Occhi grandi, infanticidi e evoluzione

Spesso facciamo l’errore di pensare che ogni caratteristica fenotipica abbia un suo perché evolutivo. O molto piú spesso invertiamo causa ed effetto. Un esempio di questo è la grandezza negli occhi dei bambini. Si dice che gli occhi dei bambini siano così grandi rispetto al resto della testa e corpo per incutere tenerezza negli adulti. Una sorta di riflesso pavloviano che ci viene ogni volta che vediamo quei grandi occhioni: diventiamo docili e perdiamo aggressività. Si dice che questo si sia evoluto per evitare che i bambini vengano uccisi.

In effetti questa è una caratteristica tipica di quasi tutti i vertebrati. L’infanticidio è tristemente comune nel mondo animale e avere un fenotipo esteso come gli occhi sproporzionati potrebbe aiutare ad evitare molte morti. Ma è veramente così? Secondo questa teoria i cuccioli dei vertebrati hanno sviluppato questa caratteristica per sopravvivere all’assalto degli adulti, più spesso maschile che femminile. Chiamiamo Occhio la causa e Docilità l’effetto.

Cosa si è evoluto prima, allora, Occhio o Docilità? Qualcuno risponderebbe che è la domanda a non avere senso in termini evoluzionistici ed è vero. Ma invece io vorrei contestare l’intero costrutto di questa teoria. Si dice che gli occhi dei cuccioli non crescano dalla nascita all’età adulta, ovvero si nasca con gli occhi già della grandezza adulta. Una veloce ricerca su internet mi informa che questo però è parzialmente un mito. Ovvero gli occhi crescono dopo la nascita ma raggiungono la grandezza massima intorno ai tre anni di vita circa. Ma la loro crescita è veramente di poco conto rispetto al resto del corpo (da 17 mm a 22 mm). Quindi possiamo dire che la crescita c’è ma non è così drammatica come ci aspetteremmo nella crescita del corpo di un bambino. Il motivo è forse da ricercare nella loro origine. Gli occhi sono parzialmente di derivazione neuroepiteliale e sono connessi al nervo ottico che fa parte del sistema nervoso, di cui fa parte anche la retina. Ora, nonostante recenti scoperte dimostrino che la neurogenesi continui anche in età adulta e soprattutto nelle prime fasi della infanzia possiamo dire che però è estremamente limitata. Cosa cresce nell’occhio dopo la nascita? Soprattutto le parti che derivano dal mesoderma, meno quelle che derivano dalla cresta neurale. Nervo ottico e retina hanno crescita limitata e questo condiziona tutto il resto dell’occhio. Quindi quello che abbiamo è un occhio che deve per necessità già essere sproporzionatamente grande fin dalla nascita. Per necessità, non perché il suo scopo sia quello di far diventare docili gli adulti. Ed ecco che forse gli occhi grandi (causa) non si sono evoluti per evitare l’aggressività degli adulti (effetto). Il fatto che poi il riflesso pavloviano Docilità si sia sviluppato in risposta a questo è tutto un altro discorso. In realtà è una combinazione di caratteristiche fenotipiche che abbassano l’aggressività negli adulti (dimensioni occhi, testa sproporzionata rispetto al corpo, forme curve, movimenti scoordinati ecc.) e non solo la dimensione degli occhi. L’evoluzione utilizza sempre caratteristiche preesistenti per creare nuove funzioni.

Questo è solo un esempio delle fallacie a cui ci può portare un approccio sbagliato all’evoluzione.

 

2 commenti

Archiviato in Uncategorized

2 risposte a “Occhi grandi, infanticidi e evoluzione

  1. amleta

    Io ho notato questa cosa in oriente, dove adesso si fanno fare delle operazioni chirurgiche estetiche per ingrandirsi gli occhi. Davvero una cosa pazzesca. Mah…

  2. Ma in effetti io ho sempre sentito parlare della questione degli occhi grandi nella prospettiva corretta (vedi gli articoli di S. J. Gould sulla neotenìa, e in particolare quello su topolino, http://www.bambinietopi.it/2015/01/mickey-mouse-evoluzione-neotenica-topo-bambino-gould.html ).
    Però noto anch’io che è diffusissima la tendenza a trovare giustificazioni teleologico-darwinistiche (spesso posticce quando non palesemente assurde) per qualsiasi tratto fenotipico — e secondo me su questo Dawkins ha contribuito a spingere nella direzione sbagliata, al contrario di Gould, si veda ad esempio il suo celeberrimo articolo sui pennacchi di S. Marco.

Lascia un commento