1) un califfato sunnita jihadista tra Siria e Iraq del nord che ha mire espansionistiche in tutto il Medio Oriente.
2) un Kurdistan de facto indipendente e unico baluardo contro l’espansione di ISIS verso oriente. A breve verrà indetto un referendum sull’indipendenza. Chissà se la comunità internazionale dirà le stesse cose che ha detto per la Crimea anche questa volta.
3) un Kurdistan che grazie alla preparazione e al coraggio dei Peshmerga e all’addestramento militare americano trentennale è l’unica zona del medio oriente insieme a Israele e Giordania dove un cristiano possa rifugiarsi. E non solo: i curdi proteggono sciiti, turkmeni, zoroastriani.
4) gli USA che non muovono neanche un dito nonostante siano i diretti responsabili di quello che sta accadendo per due motivi: il primo è che andrebbero contro i piani di Arabia Saudita e Qatar e secondo perché si sono resi conto che il Jihadistan dell’ISIS va bene un po’ a tutti. Va bene ai curdi, va bene agli stati del Golfo, va bene agli iraniani che si prenderanno la, ormai, enclave sciita che un tempo si chiamava Iraq del sud e va bene agli europei perché ora i jihadisti europei hanno un posto dove andare e forse morire e non tornare mai più in Europa. Nessuno stato europeo infatti si sta preoccupando di controllare all’uscita gli jihadisti, al contrario hanno rilassato i controlli proprio per farne andare via il più possibile.
5) chi ci rimette da questa nuova situazione è la Turchia (Kurdistan indipendente rischia di creare un effetto a catena dei territori curdi in Turchia; il confine con l’ISIS è permeabile ai terroristi rischia di destabilizzare la Turchia meridionale), la Giordania (la finora isola di pace chiamata Giordania rischia di entrare nel baratro dell’ISIS: ci sono già manifestazioni di beduini di sostegno all’ISIS al confine con l’Arabia Saudita e la Giordania contiene una delle più grandi popolazioni di ceceni in esilio al mondo, ceceni che sono tra le fila dell’ISIS; tant’è che nei giorni scorsi il re di Giordania è volato in Cecenia per un accordo bilaterale per scambiarsi informazioni di intelligence) e Israele. E ora veniamo a Israele.
6) nonostante i media e i politici vi facciano credere che la guerra Israele-Hamas sia una replica di quello che abbiamo visto negli ultimi venti anni (e lì tutti i pappagalli a ripetere sempre le solite storie pro e contro Israele che sentivo già alle scuole medie bla bla bla) in realtà si tratta di qualcosa di ben più complesso. Israele ha capito benissimo più di chiunque altro cosa sta succedendo e sta facendo una difesa preventiva. La questione siriana è ad un empasse tra Russia e USA stile guerra fredda. Ovvero non si risolve. L’ISIS controlla buona parte di Iraq e Siria e ora si vuole spostare in Giordania. La Giordania è l’unico confine sicuro che Israele ha da almeno 30 anni. La guerra civile in Giordania è INEVITABILE e l’ISIS si troverebbe al confine con Israele nel giro di qualche mese o anno. Ora Israele si troverebbe in una morsa a tanaglia tra Hamas, Isis e Hezbollah che premono su tutti i fronti, compreso un Egitto continuamente in ebollizione nonostante i capi dei Fratelli Musulmani siano stati decapitati. Colpire Hamas ora è il momento perfetto perché eliminerebbe il doppio attacco a tenaglia Hamas-ISIS che arriverà per forza (almeno fin quando la situazione in Ucraina non si risolve: sembra incredibile che due guerra così lontante siano così interconnesse). Inoltre Hezbollah non è più presente al confine israelo-libanese perché sta combattendo sul fronte al fianco di Assad in Siria e Al Maliki-Iran in Iraq.
Tutte le classiche motivazioni che sentite su Israele e il suo diritto all’autodifesa, oppure sui razzi khassam palestinesi, tutte quelle noiosissime e cretine discussioni al bar e sul web sul conflitto israelo-palestinese sono solo una “guerra di distrazione di massa”. La gente non riesce a vedere la big picture, la situazione globale, quello che solo i governanti riescono a vedere. A questo aggiungetevi l’ignoranza congenita di un giornalismo da copia-incolla da terzo mondo in Italia (ancora leggo titoli che parlano di ISIS come Al Qaeda quando Al Zawahiri ha dichiarato guerra ideologica all’ISIS) e un filtro che ci permette di seguire un conflitto solo per una settimana, dopo la quale ci dimentichiamo di tutto e abbiamo bisogno di un altro conflitto che ci faccia indignare.