Archivi del mese: novembre 2020

I demoni

Da qualche settimana sto leggendo “The Darkening Age” (in italiano Nel segno della croce) di Catherine Nixey. Il saggio parla di come i primi cristiani una volta preso il potere nell’Impero romano distrussero sistematicamente l’arte scultorea, il teatro, la filosofia, insomma tutte le arti e le scienze pagane dell’epoca. Una parte della storia che gli storici (e i libri di scuola) fanno finta che non sia mai accaduta. Tanta carne al fuoco e non mi basterebbe un post per riportare tutto quello che vi e’ scritto e documentato. Un terzo del saggio e’ fatto di note, referenze e bibliografia. E la cosa più incredibile e’ che la maggior parte della documentazione di questa distruzione sistematica non e’ di parte pagana (quella fu distrutta per prima), ma cristiana. Sono gli stessi autori cristiani che si vantano di aver distrutto quel tempio, di aver messo a fuoco quella biblioteca, di aver squartato un sacerdote o la filosofa Ipazia. Quindi non ci sarebbe neanche spazio per accuse di parte perché basterebbe la biblioteca vaticana a darci le prove di quello che e’ successo. Alcune cose mi sono rimaste impresse e le elencherò qui di seguito.

I demoni dentro le statue: vi sarete sicuramente accorti passeggiando nei musei di arte antica di come le sculture abbiano sempre il naso rotto, mancante o ricostruito. Ho sempre pensato che fosse per il fatto che si trattasse della parte più delicata. E invece, ci raccontano gli storiografi cristiani, si trattava di premeditato vandalismo. Quando dopo Costantino la chiesa prese le redini del potere e i sacrifici agli dei furono vietati orde di monaci e/o di jihadisti cristiani guidati dai vescovi incominciarono a distruggere i templi greci e romani e a saccheggiarli. Le statue degli dei furono ovviamente i loro obiettivi prediletti. Ma qui viene il bello di cui io ero all’oscuro: i primi cristiani non distruggevano le statue pagane perché erano blasfeme, andavano contro la dottrina del monoteismo ecc., insomma per lo stesso motivo per cui l’ISIS oggi distrugge i templi in Medio Oriente. No, il motivo era molto più banale: pensavano che le statue contenessero dei demoni. Credevano che gli dèi fossero dei demoni e che questi involucri di pietra fossero un modo tramite il quale potessero passare dall’Olimpo alla Terra.

“Le statue, il luogo dove dimoravano i demoni, soffrirono alcuni degli attacchi peggiori. Non era abbastanza abbattere una statua poiché il demone che vi risiedeva al suo interno doveva anche essere umiliato, disonorato, torturato, smembrato e reso impotente. Un trattato ebraico noto come Avodah Zarah forniva istruzioni dettagliate su come profanare in modo idoneo una statua. La si poteva maltrattare <<tagliando la punta delle sue orecchie, del naso o delle dita, oppure picchiandola>>.”

Dall’agiografia di Porfirio, vescovo di Gaza: “il demone che abitava presso la statua veniva fuori dal marmo con grande confusione, facendo cadere la statua e spaccandola in molti pezzi.”

Qui non parliamo di iconoclastia perché si peccava di politeismo, blasfemia ecc. Qui parliamo di cristiani che credevano negli dèi pagani, di cui avevano terrore e che volevano distruggere e umiliare. Erano veri e propri politeisti ma non accettavano la competizione pagana. E usavano rituali magici come il taglio del naso e delle orecchie o la decapitazione delle statue come strumenti per umiliarli e mandarli via dalle sculture. A causa di questa isteria collettiva si pensa che abbiamo perso il 90% delle opere scultoree antiche. Molte sono sopravvissute (senza nasi) solo grazie al fatto che venivano riciclate come materiale da costruzione per palazzi e chiese. Oppure perché una volta decapitate venivano buttate in discariche.

I santi distruttori: alcuni dei santi più famosi oggi come San Martino e San Benedetto da Norcia (fondatore del monacheismo) furono essi stessi vandali e andavano di villaggio in villaggio per le campagne a mettere a ferro e fuoco templi, altari, sculture e boschi sacri. San Marcello distrusse il tempio di Zeus ad Apamea. San’t Agostino nel 401 d.C. diede ordine di distruggere i templi di Cartagine in cui morirono anche 60 persone. Immaginatevi se dopo cento anni il califfo dell’ISIS Al Baghdadi venisse fatto santo per aver distrutto i templi di Palmira in Siria e Ninive in Iraq. La Palmira distrutta dall’ISIS qualche anno fa fu distrutta dai cristiani 1700 anni prima. Il tempio di Atena con la sua statua ciclopica fu quasi interamente raso al suolo. L’ISIS semplicemente ha finito l’opera di distruzione che il cristianesimo aveva incominciato.

I numeri: alla fine del IV secolo solo il 10% dell’Impero era cristiano. Un secolo dopo il 99%. In cento anni i cristiani riuscirono a prendere il potere, a distruggere l’intera produzione di arte e filosofia pagana. Si calcola che solo il 10% dei testi greci sia arrivato a noi e meno del 10% di quelli latini. E quelli che sono sopravvissuti sono stati redatti e censurati da chi, oggi, consideriamo come i salvatori della cultura classica, ovvero i monaci medievali amanuensi. Ma parlare della Chiesa come “salvatrice” della cultura classica suona oggi come una barzelletta. Non solo fu la Chiesa stessa a distruggere le opere classiche, a vietarne la riproduzione per secoli ma quelle poche che hanno “salvato” furono censurate e redatte. Sono sopravvissute solo quelle opere che i censori consideravano vicine al cristianesimo.

Ecco, la prossima volta che passeggerete in un museo guardate a quei nasi mancanti o ricostruiti e ricordatevi di come dei selvaggi monaci di 1700 anni prima distrussero quella statua pensando che dentro ci fosse un demone da umiliare.

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A me mi

La mia famiglia è un piccolo esperimento scientifico. Infatti i miei bambini vivono in una bolla linguistica tutta loro. Nati e cresciuti qui in UK hanno imparato l’italiano quasi esclusivamente solo da me e mia moglie, quindi posso studiare come l’apprendimento del linguaggio si sviluppa in un bambino in quasi completo isolamento. A parte qualche piccolo errore che proviene dall’inglese (tipo “Cosa è quello per?” invece di “A cosa serve?”) il loro italiano è ottimo e non contiene regionalismi. Italiano standard. Eppure fanno errori ogni tanto, errori che pero’ non provengono dalla famiglia. Per esempio, non hanno mai sentito alcuno dire “a me mi”, eppure lo dicono e nonostante io li corregga persistono nel dirlo. Cosa significa? Significa che “a me mi” non deriva dall’apprendimento della lingua in famiglia ma viene fuori naturalmente. E ho avuto conferma di questo da questo ottimo articolo che spiega per bene che in italiano la ripetizione o ripresa con il pronome è la norma. Per esempio si dice “Maria non l’ho vista”, dove lo è ripetizione del complemento oggetto Maria. Questa ripetizione è una regola obbligatoria dell’italiano. I miei bambini quindi hanno ricavato a me mi dalla regola generale e l’hanno semplicemente applicata giustamente dappertutto.

Altra prova che l’apprendimento del linguaggio è un processo razionale della nostra mente è la regolarizzazione dei verbi irregolari. Infatti per molto tempo hanno detto (e ancora ogni tanto gli scappa) “aprito” invece che “aperto” e “bevere” invece che “bere”, “dicio” invece di “dico”, “spegno” invece di “spengo”. Il loro cervello inconsciamente ha deciso che il verbo aprire debba essere declinato regolarmente.

Mi chiedo per quale motivo siano nate le forme irregolari dei verbi visto che paiono cosi innaturali, tanto che i bambini li imparano ben più tardi.

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