Quello che non vi hanno mai insegnato al corso d’inglese: (ancora altri) 10 errori più comuni degli italiani

L’inglese è una lingua per metodici, per librai, per catalogatori. Ogni azione ha un verbo preciso che non può essere usato in altri contesti, ogni oggetto ha un nome preciso nonostante esistano termini generici (generic or umbrella terms) per descriverli lo stesso. (Gli inglesi si arrabbiano come ricci se chiami ciabatta o baguette semplicemente pane. Ti dicono: “E’ una ciabatta.”). L’abbiamo visto con gli errori tipici degli italiani delle precedenti puntate, che spesso altro non sono che “mancanze” della lingua italiana rispetto all’inglese, e lo vediamo anche oggi con i seguenti casi.

1) Brush-wash: gli anglosassoni non si lavano i denti, se li spazzolano. Il motivo è che non ti stai lavando solo i denti ma li stai più precisamente spazzolando usando lo spazzolino. E’ una precisazione importante. Dire “I’m going to wash my teeth” risulterà nell’ilarità generale, tipo che stai lavando il bucato o ti stai andando a lavare l’auto o qualcosa del genere.

2) Wedding-marriage: la confusione tra wedding (la cerimonia del matrimonio) e marriage (il matrimonio) deriva dal fatto che in italiano usiamo la stessa parola per indicare due cose diverse. Il giorno del matrimonio è il wedding day, non il marriage day. La cosa può diventare ancora più confusa quando si usano i verbi to wed e to marry. I wed her e I married her hanno significati simili ma non esattamente identici. To wed si usa quando si sposa qualcuno ma solo al momento della cerimonia, invece to marry ha lo stesso significato che ha sposare in italiano anche se ci si riferisce al giorno del matrimonio. Ma non finisce qui perché perfino il verbo to marry ha delle sottili differenze… temporali. Se dico I marry o I get married significa che ci si sta riferendo ad una data nel tempo precisa, ovvero quella del matrimonio. Mentre se si usa to be married significa che ci si sta riferendo allo stato maritale (sono sposato e non single) oppure al fatto che si è sposati con qualcuno in particolare (to someone meglio che with someone).

3) Close-lock: quante volte ho detto “I closed the door” e mi sono sentito rispondere “OK, but did you lock it?”. All’inizio non comprendevo perché insistessero così tanto su questa precisazione. Se l’ho chiusa l’ho chiusa no? Invece poi mi sono reso conto che il problema come sempre era nell’utilizzo dello stesso verbo in italiano per indicare due azioni diverse. In italiano chiudiamo le porte ma usiamo lo stesso verbo per indicare anche la chiusura del lucchetto. Per gli anglosassoni sono due azioni diverse, giustamente. Una è quella di portare la porta fino alla sua posizione di chiusura (to close), l’altra di serrare con la chiave (to lock). Questo vale per tutti gli oggetti che hanno meccanismi di chiusura come le auto: I locked the car, non I closed the car.

4) Remember-remind: “Remember me to…” e lì grasse risate. “Yes, yes I will remember you forever!”. Io intendevo dire: “Ricordami che devo fare X.” Invece avrei dovuto utilizzare “Remind me of…” perché come tutti gli esempi che abbiamo visto finora in italiano usiamo il verbo ricordare sia per ricordarci di una cosa nella nostra mente sia per chiedere a qualcuno di ricordarci di qualcosa. L’eccezione riguarda la memoria di noi dopo morti (come nella risposta simpatica della mia amica all’inizio di questo paragrafo): “remember me when I die”. Oppure quando vogliamo ricordare a noi stessi di ricordarci qualcosa: “I have to remind myself about X.” ma in questo caso è come se il proprio Io si sdoppiasse e si avessero due persone nella propria testa. Questo è particolarmente difficile per gli italiani anche perché remember and remind sono simili anche foneticamente. Come possiamo “ricordarci” di questo errore? Semplice, dite questa frase che mi sono inventato quando ho scoperto della differenza: “Remember this sentence: I have to remind myself that remember and remind are different. (in realtà ho un metodo ancora piu geek: remind è un verbo fenotipicamente esteso, ma questa la capiscono in pochi).

5) Funny-fun: ancora non mi capacito come i miei insegnanti d’inglese non si siano mai premurati di insegnarmi la differenza tra fun e funny. Fun e funny non sono intercambiabili e hanno significati molto differenti. Una persona, tipo un comico, è funny ma non fun. La situazione però è fun, nel senso che ti stai divertendo ascoltando un comico funny (divertente). Per ricordamelo io la penso cosi: fun indica una situazione in cui io mi sto divertendo, funny quando c’è qualcuno che mi sta facendo divertire. L’eccezione è quando si usa l’espressione “X is a fun person” che significa “X è una persona con cui ci si diverte”.

6) Paint-decorate: gli anglosassoni per indicare il pitturare le pareti usano to decorate mentre per dipingere to paint. In italiano usiamo per errore to paint per indicare pitturare le pareti perchè si assomigliano ma in realtà è un false friend. A meno che non siate degli artisti “you decorate your house, not paint”. Ma qui viene il difficile: la tinta si chiama paint.

Errata corrige: sembrerebbe che su questo punto mi sia parzialmente sbagliato e me ne scuso. Pare che si possa usare anche to paint per tinteggiare le pareti, così dando uno sguardo a dizionari e forum online ma nella mia esperienza quotidiana la gente usa esclusivamente to decorate per tinteggiare le pareti della casa e anzi in un paio di occasioni sono stato corretto appunto perché usavo to paint. Forse è solo un regionalismo del Sud-Est. Per esempio in american english to decorate ha un significato più simile all’italiano decorare

7) Ah-Ha: nell’era dei messaggi istantanei come SMS o Whatsup questo non si può sbagliare. Ah in italiano indica risata ma anche una espressione di sorpresa. In inglese ah invece indica sorpresa ma non ilarità e anzi spesso indica espressione di piacere… anche sessuale. Al contrario se si vuole esprimere ilarità si deve usare Ha. Bonus: gli spagnoli scrivono ja-ja ed è facilissimo individuarli su internet.

8) Patronize-patrocinare: quando qualcuno dice che una persona “is patronizing” non significa che sta patrocinando un evento, tipo un mecenate, significa che sta trattando con condiscendenza qualcuno. E’ un termine molto negativo che gli inglesi usano moltissimo. Al contrario degli italiani gli inglesi odiano essere trattati con condiscendenza. In realtà si può usare to patronize per indicare il patrocinio di un evento ma è molto raro e nessuno vi capirebbe. Oggi si usa “to sponsor” o “to promote”.

9) Wheel-tyre: quando foriamo in macchina diciamo in italiano che abbiamo bucato una ruota. In realtà si tratta di pneumatico, non ruota. Gli inglesi ce lo ricordano con la seguente lezioncina: “I got a puncture in my tyre.” Non wheel, a meno che non abbiate la ruota fatta di pneumatico. Stessa cosa quando volete cambiare pneumatico dovete dire “I would like to change my tyre”.

10) Alarm off-on: questo è veramente difficile perche va contro qualsiasi logica ma deve essere imparato altrimenti si rischiano non solo figuracce ma perfino la vita. Allora quando un allarme suona, in italiano logicamente diciamo che si è acceso, in inglese invece dicono che si è spento. E viceversa. In casi di emergenza ricordatevi quindi che “the alarm goes/went off” e non il contrario. E quando qualcuno vi chiede di spegnerlo vi chiederanno “turn the alarm on”.

 

 

17 commenti

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17 risposte a “Quello che non vi hanno mai insegnato al corso d’inglese: (ancora altri) 10 errori più comuni degli italiani

  1. LorenzoC

    Mi fai ridere. Se pensi che questi siano “gli errori più comuni”. Sai a quanti italiani capita di discutere di imbiancatura di appartamenti in inglese…Viceversa, se arrivi a parlare di lavarti i denti con qualcuno, probabilmente conosci abbastanza inglese per le cose che contano.

  2. @ Lorenzo C

    ma veramente e’ uno dei primi errori che gli italiani all’estero fanno, quindi e’ molto importante. Quando si affitta una casa o un appartamento la prima cosa che si chiede e’ appunto se si possano tingere le pareti. Ed e’ scritto pure nel contratto. Quindi e’ importantissimo saperlo anche per questioni legali. Non e’ che puoi andare dal giudice e dire: “mi spiace ma io pensavo che nel contratto intendessero “vietate decorazioni”, ma io ho solo pitturato le pareti, mica ho aggiunto le decorazioni.”

  3. A proposito di paint ho aggiunto una nota al post.

  4. Kirbmarc

    “Decorate” con il significato di “dipingere le pareti” è decisamente un regionalismo tipico del dialetto britannico dell’inglese. Sia negli USA che in Australia non ho mai trovato nessun contratto che dicesse che la “decoration is not allowed” o che una propietà è “in need of decoration”.

    Anche in UK questo significato sembra più diffuso in alcune zone che in altre. Per esempio in Scozia si usano sia “paint” che “decorate”, anche se nei contratti è più frequente trovare “decorate”.

    Invece negli USA spesso si dice “REdecoration” con il significato di “tinteggiatura” (o anche di “l’atto di mettere la carta da parati – wallpaper”).

  5. Zago

    Riguardo al punto 3, in realtà la differenza esiste anche in italiano: il verbo “to close” corrisponde all’italiano “chiudere”, mentre il verbo “to lock” avrebbe un equivalente italiano, che è “chiavare” (letteralmente vuol dire “chiudere a chiave”, anche se nessuno lo usa in questo senso).

    Il guaio è che sui dizionari è riportato il significato “ufficiale” di tale verbo, e questo può creare dei problemi agli stranieri, che cercano di tradurre ogni parola della loro lingua: era successo, ad esempio, ad una ragazza che era uscita dal suo appartamento, poi mentre era sul pianerottolo si era ricordata di non aver chiuso a chiave, quindi era tornata indietro, e quando altri l’avevano vista si era giustificata dicendo “devo chiavare, torno subito”… ti lascio immaginare le facce degli altri! (in inglese, la sua frase sarebbe stata perfetta, e la traduzione in italiano era tecnicamente corretta)

  6. Ripensando a questo post che avevo letto qualche giorno fa mi è venuto in mente che in effetti l’inglese è una lingua più articolata dell’italiano, almeno per quanto riguarda il vocabolario, e che ha anche altre apprezzabili caratteristiche che la rendono una buona lingua franca (anche se questo è dovuto per lo più a ragioni storiche) e la lingua ufficiale della scienza. Mi sono allora chiesto se è possibile, invece che subire i mutamenti della propria lingua, indirizzarli in modo che diventi uno strumento migliore. Se a un estremo abbiamo la maggior parte dei linguaggi naturali, che evolvono senza controllo e all’altro abbiamo una lingua artificiale completamente definita a tavolino, il mio dubbio è se si possa e se sia vantaggioso, ottenere un ibrido ottimizzato forzando l’evoluzione in modo che per esempio una lingua prenda solo le migliori caratteristiche dalle altre senza prenderne i difetti. Il tentativo di influenzare la lingua è una cosa che in effetti ha occupato e tuttora occupa i pensieri di molte persone, di solito però con scopi politici, che vanno dai sogni autarchici all’ipocrisia del politicamente corretto (se in un paese non ci sono le strade e l’igiene pubblica è inesistente, perché lo vuoi chiamare emergente, o in via di sviluppo, quando invece è palesemente sottosviluppato?), quello che mi chiedo è se la cosa debba/possa essere fatta con intenzioni tecniche.

  7. @ Zago

    in genere non pubblico commenti di troll ma questo e’ eccezionale.

    @procellaria

    Esperanto anyone?? 😉

  8. hai mai sentito parlare di toki pona? E’ una lingua minimale basata su 120 parole
    https://en.wikipedia.org/wiki/Toki_Pona

  9. Interessante anche se preferisco l’esperanto. 😉

  10. MarkD

    Salve -bell’articolo! Riguardo al punto 5) aggiungerei che ‘funny’ ha spesso anche il significato di ‘strano’ o ‘bizarro’ oltre che ‘buffo’ o ‘divertente’, quindi il contesto è tutto!

  11. @fabristol:
    Guarda che Zago ha ragione, il Treccani riporta come significato 1 di chiavare “serrare a chiave” (specificando però “ant.”).

    Comunque è interessante come chi impara l’inglese come seconda lingua (L2 per gli esperti) pur sapendo la differenza tra “chiudere solo con la maniglia” e “chiudere a chiave” sostituisce mentalmente “chiudere” con “close” perché è la parola più diffusa anche in altri contesti (“the store is closed” ecc.).
    Ah, e poi c’è la confusione tra “close” (vicino) e “closed” (chiuso).

  12. Oops chiedo venia allora. 🙂

  13. Enrico

    Bel post!

  14. mi permetto di avanzare un suggerimento per una prossima puntata della rubrica: the accent. Non mi sembra che finora tu l’abbia trattato (nel caso mi scuso). Spesso è fondamentale per distinguere due parole che altrimenti potrebbero essere confuse (p.e. thirtieth /ˈθɜː.ti.əθ/ e thirteenth /θɜːˈtiːnθ/). Credo che per un italiano la cosa non sia banale.

  15. buona idea! grazie 😉

  16. buona idea! grazie 😉

  17. bob saffron

    4) “remind me to…” it should read. “Remind me of” is to bring to mind.
    5) Funny can also mean suspicious, strange.
    10) To “go off” means to be triggered, like scatenare. For example, the bomb went off at 9am. Turn off the alarm, is obviously to de-activate it. Turn on the alarm merely means to activate it, not that it will go off. If the alarm is “off”, like in italian, it is de-activated.

    Good points.

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