Dedicato a lui che mi ha spinto a leggerlo.
In questo periodo ho parlato molto di viaggi interstellari, navi coloniche, motori a propulsione nucleare ecc. e non per un caso. Stavo leggendo un romanzo di Poul Anderson, Tau Zero. Una delle pietre miliari della fantascienza, e uno degli esempi migliori di hard-SF, cioè una fantascienza caratterizzata dall’enfasi sull’accuratezza scientifica. Come mi capita coi romanzi che mi intrigano, ma soprattutto con quelli con cui entro in sintonia, Tau Zero l’ho divorato in poche ore. In questi casi, poiché si tratta di una lettura torrentizia e violenta, ho bisogno di tempo per metabolizzare il loro contenuto. Ecco, dopo alcuni giorni di riflessione posso incominciare a parlarne. Tau Zero mi ha catturato fin dall’inizio anche per l’incipit inusuale: si svolge a Stoccolma (la mia Stoccolma) diversi decenni nel futuro dentro il Millesgården, uno dei parchi più suggestivi della città. E tutto il romanzo è impregnato di Sverige, dato che si ipotizza un futuro dove il governo mondiale è sotto il dominio politico svedese. Guerre mondiali e devastanti hanno costretto l’umanità a deporre le armi ed essere amministrati dal governo svedese che prende le veci dell’ONU. Chiusa questa parentesi sulla svedicità della storia veniamo alla trama. Venticinque donne e venticinque uomini di differenti nazionalità partono per un viaggio interstellare che li porterà, nelle previsioni, a raggiungere un pianeta abitabile in pochi anni. Questo grazie ad un motore Bussard che li porterà a raggiungere velocità prossime a quelle della luce. Il titolo Tau Zero deriva dal fatto che la nave viaggia con un fattore tau prossimo allo zero. O per dirla come Anderson “più la velocità della nave si avvicina a quella della luce più il tau si avvicina allo zero.” Concetti complicati derivati dalla Teoria della relatività ma che possono essere riassunti col fatto che mentre coloro che stanno dentro la nave percepiscono il loro tempo in termini di ore e anni, sulla Terra passano millenni, e poi milioni di anni e poi… non voglio rovinarvi la sorpresa. Diciamo
che un incidente non permette alla nave di decelerare e l’intero romanzo è costruito sulla determinazione dei suoi personaggi a trovare una soluzione.
Tau Zero è un pugno nello stomaco, è una iniezione cerebrale di consapevolezza in un Universo cieco ed inospitale. Pur avendo una tematica di fondo simile al nichilismo lovecraftiano (o meglio la visione di un universo indifferente e tremendamente immenso) non rimane cosmocentrico, ma squisitamente antropocentrico. I personaggi si trovano continuamente sull’orlo della pazzia ma ogni tanto la speranza li riporta in superficie. L’immedesimazione con loro è inevitabile. Tau Zero altro non è che una metafora della nostra vita, di questo nostro viaggio come individui e come specie in questo Universo meraviglioso e terribile allo stesso tempo.
Per me, che considero la lettura come una terapia dalla malattia del vivere, leggerlo significa riconciliarsi con la realtà della vita. Tau Zero è profondamente religioso, pur riuscendo in meno di 200 pagine a spazzare via tutte le religioni di questa umanità. Tau Zero parla dell’Uomo come specie, ne individua le debolezze e le potenzialità. Mette a nudo l’Homo sapiens per quello che è: un animale meraviglioso in cerca di uno scopo nella vita. Tau Zero ci insegna a vivere: ci dice che abbiamo bisogno di scopi, obiettivi a breve e a lungo termine per evitare di impazzire. Lovecraft ci ha mostrato un uomo che è consapevole dell’orrore dell’Universo e che impazzisce a causa di questa conoscenza, Anderson ci dà la speranza per continuare a vivere.