Credo di aver conosciuto decine di musulmani nella mia vita: colleghi, amici di amici, conoscenti ecc. Dal Maghreb al Pakistan, dalla Palestina al Regno Unito (di seconda generazione). Qualche settimana fa però ne ho conosciuto uno, Ali, che mi ha fatto pensare a tutti quelli che ho conosciuto prima – Aziz, Imran, Mamud, Bilal, Mohammed ecc.- perché mi sono reso conto che avevano tutti quanti qualcosa in comune: tutti hanno cercato senza alcun input o iniziale apertura da parte mia di o convertirmi o di giustificare la loro fede.
Mi spiego meglio.
Per giustificare la propria fede intendo anche il far notare agli altri che sono musulmani. Poi sottolineare il fatto che loro sono parte di una comunità e che tu fai parte di quell’altra e che quindi esiste un divario insormontabile. Si scherza, si gioca ma alla fine nei loro discorsi c’era e c’è tuttora un muro noi=voi. A volte ho chiesto cosa intendessero con “voi”, perché è un plurale molto vago. Le risposte sono state a volte precise, altre volte vaghe: cristiani, occidentali, tutti gli altri eccetto i musulmani. Inutile far notare che cristianesimo e occidente spesso non coincidono.
Non mi è mai capitato niente del genere con i cristiani, gli induisti, i buddisti, i sikh o i non credenti che ho conosciuto. Nessuno mi ha mai fatto notare il divario noi=voi, nessuno mi ha mai fatto notare che nel privato professavano tale religione. A parte i sikh (col turbante) e le donne indù con il bindi (il segno rosso in fronte) sarebbe stato difficile capire l’affiliazione religiosa di qualcuno. Ma con i musulmani che ho conosciuto nessun problema: te lo sbattono in faccia appena possono e in qualsiasi momento.
Il comportamento poi è tra i più maleducati possibile perché non ti fanno solo notare che loro sono musulmani ma che purtroppo tu non lo sei. Povero, mi spiace, non ci sei ancora arrivato ecc. Questi sono i neanche tanto velati commenti che si possono leggere tra le loro parole. Perché è chiaro che non solo la loro fede è orgogliosamente pubblica ma è anche l’unica, l’ultima e migliore in assoluto.
Quando però si rendono conto di stare di fronte ad uno che sa e capisce di Islam gli si illuminano gli occhi. Quando conversi e parli con loro di questioni politiche mediorientali che un inglese medio non conosce, di tradizioni islamiche ignote all’inglese medio, o delle varie correnti interne (sunniti, sciiti, sufi, wahabiti ecc.) pensano di trovarsi di fronte ad un simpatizzante della loro causa (causa? che causa?) e incomincia l’approccio da conversione.
“Un giorno ne parliamo bene.” “Ti presto questo libro.” “Ti interesserebbe questo gruppo.” ecc. ecc.
Ogni volta rifiuto gentilmente facendo notare che la mia è curiosità generale, quasi enciclopedica, non ricerca spirituale. Ma loro non demordono. Hanno capito che non faccio parte del “voi” generale ma non accettano il fatto di aver perso una preda facile.
Una preda facile persa con un miliardo di anime già dalla propria parte. Ingordigia? Desiderio totalitario? O semplicemente voglia di condivisione?
Ah, dimenticavo: solo un amico algerino che ho conosciuto in Svezia non mi ha mai fatto sentire inferiore né ha tentato di convertirmi. Rafiq infatti era un non credente. Metallaro per giunta.