno ad associazioni, gruppi, scrivono perfino libri. Vedete, i cretini e gli ignoranti sotto sotto sanno di esserlo ed è anche per questo che vanno contro tutto quello che glielo possa far notare come la scienza, il buon senso, la statistica, l’informazione. Odiano, ovviamente, che gli altri glielo facciano notare. Si riempiono la bocca di ingiurie contro quelli che chiamano “gli acculturati”, i “professoroni”, a scuola li canzonavano chiamandoli “secchioni”. Appena sentono la parola – forse fin troppo abusata in Italia da molta sinistra radical chic – “cultura” hanno un riflesso pavloviano e invece di vergognarsi si inorgogliscono della propria ignoranza. La meschinità diventa motivo di pregio, si appuntano medaglie sul petto di ignoranza. Si compiacciono di non avere finito gli studi o di non aver mai letto, di non sapere un’altra lingua, di essere intolleranti e razzisti. Gli inglesi usano un termine, underachiever, intraducibile in italiano, che rende bene l’idea di chi non ce l’ha fatta a dimostrare le proprie capacita’ cognitive e ora grida vendetta.

E’ la rivincita dello sciocco, dell’ominicchio, dell’uomo mediocre e medio che nell’era in cui ha accesso a tutto lo scibile umano sa solo come mettere Mi piace sulle foto dei gattini su Facebook. Il mondo sta per diventare loro fino a quando non si renderanno conto che senza quelli che odiano il mondo non va avanti.

Ma non è sempre stato cosi’: un tempo i cretini erano sotto il radar di tutti, perfino al bar – è luogo comune che al bar si dica di tutto senza inibizioni – perché le loro cretinate se le tenevano per se, al massimo in famiglia o con qualche amico intimo. Avevano un complesso di inferiorità che teneva a bada tutti i loro istinti. Mi ricordo come fosse ieri quando le persone senza istruzione dicevano chinando il capo e con senso di colpa “ma io queste cose non le so”. Mi ricordo quando le persone chiedevano agli esperti (medici, scienziati o chiunque avesse un’esperienza professionale sul campo) suggerimenti e ammettevano senza problema che di certe cose loro non ne potevano capire. Dicevamo l’uomo mediocre è uscito da questo stato perché ha capito che non ci sono conseguenze delle sue azioni, delle sue parole su internet e sui social. Mentre prima si vergognava e giustamente dei suoi pensieri più trogloditi perché la società lo giudicava ora su internet può dire quello che vuole. E lo può fare perché internet promuove il tribalismo, la dicotomia, il bianco e il nero. I social per loro stessa natura non aprono a idee o persone nuove ma ti rinchiudono in una echo chamber, ovvero una stanza dove quello che senti sono solo conferme delle tue idee, giuste o sbagliate che siano. Gli algoritmi, di Google, Facebook, Twitter sono costruiti in maniera tale che ti vengono suggeriti solo ed esclusivamente temi e persone della tua tribù. E così lo sciocco pensa di avere conferma delle proprie idee malsane e di far parte di una maggioranza che viene oppressa dai poteri forti. Ma in un’epoca in cui la parola democrazia ha assunto accezioni perverse tipo “che tutti hanno diritto ad una opinione” o che “le opinioni stanno sullo stesso livello” la scomoda verità è che le scienze, la statistica e perfino il buon senso non sono democratici. Ci sono opinioni che non hanno dignità di esistere, esistono idee superiori ad altre perché hanno evidenza sperimentale e numeri che le supportano. Il resto sono solo opinioni disinformate che appunto rimangono confinate al bar. Ma esiste un modo per fermare queste legioni di imbecilli? Per nostra sfortuna no. Sono in mezzo a noi, tra i nostri colleghi, i nostri vicini, perfino tra i familiari. La resistenza è inutile, il virus della mediocrità li acceca perché è diventato un marchio di orgoglio. Hanno diritto di voto esattamente come tutti gli altri e si riproducono moltiplicandosi in una perversa riproposizione moderna della Notte dei morti viventi di romeriana memoria.

 

 

 

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