Archivi del mese: giugno 2016

Pandora’s box

cameron3_0La mia giornata in ufficio si è aperta con una storia edificante. Un collega assiste ad una scena shockante dal benzinaio. Un uomo si avvicina al benzinaio polacco e gli dice: “ora dovrai andartene, non è vero?”. Il polacco risponde “vuoi il mio lavoro allora?”. Dopo questa bella storia di primo mattino -altre ne seguiranno durante la giornata – la giornata però si chiude con un po’ di speranza. Un collega mi fa: “son sempre stato orgoglioso di essere britannico perché pensavo che i valori del liberalismo economico e sociale fossero quelli fondamentali dell’identità di quest’isola. Ma ora, dopo tutto quello che è successo mi rendo conto che per il 50% del resto della popolazione i valori fondanti della britishness sono l’isolazionismo economico e sociale e il razzismo. Ma allora cosa significa essere britannici? Quelli che pensavo fossero i miei valori non lo sono per il resto, quindi sono britannico? Forse non lo sono e non lo sono mai stato.”

Il mio collega ha colto nel segno esattamente quello che è successo. Metà della popolazione inglese – urbanizzata, con diploma o laurea, giovane, middle o upper class – ha votato per stare nell’UE e metà – provincia e campagne, senza diploma o laurea, sopra i 60, lower class – ha votato per lasciare UE. Un taglio netto della società.

Un altro collega incalza: “E’ la guerra civile. E’ la guerra civile vi dico.”. L’umore è nero. Molti si chiedono come sia possibile che una parte della popolazione possa forzare il resto a scegliere un futuro che non vuole. “E’ la democrazia.” qualcuno dice scrollando le spalle. “Il parlamento prende queste decisioni, perché è democrazia rappresentativa, non attraverso un referendum.” risponde un altro. “Allora io voglio che Brighton che ha votato a maggioranza per stare si aggreghi alla Scozia per tornare nell’UE.”

Apriamo la mappa del voto e ci rendiamo conto di come il paese sia diviso. Mi rendo conto solo ora che il voto del Remain segue esattamente la romanizzazione dell’isola, la sua urbanizzazione, le sue strade. Si parte dai porti di approdo nel sud per salire su in linea retta verso Londinium e poi su fino a Cambridge, poi a Ovest verso Bristol e Cardiff passando per Oxford. Praticamente le grandi autostrade, che prima erano strade romane punteggiate da città romane. La via del commercio da Roma verso Londinium è ancora lì, un taglio nelle foreste dei celti. E dopo con i normanni e i danesi. Chi vive in queste città della via di commercio creata 2000 anni fa tuttora si sente cosmopolita o parte dell’Impero. Bastano pochi chilometri fuori dalle autostrade e torni in un mondo che non è cambiato di molto dai tempi di Bodicea. Mai stati romanizzati, mai venuti a contatto con lo straniero.

La guerra civile, riecheggiano quelle parole. Penso che la metafora calzi a pennello. Niente fucili o cannoni ma un voto. Un voto che forza metà della popolazione a distruggere 40 anni di relazioni e società e scegliere un destino diametralmente opposto. Che forza famiglie a ripensare al loro futuro, compagnie a spostarsi, risparmi andati nel fumo nel giro di pochi minuti, vite sconvolte col potere di una penna. Non è forse questa una violenza immane? Certo, niente fucili ma in una società senza armi il voto è doloroso quanto un proiettile. E se ci fossero stati i fucili non li avremmo forse imbracciati per difendere i nostri sacrifici, le nostre proprietà, le nostre speranze da quest’orda di barbari? Certo che l’avremmo fatto. E allora sì, è giusto chiamarla guerra civile, e allora è giusto dire a voce alta “not in my name” allo stesso modo in cui altri in altri luoghi dissero lo stesso contro la Marcia su Roma o la Rivoluzione di Ottobre. Si è passati dalla spada al fucile, dal manganello al voto. Ma i barbari sono sempre gli stessi. Sono sempre là a chiedere la distruzione delle ricchezze in un rito purificatorio per cui pensano che dalla distruzione rinasca un mondo nuovo migliore. “Ma è la democrazia!” gridano tutti. Già se la Rivoluzione di Ottobre o la presa della Bastiglia o la marcia su roma fossero state fatte con un referendum -e avrebbero tutte stravinto – a quest’ora sentiremmo sempre gli utili idioti “Ma è la democrazia!”. E non un singolo proiettile sarebbe stato sparato. Ma la distruzione ci sarebbe stata comunque. Il paese distrutto, diviso, sogni infranti e milioni di utili idioti a sventolare le loro bandierine e a urlare che ” è la democrazia, bellezza.”. Hitler non sparò un colpo per salire al potere, semplicemente fece parlare il popolo con 4 referendum.

Tutto è giustificato dalla dittatura della maggioranza. 50.1% e puoi fare qualsiasi cosa: espropriare, deportare, costruire muri che dividono popoli, fare guerre, uccidere in massa. Qualsiasi sogno che la mente delle bestie riesce a creare può essere portato avanti. “Ma è la democrazia!”. Questa volta sento quest’urlo dall’altra parte del Canale della Manica. Li sento gli utili idioti italiani con i loro commenti sofisticati “Il popolo ha deciso!”, “Viva il popolo, abbasso i banchieri e i burocrati!”. Mi sembra di sentire i bolscevichi o i fascisti che marciavano con gli stessi slogan “Questo è il volere del popolo!”. Italiani che sono andati una volta a Londra e pensano di aver visto il Regno Unito “Che bravi a Londra!”. Londra non è il Regno e il referendum lo conferma ancora una volta. Fuori da Londra e dalle grandi città c’è l’abisso, quello che spesso tra colleghi chiamiamo la “redneck land”. Un mondo di jingoisti, imperialisti, neofascisti senza alcuna cultura e senza niente da perdere. Un mondo che produce subumani di questo genere https://twitter.com/jimalkhalili

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Avete appena aperto il vaso di Pandora e dato voce alle bestie. Non tutti quelli che hanno votato per Brexit sono razzisti ma tutti i razzisti hanno votato per Brexit. Significa che gli avete dato una voce, li avete nutriti di menzogne per mesi e gli avete fatto credere che “it’s OK to harass the immigrants now”. Il tabù è crollato, non ci si vergogna più di sfoggiare l’intolleranza e qualsiasi cosa può ora essere richiesta. Magari un referendum per deportare certe nazionalità o gruppi. “Ah, impossibile è una democrazia!”. Oltreoceano qualcuno sta usando proprio la democrazia per deportare 11 milioni di persone, cosa può fermare un manipolo di facinorosi dell’UKIP e BNP dal fare lo stesso? Dove è il limite ora? Se il voto del popolo è sacro e va sempre rispettato cosa differenzia una democrazia da una tirannia?

 

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The scar

Il giorno dopo l’omicidio di Jo Cox nessuno parla più in ufficio della Brexit. Uccidere per un dibattito politico ha preso tutti alla sprovvista. Il Regno Unito è una “non-confrontational culture”, meglio non parlarne, meglio non scaldare gli animi, gli ultimi due mesi sono già stati abbondantemente tesi. Così fuori luogo in questa cultura che raramente accetta il dibattito politico pubblico per evitare il conflitto (appunto). Ma prima di questo orrendo fatto abbiamo passato mesi di pura follia. L’aplomb tipicamente inglese è scomparso, un sottile velo sotto il quale si nascondeva una corteccia di estremismo, nazionalismo e razzismo. Qualcuno ha rotto il vaso di Pandora e ora tutte le malattie racchiuse dentro questi “cocoon” di ipocrisia e politically correctness sono uscite fuori. C’era un tappo che chiudeva il pensiero di bassa lega delle classi più basse e degli animi più abbietti. Una cultura paesana che ti folgorava con lo sguardo appena dicevi qualcosa di remotamente razzista, battute scherzose incluse. Ora è perfettamente normale dire che gli immigrati “ci rubano il lavoro”, che non ci sono abbastanza case e la fila dal dottore è lunga per “colpa degli immigrati”. Cose mai sentite in 10 anni della mia vita qui. Dire queste cose in pubblico avrebbe significato l’ostracismo tipicamente inglese: isolamento e silenzio. Dire queste cose in ufficio avrebbe scatenato le ire del HR department e perfino un avviso prima del licenziamento. Ora a quel tappo alcuni politici senza scrupoli hanno messo un rubinetto, no peggio un tubo da giardino e quest’isola si è trasformata in un paese qualunque della Padania. Guardo i cocci del vaso di Pandora a terra e insieme ai pochi inglesi rimasti “inglesi” mi giro intorno e mi rendo conto che uno su due potrebbe non volermi come vicino. Dico potrebbe perché’ non si è mai sicuri se gli argomenti dei brexiteers siano economici o razzisti. Quando dici che la NHS non ha più soldi per tutti ne fai un argomento di natura politica/economica oppure intendi che chi ha colore della pelle diverso debba essere curato dopo di te, nonostante paghi le tasse quanto o più di te? Quando dici che preferisci che sia un inglese bianco di Westminster a comandarti invece che uno abbronzato a Bruxelles lo dici per una questione politica o perché’ preferisci essere schiavo di un bianco invece che di un abbronzato a Bruxelles? La cultura del sospetto serpeggia tra di noi. Perfino tra gli stessi inglesi ho sentito commenti del tipo: “secondo me quello che è per Brexit”; “quello ha la moglie rumena, ovvio che voti per Remain”; ho sentito di coppie in crisi perché’ il marito è per Leave e la moglie per Remain; amici nordirlandesi mi dicono che gli animi si stanno (ri)accendendo anche a Belfast.

Nord Irlanda già, perché’ alla fine dei conti Brexit sarà una ferita insanabile che lascerà una cicatrice sul Regno Unito. Scozia, Galles, Gibilterra e parte del Nord Irlanda voteranno per rimanere e la Scozia ha già detto che farà un referendum per uscire dall’unione britannica e tornare nell’Unione Europea. Alla fine un veloce sguardo alla mappa del voto ci dice che Brexit è un risveglio nazionalista inglese delle zone rurali dipinto come ritorno ai fasti dell’Impero perduto. I brexiteers vogliono il risveglio dell’era vittoriana ma si ritroveranno con una nazione dimezzata, isolata e odiata da tutti. A questo porta il tribalismo chiamato nazionalismo. La vittoria dei geni contro il raziocinio, l’istinto primordiale contro il buon senso. La morte di qualsiasi avanzamento dell’umanità oltre la barbarie.

Dopo la distruzione del UK, sarà il turno del resto d’Europa con Olanda, Danimarca e Svezia. Marine Le Pen è in visibilio e non aspetta altro. Altro che De Gaulle, una Francia sotto Le Pen sarà il ritorno al nazionalsocialismo in salsa francofona. Intanto Putin sorride del disfacimento del progetto europeo. Gli utili idioti che voteranno queste élite politiche pensano che dalla distruzione si crea ricchezza e progresso. Poveri illusi, non sapete cosa vi aspetta. Vi dico solo che due manager director di due compagnie con cui ho parlato recentemente mi hanno confessato che Brexit sarà il segnale per fare le tende e spostare tutto in USA o a Hong Kong. quando il business delocalizza e si sposta significa che la tempesta sta per arrivare.

E tutto questo solo perché’ un uomo, Boris Johnson, tipico profilo da politico psicopatico vuole prendere il potere all’interno del suo partito. Tutto nasce dal narcisismo, dall’egocentrismo, dalla patologia di un uomo a cui non va giù la leadership di Cameron. Nigel Farage ci crede al suo progetto ma Boris? Sappiamo i suoi veri scopi, dipingersi come il nuovo Churchill di un Regno andato in pezzi.

E alla fine 500 milioni di persone pagheranno le conseguenze di un uomo, come già successo in passato tante volte, troppe volte, proprio ora che per la prima volta in centinaia di anni in Europa non si combatteva più una guerra fratricida.

Nel frattempo nel mio piccolo sento questa ferita personalmente. È una sensazione strana che non avevo mai provato prima: un mix tra aver scommesso tutto quello che avevo sul cavallo sbagliato e uno scoprirmi un alieno in un paese in cui pensavo di essermi integrato perfettamente. Ma il passaporto è diventato ormai come la circoncisione negli anni 30, basta per decretare la cittadinanza di serie B, una tassa speciale come la Jizya, il tributo che cristiani ed ebrei dovevano ai regnanti musulmani, la riserva indiana fiscale e sociale per gli immigrati. Non si può più discriminare per razza, religione o etnia ma basta il marchio della nascita del passaporto per ritrovarsi con una stella di David cucita sul petto. Questo è il nazionalismo, la versione 2.0 economica e sociale del ghetto ebraico. A conti fatti tra due individui che pagano le stesse tasse, obbediscono alle stesse leggi, parlano la stessa lingua e contribuiscono alla ricchezza della società chi ha il passaporto della nazione ospitante (per puro caso è nato in quel suolo) è superiore in tutto. Un tempo si usavano categorie religiose ed etniche per sottolineare l’appartenenza ad un gruppo superiore, ora basta un timbro di un annoiato burocrate di un’anagrafe di provincia.

 

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Compro una vocale

https%3A%2F%2F67.media.tumblr.com%2F4979592c4892159acf95dc31c2cd36f0%2Ftumblr_o8p8qvrM0T1ty9rczo1_1280Si dice che il dipartimento del marketing dell’ISIS abbia perso 4 teste (letteralmente) dalla strage di Orlando. Sembra che sia andata più o meno così:

“Abu hai uploadato il video di rivendicazione della strage di Orlando?”

“Certo Ali! Come mi era stato detto.”

“Beh pare di no caro fratello.”  dice Ali lisciando la lama del suo coltello sulla cinghia di cuoio. “Alla TV americana dicono che sia stata un’altra sigla fondamentalista a orchestrare l’attentato. Una certa “Om’ophob-ya”. Mai sentita, deve essere un spin-off di quei porci di Al Nusra. Comunque sta di fatto che il tuo lavoro non lo hai fatto e…”

“Noooo aspet…”

Due ore dopo.

“Che è successo a questa postazione?” chiede Omar vedendo un bagno di sangue sul pavimento e Mohammed che pulisce il tutto con uno straccio.

“Ah, il tuo predecessore si era dimenticato di uploadare la rivendicazione della strage di Orlando e… ZAC!” fa Mohammed imitando il  movimento di un coltello sulla gola.

Omar si tocca il collo e rabbrividisce. Prima di sedersi alla sua postazione vede un poster con la foto di Al Baghdadi e sotto scritto: “Morte agli infedeli di Om’ophob-ya!”

“E quello?”

“Pare che sia nata una nuova sigla dell’universo islamista ma sappiamo poco. Ne parlano tutti i giornali.”

In quel momento entra Ali.

“Eccoti Omar. Allora come ti dicevo è di estrema importanza che come primo lavoro ti metta ad uploadare il nostro comunicato che possa rivendicare l’attentato. Nel frattempo screditiamo su Twitter questi bastardi di Om’ophob-ya, ora ci rubano pure le rivendicazioni!”

“Certo, nessun problema, ecco qua. Basta un click.”

Due ore dopo Mohammed entra in ufficio e trova un altro corpo senza testa. “Ma non è possibile! questi giovani informatici sono proprio degli incapaci!”

Vede un nuovo poster affianco al primo che recita: “Morte a Al lalobbi delear-miya!”

“Un altro gruppo! Ma non è possibile! Va, ci penso io a fare questo upload della rivendicazione. Basta un click.”

Il giorno dopo Ali viene fatto inginocchire di fronte ad Al Baghdadi.

“Califfo! Califfo! E’ una congiura di quegli sporchi sciiti, lo giuro!”

Al Baghdadi non lo guarda neppure negli occhi. Legge in un foglio i nomi dei gruppi che hanno rivendicato la strage di Orlando:

“Om’ophob-ya, Al lalobbi delear-miya e ora pure questo emiro invasato di Dhon Al ‘dtramp. Quante volte dobbiamo rivendicare un attentato prima che ci degnino di attenzione?”

“Non lo so ma sembra che ogni volta che rivendichiamo un attentato in nome dell’Islam i giornali ne escano fuori con questi gruppi inesistenti. E’ una congiura le dico!”

Al Baghdadi non sembra convinto.

“Forse,” urla Ali “se scrivessimo col sangue ISIS sui muri della prossima strage la gente ci crederebbe!”

“Buona idea Ali, lo dico sempre che prima di tagliare una testa bisogna farla parlare per l’ultima volta, gli ultimi pensieri sono sempre i migliori.”

“Nooooo…aahhh….ehhh.”

Due giorni dopo i giornali occidentali riportano di un’altra strage in America. Il Presidente USA Barack Obama convoca una conferenza stampa.

“Sembra che un nuovo gruppo estremista si sia aggiunto alle sigle che combattono contro le nostre libertà. Non sapremo mai cosa ha mosso l’attentatore ma quello che sappiamo è che era affiliato all’Isis, un gruppo fondamentalista religioso che si rifà alla dea egiziana Iside.”

Alcuni giorni dopo.

Al Baghdadi viene trovato morto soffocato da un kebab dalle sue guardie mentre guardava la TV americana. Mentre portano via il corpo una delle guardie si infila il resto del kebab in tasca e dice:

“Alla fine è meglio che sia andata così. Questo fatto che nessuno riconosceva i suoi attentati gli stava attaccando alla bile. Poveretto, come si fa a vivere così?”

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Adieu Turchia

nusaybinPare che la Turchia stia velocemente spostando le lancette indietro nel tempo e che a breve potremmo rivedere cose che pensavamo legate al passato piu’ buio. Il nazionalismo turco e’ una bomba ad orologeria che sta per scoppiare. L’unita’ turca e’ intoccabile, il presidente turco non puo’ essere criticato, i villaggi curdi del sud-est sono bombardati giornalmente dall’esercito turco, ai giornalisti viene negato di riportare le notizie, i media e i politici europei fanno finta di niente, milioni di fascisti turchi ormai incitano su internet e sulle strade allo sterminio dei curdi. La Turchia e’ isolata diplomaticamente da Israele, Russia e ora dalla Germania arriva la doccia fredda del riconoscimento dello sterminio armeno.

Erdogan ormai pare un cane rabbioso che non sa piu’ a chi mordere. Alla notizia che il parlamento tedesco ha riconosciuto il genocidio armeno ieri ha pubblicamente diffamato i parlamentari tedeschi chiamandoli “terroristi”. Il nazionalismo turco e’ cosi’ vicino al fascismo che  sono sicuro che basterebbe veramente poco per Erdogan a spingere i 3 milioni di turchi in Germania ad organizzare una guerra civile a tutto spiano nel centro dell’Europa. D’altronde agenti segreti turchi uccidono regolarmente attivisti curdi in Germania, quindi i servizi segreti sono gia’ infiltrati nel suolo tedesco. L’ultima doccia fredda per Erdogan e’ che gli USA ora supportano attivamente i curdi della Rojava contro ISIS. Vi ricordate quando Erdogan tutto tronfio abbaiava contro i curdi siriani dicendo che se avessero attraversato l’Eufrate avrebbe invaso la Siria? Beh, ora il YPG sta assediando Manbij, ovvero Little Britain in Siria: l’avamposto dove l’ISIS riceveva tutti gli jihadisti britannici e europei e tutte le forniture dalla Turchia. I curdi del cantone Afrin oggi hanno avanzato in territorio ISIS e prima o poi Kobane e Afrin si riuniranno con il beneplacito di USA e Russia. Ma non basta: l’esercito siriano aiutato dai bombardieri russi avanza ad Aleppo contro Al Nusra (armata da Turchia e sauditi), Marea e Raqqa. Ormai e’ finita per ISIS in Siria e una volta caduta Raqqa e per Al Nusra una volta caduta Aleppo. Tutto il castello di carte di Erdogan andra’ all’aria e potremo aggiungere un altro sterminio alla lunga lista del fascismo turco: curdi, armeni, cristiani assiri, greci, alawiti, sciiti.

I turchi si sentono circondati, incompresi, arrabbiati. Come tutti i nazional-fascisti non comprendono come sia possibile che il mondo sia contro di loro. Ed e’ proprio questa umiliazione che portera’ allo scoppio del caso turco molto presto. Molti guardano allo scontro tra Russia e USA in futuro ma io credo che il piu’ immediato conflitto di scala mondiale incomincera’ in Turchia.

Bonus: nella foto in alto il villaggio di Nusaybin a prevalenza curdo raso al suolo nei giorni scorsi dalle truppe turche. Sulle rovine ora svolazzano le bandiere turche. Questo e’ il paese che vogliamo fare entrare in Europa. I semi del nazismo alle porte dell’Europa e nessun giornalista occidentale che riporta queste notizie.

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Appiccicaticcio

Fin da bambino il solo pensiero di avere i vestiti fradici addosso sulla pelle mi faceva rabbrividire. Sicuramente entrare in acqua completamente vestito rimane nella mia topten delel cose più fastidiose. E pensavo che questo fosse universale, intendo che il resto della specie umana condividisse questa mia reazione. Ma, come ho scoperto negli anni non è esattamente così. Ho avuto le prime avvisaglie quando nella spiaggia di Brighton vedevo persone che regolarmente camminavano sulla battigia non curanti dei propri pantaloni bagnati dalle onde. Dicevo: ma come è possibile che nessuno eviti di bagnarseli? Poi ho visto un paio di volte persone che sono entrate nell’oceano con scarpe, calzini e pantaloni “on purpose” e ho gridato allo scandalo. Poveretti, pensavo, devono avere problemi mentali. Poi ho visto altre cose, tipo gente che attraversa ruscelli camminando sull’acqua senza neppure evitare di toccarla, gente che cammina “attraverso” il fango nonostante ci siano sentieri asciutti, turisti che si immergono in mare e piscina a Tenerife con pantaloni e t-shirt, piogge torrenziali e la gente che gioisce nel sentire i rigagnoli defluire tra il colletto e il collo. Il piacere, i sorrisi, le risa, tutto contrastava con la mia percezione di fastidio che, di nuovo, pensavo fosse universale. E la stessa sorte la riservano ai propri cani che fanno nuotare a bella posta in fiumi, laghi, ruscelli, mare e perfino pozzanghere perché “così si divertono”. Ma non solo in UK. Guardo Lost e l’intera serie si basa su uomini e donne che sono immersi nell’acqua o nella pioggia per tutto il tempo vestiti. Vado in vacanza in Tailandia e scopro che tutti i turisti cinesi e indiani nuotano abitualmente con pantaloni e t-shirt (ok in questo caso per una questione culturale, di pudore) e dopo la nuotata se ne stanno così fradici con i vestiti appiccicati alla pelle per ore.

E’ in questi momenti che ti rendi conto di quante cose diamo per scontate nella vita e di quanto certa gente sia…biiiiip CENSORED.

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