Il Sud Italia fa la guerra all’Afghanistan

tumblr_kp1hx6xjJQ1qz775po1_500Nei giorni scorsi mi è venuta in mente, quasi per gioco, una teoria. Gli eserciti nei paesi moderni ormai sono fatti di volontari. Ma cosa spinge un ragazzo/a a fare il militare? A parte coloro i quali si arruolano per passione, voglia di fare carriera, tantissimi invece si arruolano perché non trovano lavoro. E questo vale soprattutto per il Sud italia. Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna sono le regioni da cui arriva l’85% delle domande di arruolamento. L’85%, una cifra enorme. Al Nord Italia a nessuno viene in mente di arruolarsi. Perché? Perché la disoccupazione è al sud. Concetto simile negli USA. Il90% degli arruolati sono ragazzi disoccupati, delle zone depresse del sud, di minoranze etniche (neri, ispanici) e con poca o nessuna istruzione.

Ne deriva che se non ci fosse la disoccupazione pochissimi si arruolerebbero. D’altronde, a parte coloro ai quali la vita militare affascina e piace, un ragazzo si fa due conti sulla bilancia rischio-vantaggi: le missioni vengono pagate tantissimo e durano alcuni mesi, tornati in Italia si è dipendenti pubblici con una buona pensione assicurata; da una parte c’è il rischio di essere ferito o peggio ucciso, ma il rischio evidentemente viene considerato minimo (e lo è infatti dal punto di vista statistico), altrimenti nessuno accetterebbe.

Ora, gli Stati se vogliono mantenere un esercito professionale hanno tutto l’interesse a mantenere una parte della popolazione disoccupata, poco istruita e con poca speranza nel futuro. Altrimenti il sistema si ferma. Se il Sud dovesse diventare improvvisamente ricco e senza disoccupazione le missioni all’estero non esisterebbero.

Quindi noi con lo Stato non stiamo facendo altro che mantenere una parte della popolazione disoccupata e poco istruita in funzione di una casta militare funzionale. Nei paesi dove la disoccupazione è bassa (scandinavi?) credo che questo scompenso venga bilanciato con una retribuzione più alta e con il fatto che non partecipano a missioni all’estero. Un discorso simile si può fare per polizia e Carabinieri anche se qui il rischio è minore e sicuramente la passione per la professione gioca un ruolo importante. Ma anche per le polizie tantissimi si arruolano per un facile stipendio.

In conclusione: i governi hanno tutto l’interesse a migliorare le condizioni della popolazione quando poi si vedranno ridotte al minimo le forze dell’ordine e le truppe per le missioni all’estero?

11 commenti

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11 risposte a “Il Sud Italia fa la guerra all’Afghanistan

  1. Quando ero sotto naja, il vecchio servizio di leva obbligatoria, nel 1992/93, c’era un modo di dire con cui i napoletani e poi di conseguenza tutti definivano quelli che sembravano amare le armi, le divise e tutta quella concezione demenziale delle cose che teneva la logica fuori della porta carraia.
    Tiene a guerra n’capa. Riferito ai nostri commilitoni così come a graduati di ferma, sottoufficiali e ufficiali che sembravano distanti dallo stravaccamento generale e inclini a sognare di essere Rambo.
    Per cui, cosa spinge un ragazzo a intraprendere la carriera militare? Semplice. Tiene la guerra n’capa.

  2. Nova

    Vorresti quindi suggerire che con l’uso sempre maggiore di robot in guerra gli stati si sentiranno liberi di aiutare i meno fortunati? 😉

  3. Ah! Ecco la soluzione ai mali del mondo! I robot.

  4. Credo che quell’85% che tuttora ci tiriamo dietro, sia in buona parte frutto di una sorta di “discepolismo” dove spesso la professione del padre, viene sostanzialmente ripresa dai figli, magari anche solo perchè ritenuta sicura. Quindi la tua analisi mi pare lucida, ma sfortunatamente, da questa emerge anche il vecchiume delle mentalità.

  5. Kirbmarc

    Che i governi non abbiano il minimo interesse a fare gli interessi dei governati mi pare ovvio. 😉

  6. Per Sam

    Forse gli americani, anche quelli disoccupati si stanno cagando sotto per il numero di morti che stanno subendo. In effetti la bilancia rischi-benefici nell’esercito americano è ben diversa da quella italiana e bisogna essere proprio disperati per arruolarsi nell’esercito americano dove la probabilità di morire in battaglia è altissima.

    Per Gians

    Sì è vero che a volte esiste il “discepolismo” ma è comunque una piccola percentuale degli arruolati. E in genere riguarda i figli degli ufficiali, non dei soldati semplici.

  7. Emanuele

    Nell’articolo si parla di coprire vuoti nel “settore medico, dell’analisi di intelligence e dell’interpretariato” che mi sembra tutta roba che richiede specializzazione, non si parla quindi della “carne da macello” che evidentemente è ancora coperta dall’offerta interna.
    Però negli USA la mentalità militare è molto più radicata che da noi, basti vedere come è considerata la figura del militare, come viene rappresentata in decine di film e telefilm, come viene inculcata da sempre sin dalla più tenera età. A occhio la percentuale di quelli che si arruolano perché ci credono è ben più alta che in Italia.

  8. Leggendo i tuoi commenti di risposta, mi pare che uno riferito a me, erroneamente lo hai riferito al caro Sam. Ma non è questo il punto, il senso del post mi pare sia: più guerra=più ignoranza che alimenta la guerra. Un vortice da cui se ne esce difficilmente. Un saluto.

  9. Corretto. In effetti ora l’ho riletto in un’altra luce e sono d’accordo con te.

  10. vicino a quanto ha detto Ivo su L’Estinto http://www.lestinto.it/articoli/fuoco-amico/

    sulla probabilità di rimanere uccisi, nemmeno gli americani ne hanno una così alta (con due conti, come ho detto in un commento a quel post, la probabilità di morire è inferiore al 2% – certo se contiamo quella di rimanere feriti o mutilati/invalidi per il resto della vita le cose cambiano).

    conta tanto la cultura specifica: il premio del soldato è in parte l’onore che viene tributato a quel mestiere, e in certe culture l’onore ha un valore più alto (es. cassar, “il senso dell’onore” http://bit.ly/10LuEd) quindi posizioni che conferiscono onore sono ricercate.

    sulla disoccupazione, forse hai qualche ragione. d’altronde, anche io al nord ho passato molto tempo da disoccupato o da occupato solo con contratti a progetto, e non ho mai pensato di fare il soldato (ho laurea, master, phd e ho fatto anche il magazziniere, non è che piangevo se non trovavo un lavoro “alla mia altezza”). e ne conosco una quantità di persone che pur disoccupate non hanno mai pensato di arruolarsi, nell’esercito o nei carabinieri. e non per il rischio (molto basso, come dici. facevo il buttafuori, e ti posso assicurare che ogni volta che succedeva un casino e chiamavi i carabinieri, arrivavano un paio d’ore dopo da una caserma a 3 km da dove era il casino… li facevano a piedi?).

    per un quadro completo, comunque, servirebbe considerare anche quanto lavoro si recupera in certe aree “grazie” alla mafia. tutto lavoro che ovviamente non figura come occupazione nelle statistiche ufficiali, e che sballerebbe il tuo conto sulla disoccupazione che conduce all’arruolamento (“la disoccupazione/ ci ha dato un bel mestiere/…” – quella roba lì?).

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