Archivi del mese: settembre 2013

Senza la frutta non vedremmo l’arcobaleno

5997407-vegetables-and-fruit-all-of-red-coloring-including-pomegranate-red-pears-large-and-cherry-tomatoes-aSenza la mela che state per  mangiare non sareste in grado di vedere l’arcobaleno. Esatto, è proprio così. Qual è la connessione tra la frutta e l’arcobaleno? Cosa li associa? Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro nel tempo, a circa 160 milioni di anni fa.

Il 90% dei mammiferi non vede i colori ma ha una semplice visione in bianco e nero. Motivo? I nostri antenati erano notturni, grandi più o meno come gli odierni topi di campagna, insettivori e approfittatori. I primi mammiferi non avevano nessun motivo di mantenere la visione a colori come i rettili (da cui discendiamo) o gli uccelli (discesi da una branca dei dinosauri). Ma dopo l’estinzione dei dinosauri i mammiferi hanno potuto occupare nicchie diurne, ma ancora una volta la visione a colori non era necessaria. Prova ne è che la maggior parte dei mammiferi odierni vede ancora in bianco e nero. Ma intorno ai 45 milioni di anni fa il clima cambia e foreste tropicali si diffondono su buona parte del pianeta. Le piante non riescono più a spargere i semi col vento e si inventano qualcosa di geniale dal punto di vista evolutivo: attraggono gli animali con un involucro attraente e commestibile per poi usarli come spargitori di semi. La frutta in fin dei conti altro non è che un modo geniale per trasportare i semi e per riprodursi.

Il problema però è che un frutto non maturo contiene un seme non maturo. Quindi attrarre un animale troppo presto potrebbe essere uno spreco enorme di energie e di possibilità. Ecco che le piante allora approfittano della capacità di rettili e uccelli di distinguere i colori inventandosi un codice, un linguaggio universale che tutti gli animali con la visione a colori comprendono. Frutto17543690-portrait-of-curious-monkey-with-bright-eyes-looking-in-camera-crab-eating-macaque-or-the-long-tailed non maturo è verde, quello maturo è colorato. Un colore che possa distinguersi nel fitto della foresta, un colore quindi diverso dal verde come per esempio il rosso o il giallo. I mammiferi sono gli ultimi arrivati nel mondo dei frugivori, visto il loro passato da insettivori notturni. Ed ecco che gli antenati degli odierni primati riacquistano una carattersticia che i loro progenitori avevano perso: la vista a colori. I primati ora possono vivere nella foresta e distinguere i frutti dal background, possono capire quali sono maturi e quali no. I primati ora parlano lo stesso ‘linguaggio cromatico’ dei rettili, degli uccelli e delle piante. Nonostante siano passati milioni di anni e gli Homo sapiens abbiano diversificato la loro alimentazione con una dieta onnivora tuttoggi sono in grado di distinguere i colori. Ed è grazie ad una pianta che decine di milioni di anni fa per prima si è inventata un codice cromatico per il proprio vantaggio riproduttivo che oggi possiamo ammirare il meraviglioso spettro cromatico di un arcobaleno.

Forse la prossima volta che guarderete ad una mela matura ci penserete due volte prima di dire che siamo stati noi a selezionarla in quel modo. Forse sotto sotto dobbiamo la nostra natura più ad un frutto come la mela che ad altro. Chi ha selezionato chi?

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Evidenza empirica del cervello matematico nazionalista

Head NumbersTra espatriati abbiamo una cosa in comune: non sappiamo contare velocemente in inglese. Sappiamo pensare in inglese, sognare in inglese, ragionare in inglese, spesso siamo così entrati in questa lingua che facciamo errori di traduzione dall’inglese all’italiano e non viceversa (!) ma quando si tratta di contare torniamo alle origini della nostra lingua materna. In pratica è come se la parte del cervello dedicata ai numeri e alla matematica non riesca a diventare bilingue e abbia bisogno di utilizzare il linguaggio della lingua madre per funzionare (questo tra l’altro dice molte più cose di quanto si possa immaginare: per esempio che la matematica è legata al linguaggio. I sordomuti sono bravi matematici? Gli animali che contano come i pappagalli sanno anche parlare, giusto?).

Lo sperimento ogni giorno su me stesso ovviamente ma mi è capitato di condividere la mia teoria con più stranieri – non solo italiani- e posso confermare che il 100% delle persone ha lo stesso mio problema. Oggi ho avuto una conferma anche divertente stile sit-com: un messicano, un italiano, un greco e un cinese che si cimentano nella costruzione di un mobile stile IKEA. Si dovevano contare i buchi tra un ripiano e l’altro e ognuno contava nella sua lingua perché oltre il numero 5 contare in inglese risultava troppo stancante e/o lento e/o impreciso.

Questo è una dimostrazione empirica che il nostro cervello ha due aree distinte: una per la lingua e l’altra per i numeri. E che la prima è estremamente malleabile e perfettamente adattata alla poliglossia (leggere questo mio post al riguardo) mentre la seconda è pesantemente influenzata dall’imprinting iniziale della madre lingua. A questo punto mi chiedo com’è la parte del cervello dedicata al calcolo nei bilingui… Priviligeranno una lingua per contare rispetto all’altra?

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Passeggiare cani e dare conigli in pasto a Boa constrictor

boa-constrictor--xxxhroznys_kralovskyNo, non è un titolo a casaccio per attrarre attenzione ma quello che ho (quasi) fatto lo scorso weekend. Qui vicino a dove abito io c’è un centro per il recupero di animali randagi/abbandonati/malati. C’è un po’ di tutto: dal canile al gattile, dagli animali di fattoria come coniglie e galline ai rettili. E’ la seconda volta che ci vado per “passeggiare i cani” (stile “scendimi il cane che lo piscio!”), ovvero la traduzione letterale dall’inglese di “to walk a dog”. Cani abbandonati che vengono portati a spasso da chi ha tempo durante il weekend per fargli prendere un po’ d’aria e per accontentare per una mezz’oretta chi il cane non può averlo per questione di spazi e tempo.

Digressione dovuta ma ora veniamo al punto: c’è una parte del centro che accoglie conigli e roditori vari (cincillà, porcellini d’India, topi ecc.) abbandonati. In questa parte del centro ci lavorano tante volontarie ed è sempre pieno di famigliole con bambini a seguito. Ogni coniglio ha un cartello fuori dalla gabbia che racconta la sua storia. In genere vengono abbandonati nei giardini quando le case vengono vendute o lasciati per strada nella speranza che ritornino “selvaggi”. I commenti sono stile super-coccolosi-teneroni-batuffolosi. Sembra di leggere una bacheca media di Facebook.

Poi in un angolo quasi nascosto – come se il centro se ne vergognasse – c’è il centro recupero per rettili. Qui c’è un solo volontario maschio che deve prendersi cura in due anguste e buie stanzette di decine di serpenti, tartarughe, alligatori, iguane e lucertole di varie specie. Entro e trovo il ragazzo che ha appena finito di dare da mangiare al boa constrictor di tre metri. Cosa? Conigli ovviamente. In un secchio altri tre topi morti pronti per il tegu, una sorta di varano sudamericano di un metro. Qui non ci sono cartelli con commenti batuffolosi e coccolosi, né la storia dei poveri rettili abbandonati. Devi chiedere al ragazzo cosa è capitato ad ognuno dei rettili. C’è il boa che era sovrappeso perché i proprietari gli davano un coniglio a settimana, c’è l’alligatore trovato nella vasca da bagno di un appartamento di Londra, c’è l’iguana con problemi di osteoporosi ecc.

Ovviamente la cosa che più mi ha colpito è stata l’estrema ipocrisia della mente umana in questi casi: il centro compra conigli dal macellaio e topi da allevamenti specializzati quando affianco ha la possibilità di averli gratis e senza problemi. Questa estrema ipocrisia è alquanto normale in certa mentalità animalista che non concepisce la morte come un fatto naturale, preferisce nascondere il sangue alla vista e dividere specie predate in “pet animal” e “food animal”. I carnivori hanno diritto ad essere salvati come tutti gli altri? I carnivori hanno diritto a mangiare carne? E se sì quale, solo quella del macellaio? Non sarebbe più logico economicamente e moralmente utilizzare i roditori abbandonati del centro per nutrire i rettili invece di dover uccidere altri roditori (che vengono da chissà quali allevamenti e in quali condizioni) spendendo molto più denaro?

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