Visto che in questi giorni si parla molto di transessualismo oggi vorrei parlarvi del trans più famoso nel mondo animale: la femmina della iena. Questo post che volevo scrivere da settimane si lega molto bene al precedente sul caso Marrazzo. L’identità sessuale nel mondo animale (e quindi anche nell’uomo) non è divisa in modo manicheo tra l’universo femminile e quello maschile. C’è uno spettro di femminilità e di mascolinità, una scala di grigi che dipende da svariati fattori, non ultima la concentrazione del testosterone in ambiente intrauterino e poi nello sviluppo extrauterino adolescenziale. C’entra anche la cultura in un certo qual modo, come nel caso di omosessualità repressa o non riconosciuta da molti individui in un mondo monoliticamente eterosessuale. La differenza tra un maschio e una femmina è tutta nella concentrazione del testosterone. Spesso però ci si ritrova in un corpo geneticamente femminile ma con una concentrazione di ormoni maschili molto alta, e viceversa. Da qui spesso nascono i problemi d’identità di genere. Tutto questo non deve essere confuso con l’omosessualità per la quale non si sono ancora trovate spiegazioni pienamente convincenti (io per esempio propendo per l’ipotesi di problemi ormonali durante la vita intrauterina, ma ci sono molte ricerche nel campo della genetica interessanti). Tutto questo che c’entra con le iene? Ebbene la femmina della iena ha la concentrazione di testosterone più alta del mondo animale, così alta che potremmo giustamente definirla il trans della savana. Il clitoride e il pene hanno la stessa origine embrionale e lo sviluppo nell’uno o nell’altro senso dipende come sempre dal testosterone all’interno dell’utero materno. Date testosterone ad un feto femmina nel pieno dello sviluppo e vi ritroverete con una femmina con un microfallo o viceversa.
Ed è quello che succede nelle iene. Le femmine della iena hanno clitoridi così grandi da assomigliare a veri e propri peni, definiti pseudopeni o falsi peni. Tant’è che per anni i ricercatori hanno pensato che le iene fossero ermafrodite (cioè presenza di ambedue gli organi genitali maschili e femminili). La conseguenza di questa mascolinizzazione non è solo nello sviluppo di un pene femminile, ma anche in tutti gli altri tratti maschili. Le femmine sono più grandi e muscolose dei maschi, hanno addirittura concentrazioni di testosterone più alte della media maschile tanto da avere pseudopeni (o clitoridi enormi) più lunghi del vero pene dei maschi. Sono più aggressive e più dominanti nel branco rispetto ai maschi. Per quanto riguarda la vagina essa si trova lungo lo pseudopene ed è per questa regione che copula e parto sono molto complicati e dolorosi in questa specie. Le ragioni di questa eccessiva mascolinizzazione (talmente alta da essere superiore ai veri maschi) sta nella struttura matriarcale dei clan e nell’esigenza di una elevata aggressività in questa specie. E’ presente anche una falsa sacca scrotale, che pare però sia androgeno indipendente. Per quanto la iena sia l’unico mammifero a non avere una vagina esposta si trova in compagnia per quanto riguarda gli pseudopeni: le femmine di lemure catta (Lemur catta) e di scimmie scoiattolo (Saimiri) possiedono uno pseudopene dato dalla mascolinizzazione.
Da menzionare anche l’uso dell’erezione che fanno sia i maschi che le femmine di iena. L’erezione nella iena è volontaria e serve come comunicazione sociale. Nello specifico una iena con lo pseudopene o il pene eretto è remissiva.