So di essere ripetitivo a volte nelle pagine di questo blog ma non mi stancherò mai di far notare come la condizione di monoglottia in cui ci troviamo oggi sia innaturale mentre la poliglottia nella storia umana sia stata la norma (ne ho parlato anche qua). E ancor di più mi viene voglia di sottolinearlo quando sento persone, per lo più intellettuali, dire che l’inglese stia soppiantando le altre lingue. Se pensate che l’inglese stia soppiantando le altre lingue vi sbagliate di grosso e spero che con questo post possiate cambiare idea.
Per prima cosa l’inglese è una lingua franca, ovvero una lingua che viene usata per comunicare tra persone di paesi distanti o che non hanno una lingua in comune. Pensate all’inglese come alla matematica: non importa che siate indiani o peruviani o delle isole Samoa, la lingua franca dei numeri è comprensibile a tutti. E il motivo è semplice: trattasi di uno strumento di comunicazione, uno dei tanti.
Il motivo per cui gli ignoranti si lamentano dell’inglese come lingua distruttrice di altre lingue è che pensano ancora che ad una nazionalità corrisponda una lingua. Quindi, l’uso di una lingua diversa risulta come una sorta di minaccia all’integrità nazionale. Questo concetto di associazione lingua=nazione nasce nell’800 con la nascita degli stati nazione. Prima di questo momento le lingue erano solo strumenti di comunicazione, non solo ed esclusivamente d’identità. Al di là della presenza di imperi nella storia (che facilitano la poliglottia), la poliglottia era già presente quando l’umanità era ancora in fasce. Homo sapiens è una specie nomade che si sposta in gruppi familiari o clan. A causa della sua mobilità e della chiusura genetica dei clan, lo scambio con altri clan o popolazioni è stato essenziale per la nostra evoluzione e sopravvivenza. E per fare questo la comunicazione in altre lingue era essenziale tra tribù diverse, altrimenti non si potevano celebrare matrimoni o alleanze militari. E chissà magari Homo sapiens doveva anche imparare le lingue di Homo neanderthaliensis e erectus, visto che ora sappiamo che condividevano stessi territori ed erano fertili tra di loro. Anzi, mi spingo pure a dire che la capacità di imparare più lingue sia stata selezionata proprio in questa prima fase dell’umanità e se siamo quello che siamo e anche grazie a questa capacità.
Capacità naturale che nazionalismi e fascismi hanno disintegrato nelle ultime generazioni.
Dicevamo quindi che l’inglese è una lingua franca, ovvero non una lingua che sostituisce le altre ma una che aiuta la comunicazione tra popoli diversi. E non è un caso infatti che sia stata adottata dalla scienza proprio per questa sua capacità, come la matematica, di essere franca e universale. Ci sono decine di esempi di lingue franche nella storia e l’inglese è solo l’ultima in ordine di tempo ma non lo sarà per sempre. Pensiamo all’aramaico, una lingua di una tribù ormai scomparsa dell’odierna Siria. L’Aramaico fu adottato da decine di popoli diversi per quasi 1500 anni come lingua franca e come lingua alta per rituali diplomatici e religiosi: dagli assiri ai babilonesi, dagli ebrei ai persiani e perfino in Egitto. La Mesopotamia comunicava con l’Egitto usando aramaico. Parti della Bibbia sono scritte in aramaico e perfino Gesù Cristo parlava aramaico. L’aramaico sopravvisse perfino all’avvento di Alessandro Magno e alla sua Ellenizzazione. La lingua veniva usata da diplomatici, sacerdoti, soldati e commercianti. All’epoca queste categorie erano tutte poliglotte, alcune perfino capaci di parlare 3 o 4 lingue. Quando Alessandro invase il Medio Oriente si arrivò ad un punto in cui un individuo istruito poteva parlare aramaico, accadico, koiné (greco), persiano e se facente parte di minoranze etniche curdo o ebraico. E tutto questo senza scuole pubbliche, corsi settimanali comprati in edicola o internet. Semplicemente la presenza di un impero cosmopolita e l’assenza del concetto di stato-nazione e soprattutto di uno stato-nazione che forza i bambini ad imparare una sola e sacra lingua creano le condizioni naturali per la poliglottia.
Sappiamo poi che durante l’impero romano un barbaro istruito della Gallia aveva accesso ad almeno tre lingue: latino, greco e gallico. E se, come era normale per un ufficiale dell’esercito, veniva pure spedito in Siria doveva imparare pure l’aramaico. Per poi andare in pensione magari in Illiria dove l’imperatore gli aveva donato delle terre da coltivare come premio.
Per guardare ad esempi più vicini a noi vediamo al francese, lingua franca per eccellenza della diplomazia fino alla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante lo sia stata per piu di duecento anni non ha soppiantato nessuna altra lingua europea. Se non si conosceva la lingua franca non si poteva comunicare tra europei, fare affari, viaggi diplomatici, parlare di letteratura, musica, arte e scienza. In poche parole se non si sapeva francese si era parte della gleba, contadini senza alcuna istruzione o possibilità di scalata sociale. E così come allora oggi accade con l’inglese. Chi non sa l’inglese oggi nel 2015 è come un contadino del 1800, non importa quanto istruito o con quante lauree. Sarà destinato all’oblio e a vivere fuori dalla storia. Ma al contrario di quel contadino ognuno di noi ha la possibilità di imparare le lingue franche oggi quasi gratis. Basterebbe buttare nel cesso quell’orgoglio provinciale ed eliminare quei confini mentali che ci sono stati imposti fin dalla nascita.