Archivi del mese: Maggio 2012

C’era una volta la letteratura

Dopo circa due anni ho rimesso piede in una libreria italiana e quelle che seguono sono le mie impressioni.

1) in vetrina ci sono SOLO libri scritti da personaggi della TV o dello sport che parlano di se stessi: Clerici, Vespa, Del Piero ecc. Pare che gli italiani riescano a leggere solo quando vedono un viso che hanno già visto in TV. Vedono perché nelle copertine c’è pure il viso della persona famosa perché non basta neppure il nome famoso, ci vuole la stimolazione visiva per questa generazione da tubo catodico. Generazione da tubo catodico perché sono tutti libri per un pubblico dai 50 anni in su.

2) i giovani invece si attaccano ai filoni, tant’è che in libreria non vengono più divisi per gialli, fantascienza, classici ecc. ma per Vampiri, Epoca romana e George Martin (sì George Martin ha uno scaffale tutto suo).

3) in una libreria il reparto fantascienza non esiste più soppiantato da Fantasy. Due, tre autori in realtà che scrivono decine di romanzi in serie. Unici autori di fantascienza che ho trovato in Fantasy sono Asimov e Philip Dick. Giuro. Se mio figlio dovesse nascere oggi non avrebbe accesso a nessun classico di fantascienza se non Dick e Asimov – se durano. Tutto quello che ho letto io nella adolescenza o è fuori produzione o non viene esposto in una grande libreria.

4) in un’altra libreria esiste Fantascienza ma i titoli sono: Bioshock, Halo, Uncharted, Rage ecc. Cioè tutti romanzi tratti da videogiochi fantascientifici!

5) classici e vera letteratura sono in un angolo nascosto per gli sfigati.

In pratica nel 2012 una persona compra un libro perché ha visto il viso di un personaggio famoso in TV oppure ha giocato ad un videogioco oppure ha visto un film o una serie TV tratta da un romanzo. Uno entra in libreria perché la sua curiosità è stata sollecitata dalla TV o dal cinema o dalla Playstation.

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Chiudersi a riccio

Pare che ci sia un piano del governo britannico per bloccare in modo mirato l’immigrazione dal sud Europa in caso di collasso (imminente) greco. Un piano simile è già stato adottato in passato nel caso di rumeni e bulgari quando Romania e Bulgaria sono entrati in UE. Grazie alla non ratificazione di Schengen e grazie al fatto di essere un’isola il Regno Unito può controllare i suoi flussi migratori in maniera abbastanza efficiente. Se la crisi dovesse spostarsi agli altri paesi del Mediterraneo come Portogallo, Spagna e Italia potremmo trovarci nella situazione incredibile di avere quote di ingresso per i vari paesi colpiti dalla crisi. Nonostante la crisi colpirebbe di riflesso anche l’economia britannica, la sterlina rimarrebbe un’ancora di salvezza per molti investitori. E’ prevedibile che i greci emigreranno in massa verso il Regno Unito in cerca di lavoro. Storicamente l’immigrazione greca è sempre stata massiccia qui in UK. Ma se la cosa si dovesse espandere agli altri paesi mediterranei, compresa l’Italia, forse per molti italiani entrare in UK potrebbe rivelarsi un problema. Come per rumeni o bulgari oggi.

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La mitologia moderna

Sono rimasto positivamente colpito da una recente intervista concessa da Tom Hiddleston, l’attore britannico che impersona Loki in The Avengers e prima di questo in Thor. Riporto in inglese e poi tradotte alcune sue parole:

“[…] But superhero films offer a shared, faithless, modern mythology, through which these truths can be explored. In our increasingly secular society, with so many disparate gods and different faiths, superhero films present a unique canvas upon which our shared hopes, dreams and apocalyptic nightmares can be projected and played out. Ancient societies had anthropomorphic gods: a huge pantheon expanding into centuries of dynastic drama; fathers and sons, martyred heroes, star-crossed lovers, the deaths of kings – stories that taught us of the danger of hubris and the primacy of humility. It’s the everyday stuff of every man’s life, and we love it. It sounds cliched, but superheroes can be lonely, vain, arrogant and proud. Often they overcome these human frailties for the greater good. The possibility of redemption is right around the corner, but we have to earn it.”

“I film sui supereroi offrono una moderna mitologia condivisa e senza fede attraverso la quale queste verità possono essere esplorate. Nella nostra società sempre più secolarizzata con così tante dèi e differenti fedi disparate, i film dei supereroi presentano una tela unica sulla quale le nostre speranze, i nostri sogni e i nostri incubi apocalittici possono essere proiettati e rappresentati. Le società antiche avevano divinità antropomorfiche: un immenso panteon che si espandeva per secoli di dramma dinastico; padri e figli, eroi martirizzati, amanti sfortunati, le morti dei re – storie che ci insegnavano i pericoli dell’hubris e del primato dell’umilità. Sono le cose di ogni giorno della vita di ogni uomo e amiamo tutto questo. Suona un po’ cliché ma i supereroi possono essere soli, vanitosi, arroganti e orgogliosi. Spesso riescono a vincere queste fragilità umane per fare del bene. La possibilità della redenzione è giusto dietro l’angolo ma dobbiamo conquistarcela.”

Il cristianesimo negli ultimi 2000 anni ci ha negato queste figure così simili a noi per la nostra educazione, per la nostra formazione per distinguere tra bene e male, tra umanità e bestialità. Per capire dove risieda il confine tra hubris e umiltà. Gli dèi antichi erano così simili a noi, non erano altro che punti di riferimento, fari, ammonimenti e guide allo stesso tempo. Duemila anni di un dio evanescente, onniscente, onnipresente, trascendente e mai immanente se non nella forma di un uomo della Giudea senza difetti e quasi assente di sentimenti umani basilari come la rabbia, l’odio, l’attrazione sessuale, la vendetta hanno creato un buco enorme della nostra crescita individuale. Gusci che non ci danno la possibilità di rispecchiarci in alcun modello antropomorfico.

Ora – con l’arretramento della cultura cristiana- ci siamo riappropriati di tutto questo attraverso un medium non religioso: il cinema e prima di questo i fumetti. La mitologia moderna passa attraverso la cultura pop. Un tempo gli umani si rispecchiavano negli dèi, oggi possiamo finalmente ricominciare a farlo attraverso i supereroi.

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I cretini del quartierino

Vivere nell’ombra, creare una società parallela, esporsi il meno possibile tanto che le tue vittime e i tuoi affiliati ti convincono che non esista. Ecco, il primo obiettivo delle mafie è far credere alle persone che non esistono. La mafia non esiste.

E qualcuno può veramente credere che un sistema mafioso del genere possa fare quello che ha fatto a Brindisi, passando dalla parte del mostro quando quello che chiedono è l’accettazione popolare sul territorio, attrarre l’attenzione dello stato e dei media quando quello che chiedono è di vivere nell’ombra?

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Le bestie del mio giardino 2

Giusto l’altro giorno la mia ragazza ha ripreso di nuovo il branco di cervi. Questa volta si possono notare un paio di individui pomellati, forse giovani, più un gruppo di femmine. Buona visione!

Invece il weekend scorso passeggiavo nel terreno di un vicino – tranquilli ho il diritto di passaggio pubblico; in UK le contee chiedono ai proprietari di alcuni terreni di lasciare una striscia di passaggio per chi vuole attraversare il terreno-  a 100 metri da casa mia, e sulla sponda del suo laghetto ho incontrato una coppia di oche selvatiche con i pulcini! Ero ad appena 10 metri da loro e non si sono per niente preoccupate della mia presenza. In Italia sarebbero fuggiti in un millisecondo.Tra l’altro ho scoperto che in inglese si distingue tra il termine goose per la femmina e gander per il maschio. I piccoli si chiamano goslings e quando le geese si trovano sulla terra si chiamano gaggle mentre in volo skein.

Sullo sfondo gli onnipresenti cervi.

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Le bestie del mio giardino 1

L’Inghilterra a volte può offrirti più di una natura incontaminata, ti offre una natura integrata con l’uomo in maniera prodigiosa. Ogni mattina mi alzo e fuori dalla finestra vedo centinaia di animali di decine di specie diverse e a volte mi pare di essere dentro il film di Biancaneve della Disney. Da oggi incomincio una serie di post con video fatti dentro casa semplicemente affacciandomi dalla finestra che ho uploadato su Youtube.

Nel primo potete vedere fagiani, corvi, tortore, conigli mentre nel secondo una famiglia di cervi (scusate per i momenti parkinsoniani).

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L’illusione della libertà

“A government big enough to give you everything you want, is strong enough to take everything you have.” T. Jefferson

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Sette lunghi anni di onesto e duro bloggaggio su svariati blog e siti e solo oggi scopro che sarei potuto incorrere in un reato. Ma meno male che c’è la Cassazione che mi concede questo diritto. Chissà cosa mi concederà di fare domani lo stato… grazie mille padrone.

Amare e tragicomiche frasi quelle sopra per ricordarvi che tutto quello che fate è legale solo fino a quando qualcuno ai piani alti decide che è illegale. E che le libertà ci vengono concesse da qualcuno e quel qualcuno se le può sempre riprendere.

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Su due trasmissioni di successo britanniche

Inside the medieval mind è una serie della TV britannica che si concentra sul medioevo, non tanto dal punto di vista storico ma dal punto di vista psicologico. In ogni puntata viene descritto un comportamento medioevale da analizzare, oppure l’amore, la guerra ecc. L’ultima che ho visto mi ha molto colpito perché parlava del culto delle reliquie. Il presentatore ci spiegava che nel medioevo i santi dopo la morte venivano fatti a pezzi e quest’ultimi distribuiti, venduti, rubati in tutta Europa per il culto delle reliquie. Dita, capelli, sangue, teschi, mandibole, lembi di vestito qualsiasi cosa appartenuta al santo veniva venerata. Ne parlavano come se fosse la cosa più curiosa e aliena del mondo, come quando ci mettiamo a discettare dei sacrifici umani tra i Maya. Come se solo degli uomini semplici ed ignoranti del medioevo potessero credere che i superpoteri del santo potessero conservarsi nelle sue reliquie.

Che tristezza.

Mi sono reso conto che dal medioevo ad oggi in Italia non è cambiato assolutamente niente. La trasmissione l’avrebbero potuta chiamare Inside the italian mind e non avrebbero dovuto cambiare una singola scena o parola.

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Meet the romans, invece presentata dalla reincarnazione di Maga Magò Mary Beard– la quintessenza dell’inglesità- ci porta a scoprire il mondo delle tombe e degli epitaffi romani. La cosa curiosa che mi ha fatto molto pensare – e che ho sempre saputo fin dal liceo ma non avevo ancora connesso con le pratiche odierne – è che i romani scrivevano nelle lapidi in prima persona, come se quelle parole le avesse scritte il morto subito dopo la morte, descrivendo la propria vita. Una sorta di sommario in forma di tweets sulla pietra per i posteri. Cose del tipo (inventato ora da me): “Proserpina: avevo le trecce bionde e spesso mi comportavo da discola ma alla fine ero una brava bambina. Non piangete ma brindate col vino alla vita. Il fuoco mi uccise, avevo 10 anni.”

E così via, con descrizioni anche minuziose delle vite dei defunti. E’ grazie a queste lapidi che sappiamo tantissimo anche delle persone comuni della Roma antica, dei loro mestieri e del modo in cui sono morti. Questo è in netto contrasto con le lapidi moderne in cui:

1) le iscrizioni sono in terza persona.

2) non riguardano la vita del morto ma ciò che gli aspetta in futuro.

3) santi e divinità vengono menzionati per intercedere con la salvezza dell’anima mentre nelle lapidi romane non vi è quasi mai traccia di menzioni di divinità.

4) non viene quasi mai menzionata la causa della morte. Nelle lapidi romane invece fa parte del canone.

Da tutto ciò la Maga Magò della trasmissione del futuro Meet the 2012 humans potrebbe pensare che:

1) la ricerca sulle lapidi dei cimiteri di quegli anni è inutile perché non ci dice niente della vita o della morte dei defunti.

2) gli umani del 2012 vivevano continuamente pensando alla difficoltà di raggiungere l’aldilà e l’unico modo per ottenere quel traguardo era attaccare una figurina di plastica con l’effige di un santo. Un po’ come i greci che mettevano una moneta in bocca al morto per pagare il passaggio sull’Acheronte. Ognuno ha i suoi metodi, un tempo si usavano le monete d’oro, oggi le figurine.

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Alcune considerazioni sulla legge sul rientro dei cervelli

La legge 30 dicembre 2010, n. 238 “Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia”, definita stupidamente come legge Rientro dei Cervelli (come se quelli all’estero fossero tutti dei geni che aspettano di prendere il Nobel; ci sono anche i deficienti qui ve lo assicuro), di qualche anno fa è stata accolta come la panacea che potesse calmierare o addirittura invertire il flusso migratorio verso l’estero di ricercatori e professionisti di alto livello. Si parla di 27000 persone all’anno ma i numeri sono sottostimati perché si basano sull’iscrizione all’AIRE. Una iscrizione che è sì obbligatoria ma che pochissimi fanno. Tra gli emigrati che conoscono io veramente pochi sono iscritti all’AIRE. Molti non sanno neppure cosa sia.

I risultati fino ad ora sono stati risibili anche perché, appunto, il fisco non aveva provveduto ad attrezzarsi a dovere. Ecco il perché della circolare dell’Agenzia delle Entrate di questi giorni. Tantissime persone quindi sono rimaste fregate. Personalmente delle centinaia di italiani all’estero che conosco, non so di nessuno che sia tornato in Italia grazie a questa legge. Infatti se chiedete a chiunque all’estero perché non vogliono tornare in Italia la risposta sarà sempre la stessa: il sistema. Puoi anche darmi pasti gratis e un auto blu ma se mi devo fare il fegato grosso come un melone con i soliti baronetti mafiosi, i colleghi gelosi pronti ad accoltellarti appena giri le spalle, la burocrazia fantozziana ecc. uno si fa due conti è rimane all’estero.

Ben vengano gli incentivi fiscali per dare un aiutino per chi torna ma sappiate bene che se uno torna in Italia e accede a questi sconti fiscali non lo fa per gli sconti fiscali in sé ma perché aveva già pianificato di tornare in Italia. Certo lo sconto fiscale aiuta psicologicamente e finanziarialmente visto che il costo di fare un trasloco internazionale (dopo anni e anni all’estero) non è indifferente. E’ come ricominciare un’altra vita, si diventa di nuovo emigrati. Ma mentre emigrare in UK o Germania è relativametne facile fiscalmente, logisticamente (per aprire un conto in banca ci si mette 5 minuti per dire) emigrare in Italia diventa un’impresa enorme.

Ed è preferibile lo sconto fiscale piuttosto che un incentivo in denaro, come si fa per incentivare altre cose come bonus bebé o bonus occupazione ecc., perché almeno non vengono utilizzati soldi pubblici e delle persone qualificate possono entrare nel mercato e contribuire alla ricerca o alle imprese del paese.

Ma rimane comunque sempre una discriminazione nei confronti di chi invece è rimasto in Italia, ingoiando bocconi amari per anni, spesso ricevendo salari da fame e vivendo ancora con i genitori. Cosa devono dire queste persone che sono rimaste? Lo Stato come al solito divide et impera, crea gruppi e li mette gli uni contro gli altri.

Detto questo, vi lascio con una proposta semiseria: visto che il problema non è risolvibile semplicemente riportando italiani con alta specializzazione ed educazione in Italia perché tanto dovranno sottostare alle regole marce del sistema Italia io consiglierei di dare incentivi fiscali per far andare all’estero a chi si trova in amministrazioni pubbliche, ai livelli alti di università, politica e burocrazia.

Insomma, per dirla utilizzando un linguaggio più tecnico ed evitando le demagogie, invece di far rientrare i cervelli perché non mandiamo via a calci in culo i coglioni?

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Se togliessimo gli squali

Leggevo un interessante articolo su New Scientist sul declino degli squali negli ultimi anni. Declino causato principalmente dalle abitudini culinarie cinesi. Infatti in Cina è considerata una prelibatezza la zuppa di pinna di squalo. Decine di migliaia di squali vengono uccisi in tutto il mondo per alimentare questo commercio in Cina e la cosa triste è che solo la pinna viene utilizzata, il resto viene buttato a mare. Incredibile.

Comunque da qualche anno a questa parte c’è questa moda degli ambientalisti di proteggere i grandi predatori. La cosa è buona e giusta ma a volte assume lati assurdi o ridicoli, tipo sentire alcuni ambientalisti che non battevano ciglio nel vedere un branco di leoni che stava divorando una rara specie di gazzella. Una cosa che se fatta da un uomo sarebbe accaduto il pandemonio.

Gli ambientalisti per combattere la caccia allo squalo dicono che la loro scomparsa comporterebbe uno squilibrio catastrofico dei mari perché gli squali controllano il numero di predatori intermedi che di conseguenza controllano il numero di pesci più piccoli. L’estinzione degli squali quindi comporterebbe un aumento spropositato delle prede. L’articolo però si faceva questa domanda: questa affermazione è supportata dai fatti o è semplicemente un ragionamento logico che potrebbe avere una falla enorme come un oceano?

Forse la seconda è la risposta migliore. Infatti alcune ricerche su barriere coralline intatte dove la caccia allo squalo è inesistente hanno dimostrato che la presenza degli squali fa crescere il numero delle prede e ne anticipa la maturità sessuale. Sembra un ragionamento controintuitivo ma molti animali reagiscono al pericolo e alla predazione riproducendosi di più e anticipando l’inizio della riproduzione. In queste barriere coralline molti pesci arrivano appena allo stadio adulto a causa della predazione degli squali quindi devono riprodursi il prima possibile. Significa che il ciclo vitale di questi pesci è velocizzato. Ora quindi, se dovessimo togliere gli squali dai mari forse ci ritroveremmo con cicli di riproduzione più lenti e con meno prole di quanto ci potessimo aspettare.

Ora mentre leggevo questo articolo mi sono chiesto: e se al posto degli squali ci mettessimo l’uomo? L’uomo è il top predator del pianeta, esattamente come lo squalo negli oceani. Forse la pressione antropica sugli animali non è così alta come nella preistoria -d’altronde ci nutriamo prevalentemente di bestiame allevato e di agricoltura oggi – ma sicuramente esiste tuttora ed è forse così forte sul mondo che i cicli riproduttivi degli animali sono ipervelocizzati.

Come sarebbe un mondo senza l’uomo? L’ambientalista vi direbbe che sarebbe pieno di animali ma forse il ragionamento controintuitivo che abbiamo visto con gli squali può essere applicato anche all’uomo.

E un’ultima domanda: se è diritto dei superpredatori quello di esistere e di cacciare le loro prede e di controllare l’ecosistema perché non può essere lo stesso diritto per l’Homo sapiens? Che vi piaccia o no gli ominidi sono i superpredatori del pianeta da milioni di anni. Gli squali sì, le tigri sì ma gli Homo sapiens no.

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