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Qualcosa di grosso sta per accadere in Medio Oriente

Quello che è successo nei giorni scorsi tra Siria e Iraq ha creato un effetto domino di proporzioni enormi in Medio Oriente. Come al solito i media occidentali si sono soffermati solo sugli effetti ma non sulle cause. Vediamole allora qui le cause e di seguito una breve analisi.

Cause (i giorni prima):

  1. l’esercito siriano ha conquistato Deir Ezzor e ora si appresta ad assediare Al Bukamal, l’ultimo grande centro urbano in mano all’ISIS in Siria.
  2. nel frattempo l’esercito iracheno e le PMU sciite hanno conquistato l’intero Anbar a sud dell’Eufrate arrivando a controllare Al Qaem, importante centro al confine tra Siria e Iraq. In poche parole ISIS è finito.
  3. La Turchia è entrata in Siria nella regione qaedista di Idlib e ha creato decine di chilometri di territorio cuscinetto. Tutto questo d’accordo con la Russia.
  4. il presidente del Kurdistan iracheno, Barzani, appoggiato da Israele e Arabia Saudita si è dimesso e tutti i territori che aveva cercato di annettere al Kurdistan con il referendum sono stati riconquistati dall’esercito iracheno.

Effetti (alcuni giorni dopo):

  1. In Arabia Saudita sono in atto le purghe più grandi che si siano mai viste nealla sua storia. Re Salman ha arrestato 10 principi della casa reale accusati di corruzione piu 38 altri politici, incluso il principe bin Talal, uno degli uomini più ricchi al mondo che possiede quote importanti di Citibank e Twitter. Quando in Medio Oriente si arresta per corruzione significa che si è stati purgati dal potente di turno (i politici sono tutti corrotti per definizione). Le ragioni di questo sono molteplici ma guardando ai nomi della lista ci si rende conto che si tratta di persone legate o agli Stati Uniti o alla guerra in Siria. La tempistica infatti ci suggerisce che Salman abbia deciso che la guerra in Siria fosse persa (vedi cause qui sopra) definitivamente e che si dovesse fare piazza pulita di tutti quei personaggi scelti da suo fratello Abdullah.
  2. il primo ministro del Libano Hariri si dimette adducendo che lo fa a causa delle pressioni iraniane e di un fantomatico piano per assassinarlo. Ma la cosa più buffa è che annuncia le sue dimissioni esattamente il giorno dopo aver incontrato Re Salman a Riad. E ancora più incredibile annuncia di ricevere pressioni iraniane mentre è a Riad. Infatti a Beirut Hariri non è ancora tornato e forse non ci tornerà mai, visto che ha doppia nazionalità, libanese e saudita. Parlando di pressioni di un paese straniero vogliamo parlare di quelle che ha ricevuto dall’Arabia Saudita allora?
  3. mentre i soldati siriani massacravano gli ultimi militanti dell’ISIS a Deir Ezzor Israele si muoveva dalle alture del Golan (ricordiamolo, ancora occupate illegalmente dal 67). Al Nusra in Siria infatti ha attaccato alcuni villaggi drusi nel sud della Siria e Israele ha annunciato che forse dovrà intervenire per aiutare i civili invadendo “pacificamente” la Siria. Dopo aver aiutato per anni militarmente e logisticamente Al Nusra Israele decide che ora è venuto il momento di combattere i terroristi.

Analisi:

La situazione in questo momento è molto fluida ma quello che è certo è che i wahabiti/americani/israeliani stanno spostando le pedine del loro scacchiere mediorientale dopo la sonante sconfitta in Siria. Dobbiamo infatti capire che US, Arabia Saudita e Israele hanno investito centinaia di milioni di dollari per eliminare Assad e non solo non ce l’hanno fatta, ma hanno perfino rafforzato il loro nemico nel farlo. Israele sta fremendo per attaccare Hezbollah in Libano e Assad nel sud della Siria e quale migliore scusa se non quella di un Hariri dimesso messa sul piatto d’argento dall’amica Arabia Saudita? Ma le cose potrebbero rivelarsi veramente difficili per Israele questa volta. Hezbollah non è più un gruppo paramilitare: parliamo di soldati addestrati da generali siriani e russi a combattere guerra urbana e su terreno aperto. Parliamo di una organizzazione che ora possiede armi anti-carro e anti-aeree sofisticate. E non dimentichiamoci delle unita iraniane, afgane e palestinesi ancora presenti in Siria. Se Israele dovesse attaccare si riverserebbero sulle alture del Golan con il beneplacito dell’aviazione siriana e la protezione russa del suolo siriano.

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