Quello che non vi hanno mai insegnato al corso d’inglese: i 10 errori più comuni degli italiani

Dopo quasi un decennio all’estero (ebbene sì questo settembre segnerà i 9 anni della mia permanenza all’estero) posso con sicurezza elencare i dieci più comuni errori che gli italiani fanno quando tentano di parlare l’inglese. Se siete appena arrivati su questo blog e non conoscete questa rubrica qui ci sono le altre puntate: https://fabristol.wordpress.com/category/quello-che-non-vi-hanno-mai-insegnato-al-corso-dinglese/

Enjoy!

1) Excuse me/sorry: se una persona cerca di attrarre l’attenzione di un’altra dicendo “Sorry!” state tranquilli che si tratta di un italiano. Giusto l’altro giorno in aereo una ragazza cercava di chiamare l’hostess urlando sorry, sorry, sorry ma è bastato l’aiuto di un inglese con un “excuse me lady, this girl would like to talk to you.” per farla girare. L’italiana era infuriata perché pensava che l’hostess la stesse ignorando ma in realtà quello che stava urlando era “mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace” verso una persona con cui non aveva avuto alcun contatto. Infatti excuse me si usa per attirare l’attenzione e chiedere permesso mentre sorry si usa principalmente per chiedere perdono, scusa. In italiano questa differenza è irrilevante perché usiamo il verbo scusare per indicare due azioni diverse. Per evitare di fare questo errore che agli italiani viene naturale pensate in questi termini: quando siete in strada e volete superare un gruppo di persone e dovete passare in mezzo dite “excuse me”, quando invece pestate un piede a qualcuno dite “sorry”. Excuse me viene prima di un contatto, sorry dopo che il contatto è avvenuto. Se pensate in questi termini sarà più facile ricordarsi della differenza.

2) Per anni ho risposto al telefono dicendo Hello I’m Fabrizio anche con persone che sento tutti i giorni. Un giorno un mio collega mi fa: “Fabrizio ogni volta che rispondi mi dici che ti chiami Fabrizio, ma lo so benissimo!”. Da quel giorno ho capito che esiste una grande, immensa differenza tra I’m X e it’s X al telefono! In italiano siamo abituati a dire Pronto sono X quindi istintivamente in inglese ci viene da dire I’m X. Ma in inglese significa letteralmente “Pronto mi chiamo X.”. Quello che si dovrebbe dire è Hello it’s X, che letteralmente significa Pronto è X che parla. Questa la definisco una ottima figura di m****, di quelle che ti rimarranno per tutta la vita. Ricordatevi le figure di m**** sono il pane quotidiano per un buon apprendimento: pane e m****, così s’impara l’inglese all’estero. Se non fate figuracce non state imparando.

3) Eventually: eventually non significa eventualmente. Mettiamocelo in testa. Eventually è un false friend e significa infine o alla fine (a volte può essere utilizzato in un contesto in cui si vorrebbe dire prima o poi). Eventualmente si dice in case o possibly. Non cadete nel tranello.

4) Before/earlier: altra figura di m**** memorabile in Svezia grazie ad un amico belga (che quel giorno ho odiato ma poi ho ringraziato). In italiano per indicare un avvenimento antecedente a qualcosa utilizziamo “prima”. Ma “prima” viene anche utilizzato per indicare un avvenimento avvenuto nel passato senza specificare “prima” di qualcosa. Nelle altre lingue e specialmente in inglese queste due differenti indicazioni di tempo sono espresse da due parole differenti: quando si vuole indicare un avvenimento antecedente a qualcos’altro si usa before, mentre per qualcosa che è avvenuto indipendentemente da un altro avvenimento earlier. In genere gli italiani usano before in qualsiasi situazione. “I did it before.” “Why didn’t you come before?” ecc. Tornando al mio amico belga un giorno mi chiede: “You italians always say that you do things before, but before what?” Ecco, per evitare di sbagliare fatevi sempre questa domanda: before what?

5) after/later: stesso problema del punto 4. Si dice “I’ll do it later” non “I’ll do it after” (a meno che non si voglia sottindere qualcosa da fare dopo qualche altra cosa). Di nuovo chiedetevi sempre come il mio amico belga: before what and after what?

6) do/make mistake: anche qui il problema risiede nell’italiano che usa lo stesso verbo per indicare più cose. L’inglese differenzia tra il verbo to do, compiere un’azione, e to make, produrre, costruire, fare qualcosa. In genere gli italiani privilegiano to do perché nella maggior parte delle volte è simile al nostro fare ma nel caso di “fare un errore” (è proprio il caso di dirlo!!) non si dice “i did a mistake”. Si dice “I made a mistake”. Gli inglesi non fanno errori, li creano.

7) hair/hairs: errore comunissimo è quello di indicare i capelli come numerabili in inglese. Gli inglesi non dicono “She has beautiful hairs”, ma “she has beautiful hair.”. Nel primo caso avete appena detto che lei ha dei bellissimi peli, quelli sì numerabili (specialmente in certe donne). E’ molto difficile mettersi in testa questa differenza ma io ho trovato un modo per ricordarmelo (no, non penso alla mia testa ormai prossima alla calvizie totale): pensate alla chioma in italiano e tutto torna. “Lei ha una bellissima chioma” si può tradurre facilmente con “She has beautiful hair”.

8) to take shower/photo: Dopo 7 mesi di full immersion di inglese (i miei primi 7 mesi all’estero) ero così entrato nella mentalità inglese che a Siena chiedo ad un gruppo di turisti “Potete prendere una foto di noi?”. Traduzione letterale di “can you take a photo of us?”. Ricordatevi che gli inglesi non “fanno” le foto (to do) ma le prendono (To take). Stessa cosa vale per la doccia che si “prende” non si “fa”. Esatto pure in inglese “to do a shower” o “to do a photo” significa fottersi una doccia o una foto. E non è bello dichiarare davanti a tutti “I need to do a shower!” (Ho bisogno di fottermi una doccia!”).

9) to be hot/cold: classico errore dell’italiano alle prime armi. In UK se si dice che si “ha freddo” (to have cold) significa che si ha un raffreddore e se si “ha caldo” (to have hot) la gente vi chiederà “You got hot what?” Significa che si ha qualcosa addosso di caldo: hot pants, hot trousers ecc. Gli inglesi “sono caldi/freddi” (to be hot/cold). Per farvelo entrare in testa pensate così: sono accaldato, sono ghiacciato e sarà più semplice tradurre I’m hot, I’m cold.

10) People: people è il plurale di person e come tale deve essere seguito da are non is. Questo è molto difficile da ricordare perché gli italiani traducono people con gente, che nonostante indichi una pluralità in italiano è singolare.

Come potete vedere la maggior parte degli errori che gli italiani fanno in inglese derivano dalle stranezze della lingua italiana (per esempio l’uso della stessa parola per indicare cose o azioni diverse). Questo è importante da tenere in mente, invece di stare sempre lì a lamentarsi di quanto sia difficile l’inglese. Spesso il problema è la lingua nativa non quella che si sta imparando. Questi dieci punti ci insegnano anche un’altra cosa che non mi stancherò mai di ripetere (ed è anche il motivo per cui ho iniziato questa rubrica): il metodo di insegnamento dell’inglese nelle scuole italiane è mediocre, inutile e spesso controproducente. Tutti gli italiani che ho incontrato all’estero facevano e alcuni tuttora fanno questi errori. Significa che non importa da quale regione, strato sociale, generazione questi italiani siano venuti. La scuola e gli insegnanti di inglese non si sono mai premurati di dire “Ragazzi, allora stiamo molto attenti a questi tipici errori degli italiani. Ora ve li elenco.”. No, ci si è limitati infatti a far completare quelle stupide e inutili “unit” dei libri d’inglese scritti da inglesi per i corsi internazionali dei college inglesi. Un libro d’inglese per italiani dovrebbe essere scritto da italiani perché solo un italiano può capire e prevenire i tranelli dell’apprendimento dell’inglese su cui i madrelingua italiani possono cadere.

67 commenti

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67 risposte a “Quello che non vi hanno mai insegnato al corso d’inglese: i 10 errori più comuni degli italiani

  1. Grande come sempre! Aggiungerei il super classico errore “I am agree” che sento ripetersi e ripetersi (da italiani e francesi), ma anche la differenza tra “last” e “latest”, sottile ma mooooolto importante in alcuni contesti (tipo “abbiamo appena rilasciato l’ultima versione di un protocollo” diverso da “abbiamo appena rilasciato la versione più recente di un protocollo”). Poi va beh, in questi anni ho anche ascoltato “I exit and I lunch” per dire “esco a mangiare” :D, ma anche “we two” invece del “the two of us”, ma la lista potrebbe andare per lunghe in effetti. Nella maggior parte di questi errori ci caschiamo quasi tutti ed è bello poi riderci con il senno di poi, ripensare alle situazioni, alle figuracce, ma sono d’accordo con te, un insegnamento focalizzato sui facili errori linguistici potrebbe già dimezzarne buona parte!
    Non mi piace mai aggiungere link al proprio blog in commenti su blog altrui, ma mi era inevitabile pensare a questa striscia, leggendo il tuo post: “A bit of inglish” http://andimabe.blogspot.com/2012/11/a-bit-of-inglish.html : )

  2. Grazie, Fabri.
    Utilissimo e interessante.

  3. VoceIdealista

    Grazie alle scuole, infatti, il mio inglese è a dir poco pessimo.
    Grazie per questi dieci punti: me li segno per evitare future magre figure!

  4. Ma le scuole, soprattutto quelle pubbliche non servono ad insegnare l’inglese. Servono a dare uno stipendio al professore di inglese. Oltre a fornire altre cose che sono utili a molti tranne gli studenti. In questo senso, le scuole funzionano esattamente come dovrebbero. 🙂

    Enrico
    ——————————————
    http://pulgarias.wordpress.com

  5. Marco

    A proposito di Hello it’s X, sento dire molto spesso dagli americani Hello, this is X. E’ corretto anche in UK?
    Un’altra domanda: Mi hanno fatto notare che si deve dire The both of you e non Both of you ma non sono convinto.
    Grazie, post molto interessante, dovrebbe entrare di diritto nei piani di studio delle scuole italiane 🙂

  6. Il cosiddetto “inglese scolastico” italiano corrisponde all’inglese della scuola primaria di altri paesi (ahimé..).
    Un altro ostacolo che si presenta agli italiani, secondo me, sono i verbi al passato. Per un italiano, infatti, andrebbe sempre bene il Past Simple, o al massimo il Present Perfect (che deriva spesso da un errato uso dei verbi anche nello stesso italiano) ; è difficile cogliere tutte le varie “sfumature” del context.

  7. William

    Ma ti ricordi quando nel sonno hai esordito dicendo “sir, where am I”? e fino a quando non ti ho risposto in inglese non hai smesso di blaterare nel sonno? ahahahahahah bei momenti
    ciao

    Willy

  8. Ecco, Fabristol: per la prossima puntata — grazie del suggerimento, 8antelucana8 — serve un prontuario sui verbi al passato!

  9. david

    “More close” non si dice ma gli italiani dicono piu vicino e lo traducono cosi, in inglese si dice close to ,closer than…just to know!

  10. teogarno

    Ciao! In America si dice “Have you ever…?” “Sure, I’ve done it before” che vuol dire che l’hai fatto almeno una volta nella tua vita. Non so se si usi anche in Gran Bretagna. Poi, concordo spassionatamente con andima, “I am agree” è un evergreen.

    In generale sono d’accordissimo che i libri di inglese per la scuola debbano essere scritti da italiani, però tutte i tuoi punti io mi ricordo benissimo di averli studiati a scuola e di avere fatto esercizi specifici (tranne forse I am Matteo e this is Matteo al telefono). Secondo me sono gli studenti che se ne fottono, studiano l’inglese come il latino, non lo praticano parlando con gli stranieri in vacanza o guardando film in originale, e si dimenticano tutto in 15 gg.

  11. teogarno

    @ Marco. Adesso mi invento una risposta… secondo me both of you è la forma più neutra, the both of you è più perentorio (“proprio tutti e due”).

  12. VoceIdealista

    I miei ultimi anni di superiori sono stati “seguiti” da una insegnante in malattia perenne che non poteva essere esonerata in quanto dotata di un certo grado di invalidità, quindi nel mio caso non posso darti torto.

  13. Woaahh, chi andava ad immaginare che questo post avesse così tanto successo! 😉
    @Andima
    Grazie mille!! Sapevo che saresti passato a commentare questo post. E il tuo post con i comics è semplicemente perfetto!
    @Marco
    Ho dato uno sguardo e pare che the both of you non sia corretto ma sia comunque usato in alcuni dialetti americani.
    @william
    Willy!! Non immaginavo leggessi questo post! Dio, quel viaggio da Stoccolma a Cagliari mi rimarrà sempre nella memoria. Soprattutto la tappa a Siena da te! Ah ah ah. Avrai pensato che fossi pazzo… 😉
    @Mlenjas
    guarda in bozze ho proprio un post sui tempi verbali… quindi stay tuned!
    grazie a tutti comunque (scusate ma mi sono appena trasferito e ho internet a singhiozzo).

  14. Marco

    Grazie teogarno e fabristol. Continuerò a usare “both of you” senza “the” allora, anche se lavoro con gli americani sono un grande sostenitore dell’inglese britannico 😉 grazie teogarno per aver risposto indirettamente anche alla mia domanda su “Hello, this is X” rispondendo al telefono.

  15. G

    «la maggior parte degli errori che gli italiani fanno in inglese derivano dalle stranezze della lingua italiana»

    In realtà non sono affatto stranezze della lingua italiana, sono solo cose diverse. Per fare il tuo stesso esempio tutte le lingue hanno parole singole che esprimono concetti che in altre lingue sono espressi da più termini, inglese compreso. Per esemio la parola “glass” (vetro, bicchiere, occhiali o anche specchio). O “smell” che a seconda del contesto può indicare un odore neutro, un profumo o una puzza. E sì, ho sentito diversi madrelingua inglese confondersi al riguardo (“che buona puzza” è una frase che ho sentito realmente usare).
    Questo non significa che una delle due lingue sia “strana”, ma semplicemente che sono due lingue diverse.
    Un altro esempio di errore che sento spesso, sia da parte di italiani che parlano inglese che di inglesi che parlano italiano, è l’uso del verbo like/piacere, che in inglese è transitivo mentre in italiano non lo è e per giunta si usa quasi solo nelle riflessive

  16. Emanuele Col

    Posso aggiungere un paio di figuracce personali? (Da inserire magari in un post futuro?)
    1) Fun vs Funny che in italiano si traducono entrambi in “divertente” mentre in inglese hanno due sfumature di significato diverse: “funny” si usa per qualcosa che fa ridere, “fun” per qualcosa che provoca divertimento non necessariamente una risata, es una barzelletta é “funny” mentre andare al luna park è “fun” – me lo ha fatto notare un mio amico Australiano dopo mesi che sbagliavo e non ha più resistito (Thanks Adam!)
    2) evergreen dei false friends: ” actually” che gli italiani usano per dire “attualmente” mentre in realtà “actually” significa “in realtà / in verità”.
    Gli inglesi non si accorgono dell’errore ma semplicemente capiscono un’altra cosa. “Actually this is not available” significa “in verità questo non è disponibile” e non “al momento non è disponibile”.
    3) altro evergreen – fare sempre attenzione alla pronuncia di sheet (la ‘e’ lunga) che altrimenti si confonde con qualcos’altro
    4) quando gli inglesi citano la “c-word” fanno riferimento ad una parolaccia che nemmeno osano pronunciare.. Ed io ingenuo che chiedo: “what’s wrong with the sea-world”? (Ancora mi ridono dietro!)

  17. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 15.02.14 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  18. Daniele

    Bell’articolo. Ma non mi preoccuperei tanto dei pochi errori che fanno gli italiani con l’Inglese, almeno ci provano. Gli inglesi, invece, pretendono di parlare la loro lingua anche in Italia e di essere compresi, senza fare alcuno sforzo nemmeno per dire due parole (che dire di pochi errori)….

  19. dottornomade

    Cacchio nonostante 4 anni all’estero sono caduto sulla 5! Grazie Fabrizio 🙂

    (chissà perché non ci avevo mai pensato, pur usando correttamente “after” e “later”)

  20. Per G

    non c’è dubbio che ogni lingua abbia i suoi casi particolari, infatti quello che volevo sottolineare è che spesso gli italiania (ma questo vale per qualsiasi madrelingua) pensano di parlare la lingua più razionale e intuitiva del mondo.

    Per Emanuele

    Grazie per i tuoi esempi. Sicuramente la confusione fun/funny e actually andranno in una mia futura lista. 🙂

    PEr Daniele

    Esatto come lo sforzo che fanno gli italiani quando vanno in Ungheria o in Russia o in Turchia giusto?

    Per nomade

    Glad I’ve been helpful!! 😉

  21. am

    l’errore più classico , per me , era : I use to (verb)
    che vergogna

  22. Filippo

    Ciao Fabristol,

    concordo, si tratta di errori comuni, ma farei una distinzione tra quelli che non fanno danni (“I did a mistake”) e quelli che cambiano il senso di una frase. Fra questi ultimi citerei un altro grande classico, che e’ “In fact”, spesso utilizzato dagli italiani come traduzione ricalcata di “infatti”, persino con funzione di entusiastica approvazione per un commento altrui (“It’s always tough to deal with that customer” “Eeeeh…In fact!”) che lascia gli albionici sempre sbigottiti.
    In ogni caso trovo davvero eccessivo (almeno per la mia esperienza) parlare di “figure di merda”. Se l’interlocutore inglese e’ minimamente illuminato, capisce che parlare una seconda o terza lingua non e’ uno scherzo e – giustamente – si sente comunque in posizione di inferiorita’ perche’ salvo rare eccezioni lui non parla che la propria.
    Se invece e’ uno che non ha la pallida idea che esista un mondo oltre la Manica (e figurarsi altre lingue), il problema e’ solo il suo.
    Io direi che gli inciampi linguistici (che per carita’, vanno evitati e giustamente corretti) sono per lo piu’ fonte di salutare ilarita’.
    Ovviamente stiamo parlando di un inglese imperfetto, ma parlato gia’ a buon livello, non certo di scene da film di Toto’.

    Ciao!

    Filippo

  23. Per Filippo

    ho usato l’espressione figura di… perché veramente ogni volta mi sono sentito in quella situazione. La maggior parte delle volte non con i madrelingua ma con altri stranieri. Ma il problema è che la maggior parte di noi là fuori fa “scene da film di Totò”. Certo adesso ci rido sopra su quegli errori, ma ti posso assicurare che usare per anni una parola o una espressione pensando di intendere qualcosa e poi scorprire che significava qualcos’altro o perfino l’opposto è veramente shockante. Ma è uno shock salutare se lo si sa prendere bene. Perlomeno per il mio carattere sono proprio le figuracce che mi rimangono così impresse nella mente e che mi aiutano a correggere gli errori. Se non ci fossero non mi rimarrebbero impresse e non riuscirei a correggermi. Ecco perché penso che il modo migliore per imparare una lingua sia andare allo sbaraglio, da solo in un paese straniero con qualcuno (preferibilmente non un madrelingua inglese perché sono troppo cortesi per correggerti) che ti possa correggere gli errori che vengono naturali.

  24. p.s. un po’ out of topic, questo articolo mi ha fatto pensare ai tuoi post a tema, potrebbe interessarti ; )
    http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/mar/11/pronunciation-errors-english-language

  25. Molto interessante grazie!

  26. aliens.77

    non so come mai in italiano si dice faccio la doccia quando sia in francese che in inglese e probabilmente in molte altre lingue si dice prendo un doccia.

  27. stefano65

    Per quanto riguarda la parola PEOPLE io mi canticchiavo la canzone “people are people” dei depeche mode!

  28. Pingback: Alcuni errori tipici nel mondo delle traduzioni

  29. Gaetano Barreca

    L’ha ribloggato su Gaetano Barreca.

  30. E’ vero che alcune volte gli insegnanti cercano d spiegare questi famosi “false friends” senza molta attenzione da parte degli studenti, ma è anche vero che in Italia l’inglese e le lingue in genere si insegnano mediamente malissimo a scuola (e non a caso una delle frasi che più frequentemente mi sento ripetere quando faccio corsi e lezioni, praticamente a qualsiasi livello, è: io sono negato, eh! Devo impararlo ma non so se ce la farò mai). Il fatto è, se ti fanno studiare la grammatica inglese per 8 anni (la grammatica inglese!! per otto anni!!) e poi non sai spiccicare una parola mica è colpa tua 🙂

  31. Comunque qui ci sono ottimi spunti per memorizzare queste trappole!

  32. Gli italiani all’estero sono indifendibili. Sento anch’io in continuazione questi errori, ma non mi stupisce che chi nella propria lingua si esprime con dei “se avrebbe avuto” si preoccupi poi della differenza tra before, earlier e sooner. È ignoranza becera, e per un popolo di ignoranti è meritatissima la figura di merda quotidiana in mondovisione, con presidenti della repubblica, primi ministri, generali, ministri degli esteri che non sanno dire “buongiorno” ad un summit internazionale.
    Detto (molto brevemente perché ne avrei un bel po’ da aggiungere) questo, non dimentichiamo le colossali figure di merda di ormai buona parte degli americani, canadesi e australiani (per fortuna all’Inghilterra ancora un po’ d’orgoglio linguistico è rimasto), giornalisti professionisti compresi, che con amenità tipo ” a truck and it’s trailer”, “I should have went” e “your a good boy” dimostrano che di lingue non ne conoscono nemmeno una.

  33. Pingback: Quello che non vi hanno mai insegnato al corso d’inglese: (gli altri) 10 errori più comuni degli italiani | Fabristol

  34. maryonn

    Bell’articolo. Io amo molto l’inglese, anche se mi piacerebbe saperlo molto meglio. Comunque oltre alle differenze tra italiano e inglese ci sono altre difficoltà, per chi come lingua madre non ha l’italiano ma il proprio dialetto. A volte non è sempre una penalizzazione, ma spesso ci si scontra con dei modi di dire che sono veramente agli antipodi rispetto all’inglese.
    Io sono veneta, e il mio dialetto è il veneziano. Il problema è che è molto sgrammaticato, oltre ad avere una pronuncia ancora più lontana dall’inglese rispetto all’italiano. Avete mai sentito parlare un gondoliere tipico? Ve lo immaginate rispondere in inglese a qualche turista?
    Per quanto riguarda me, quello che mi ha aiutato molto con le lingue è aver utilizzato il dialetto e l’italiano come lingue diverse. Infatti quando parlo italiano penso in italiano, se lo faccio in dialetto penso in dialetto. E ovviamente se parlo in inglese penso in inglese. Non tutto il male viene per nuocere!

  35. Silvia

    Una curiosità che ho appreso da poco sulla parola “people”: nell’inglese più formale il plurale di person è persons, e people vuol dire effettivamente “gente”, ovvero è un “collective nouns” la vera differenza tra l’italiano e l’inglese è che nel secondo i nomi collettivi possono essere sia singolari che plurali a seconda del contesto e a seconda che il nome indichi un gruppo di persone come un’unica entità o come un insieme di individui separati.
    Comunque mi piace molto questa rubrica: continuerò a seguirla con interesse!

  36. Lorena

    Ultimamente trasmettono la pubblicità di una serie che andrà in onda su Giallo a partire dal 9 gennaio: missing persons. Al che mi sono chiesta perché usa persons invece di people, a scuola mi hanno sempre detto che il plurale di person è people, così ho cercato ed ho trovato il tuo blog: complimenti! Perché non scrivi un libro invece di un blog?

  37. Cara Lorena,
    grazie mille, sono felice che i miei post possano essere utili. 😉
    Persons si usa per quelle quantità di persone facilmente numerabili come per esempio nelle indicazioni di sicurezza sull’ascensore. “Maximum 4 persons”

    Più che libro volevo raggruppare tutti i post che ho fatto e quelli che farò in un pdf da scaricare. Chissà quando vedrà la luce. 🙂

  38. frà

    Vedi che take a shower é Americano, in inglese britannico si dice have a shower.

  39. Post interessante e utile!
    Mi trovo pienamente in accordo con teogarno. Io dalle elementari al liceo ho sempre seguito l’insegnamento di lingua inglese in modo attivo e mi ricordo che facevo anche io esercizi specifici per evitare questi errori (anche per It’s e I’m, con tanto di simulazioni in classe di telefonate) e mi ricordo anche che i “trucchi” per evitarli erano proprio gli stessi che hai scritto sopra (before/after what? ecc.) Statisticamente secondo me ci sono molti più studenti negligenti che pensano ad andare a scuola per, come si suol dire, “scaldare la sedia” di insegnanti con problematiche come quelle riscontrate da VoceIdealista. Per quanto riguarda il nostro sistema scolastico penso che sia comunque abbastanza datato e da rinnovare, basta pensare che la riforma che regola la maggior parte delle decisioni è quella di Gentile del 1923!

  40. Ottimo articolo, ho ripassato un po di inglese ed è sempre utile! 🙂

  41. io ho imparato l` inglese canadese in un paesino dove il 90% degli abitanti non avevano l` inglese canadase come lingua madre. Meta` erano di lingua francese canadese e l` altra` meta` erano emigranti dalla Germania, Polonia, Italia,lituania, Ungheria,Croazia, Ucraina , Scozia e vi potete immaginare gli sfondoni quando parlavamo l` inglese ma alla fine ci capivamo tutti . E devo dire che in 40 anni in Canada l` unica persona che ha cercato di correggere la mia pronuncia e` stata l` insegnante d`inglese. Era il suo lavoro! Ma se uno non vuol fare una figuraccia e`meglio ricordarsi della giusta pronuncia in parole come sheet or beach, e inoltre ricordarsi di non mettere una vocale alla fine di ogni parola. E infine cercare di parlare piu` piano e non mettere parole insieme come si fa in italiano.Fateci caso, gli italiani compreso il sottoscritto, invece di dire I don`t go dicono Idongo, tutta una parola

  42. lucy

    grazie!! io ho ripreso a studiare l’inglese e mi sembra molto utile il tuo articolo! è spiegato bene e mi ritrovo con i metodi che usi (es:hair, people), e pensavo non fosse giusto 😀

  43. Luca

    In realtà avevi ragione tu, non il tuo amico belga.
    Da Cambridge Dictionaries: “After: later than someone or something else.
    Hilary got here at midday and Nick arrived soon after.
    I can’t go next week – how about the week after?
    Wordreference: After (US) time: later
    … but he came three hours after.
    Before: at an earlier time, or on a previous occasion
    I’ve never seen her before.
    We had spoken on the phone a few days before.
    Before often comes after nouns such as day, morning, night, week, month, year to refer to the previous day, morning, etc.:

    Two people were ill at work yesterday and three people the day before!

    We use before to connect earlier events to the moment of speaking or to a point of time in the past:

    I’m so looking forward to the trip. I haven’t been to Latin America before. (up to the moment of speaking)

    I introduced Tom to Olivia last night. They hadn’t met before. (up to that point in the past)

    As I said before, ecc…”

  44. Caro Luca,

    e invece aveva ragione lui e ti spiego perché: come dice il Cambridge after indica una azione che avviene dopo qualcosa. Negli esempi che fai è sempre sottinteso dop qualcosa: arrived soon after (Hillary); the week after (the revious week); 3 hours after (him or her); I have never seen her before (this time) etc. etc.
    Come vedi after e before si usano per indicare un’azione avvenuta prima o dopo qualcosa. Spesso però qualcosa o qualcuno è sottinteso nella frase.

  45. Luca

    Ah, allora non avevo capito cosa intendessi nel post, colpa mia. Comunque mi è venuto un dubbio, si può dire “I said it before”, intendendo before now?

  46. sì è corretto dire i said it before or i heard it before.

  47. Laura

    E che dire delle subordinate dei periodi ipotetici?
    “if it WILL rain, we will not play football”…si sente (e legge) spesso…
    o “if you WOULD go, I’d follow you” ecc… l’equivalente di dire in italiano “se tu ANDRESTI io ti seguirei”…

  48. Mirko

    Uno Dei classici errori é JUST che viene scambiato per “GIUSTO ” ma ha un altro significato.

  49. Pingback: Quello che non vi hanno mai insegnato al corso d’inglese: (ancora altri) 10 errori più comuni degli italiani | Fabristol

  50. Ginchester

    Ho adorato questo post, ci sono finita più per curiosità che per reale necessità, ma ha comunque dissipato ogni dubbio.
    La mia fortuna è stata quella di aver studiato inglese esclusivamente su google, dato che appunto a scuola il metodo di apprendimento fa letteralmente schifo! Fortuna che anni fa ho avuto la brillante idea di guardare serie tv totalmente in inglese con i sub in italiano. Ora le guardo senza, comprendo ogni singola parola, e anche i modi di dire. Anche se devo dire che le serie tv Americane sono un po’ inaffidabili su questo, molti modi di dire sono veramente assurdi, diversamente dagli inglesi che ne hanno pochi ma che a mio parere è meno complicato decifrare!

  51. Gigliola

    Ciao Fabristol, finalmente dopo aver dovuto lavorare tanto e per tanti anni, ho finito! nel senso che sono andata in pensione e, finalmente potro’ imparare un po’ d’inglese e forse un giorno concedermi una bella vacanza a Londra riuscendo a capire o dire qualcosa. Ho copiato le tue “dritte” e le terro’ a mente, sono utilissime. Grazie, grazie davvero. Gy.

  52. Bianca

    Ciao!
    Articolo interessante…sapresti indicarmi se ci sono delle guide/libri che raggruppino diversi errori di traduzione che gli italiani fanno in genere?

  53. Cara Bianca,

    purtroppo non conosco niente del genere. Ecco perche’ ho incominciata io a farla questa guida. 😉

  54. Lidia

    É molto nteressante. Effettivamente in Italia c’è scarsa consapevolezza della necessità di conoscere altre lingue, soprattutto l’inglese. Con quello vai ovunque…..La scuola insegna proprio poco in questo senso😔😔

  55. Pingback: Amarcord post(iccio) | Fabristol

  56. Mirko De Dominicis

    ciao
    questo articolo sembra spudoratamente simile al tuo

  57. Grazie per il link anche se non credo che abbiano copiato così tanto. E se lo hanno fatto vuol dire che vale la pena copiarlo e questo lo prendo come complimento 😉

  58. Marco

    Una volta un collega British mentre eravamo in macchina sulla A1 disse gnucci! I love them- ho immaginato che si riferisse a li gnocchi che avevamo apprezzato la sera prima a cena e non allo stilista, Forse la hostess non immaginava che un “sorry” pronunciato da una straniera contestualmente alla situazione reale in quanto la vede avrebbe potuto anche pensare a qualcosa di diverso piuttosto che trincerarsi dietro la pura grammatica.
    immaginare è meglio che conoscere, per il resto concordo con chi dice che l’Inglese insegnato nelle scuole serve solo a elargire uno stipendio.

  59. Mariana

    Fabrizio grazie mille x il tuo articolo, non sono italiana ma molte cose che dici le sbaglio anchio. Mia lingua madre è spagnola e spesso gli scherzetti italiani sono anche in spagnolo, ma non sempre. Anche tra spagnolo e l’italiano ci sono parecchi falsi amici… quindi, le mie figuraccie sono doppie!!! jjajajaja
    Altro da aggiungere al sugerimento di Emanuele Col, di tenere lunga la “i” in alcune parole per evitare di dire parolaccie: Oltre a “sheet” per dire lenzuola e non m…da, capita lo stesso con beach, spiagia e non cag….. e anche peach, per dire pesca e non put…….

  60. Mariana

    Sono d’accordissimo con @Pinco Panco. Non possiamo sempre buttare la colpa sugli altri. Dobbiamo pensare come adulti e prendere le nostre responsabilità. Riccordiamoci che in quei tempi eravamo adolescenti, senza voglia di fare un tubo altro che il brake con gli amici e divertirci. Io personalmente odiavo l’inglese, poi la mia insegnante era brava per insegnare però cattivissima come persona, percuil’unica cosa che mi interesava era passare gli esami, anche copiando alla mia amica per non vedere più quella strega…
    Poi ho fatto pure l’insegnante e sono benissimo come sono anche i ragazzi, confermando quello di sopra. Uno si ammazza per insegnare e loro sono sempre tra le nuvole…
    Tornando al Inglese, ora già adulta, riconozco che era una cosa più psico-affettiva che altro, e non imparavo perche lo odiavo. Oggi mi trovo vivendo in un paese di lingua inglesa e non ho via di scappo! Anche mi serve per il lavoro perchè devo scrivere in inglese formale, il quale è molto difficile per me, e per 3º volta mi ritrovo a fare tutti i corsi d’Inglese che ho scordato per non praticare…

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  62. Annalisa

    Un altro comune errore che ho sentito spesso dagli italiani e’ dire pay attention invece di be careful. In italiano si traducono entrambi con fai attenzione ma in inglese pay attention vuol dire concentrati, mentre be careful significa fai piano perché ti potresti fare male e si usa in una situazione pericolosa

  63. Simone

    Per il “pay attention”: allora perchè nel videogioco Crazy Taxi, pubblicato dalla Sega nel 1999, spesso i passeggeri dicono “pay more attention” dopo che qualche manovra pericolosa è andata male e si ha tamponato una macchina?

  64. Simone

    ciao molto interssante, ma il problema che noi italiani non sappiamo parlare neppure la nostra lingua, per il resto che mi dici della parola get che ha una “sflilza” di significati?

  65. Sebastiano C

    La lista è molto carina e dici cose esatte. Ma da professore di inglese di un liceo italiano posso dire che: 1- questi errori tipicamente italiani corrispondono ad altrettanti errori tipici di altri parlanti del mondo. Ognuno fa i suoi (gli studenti giapponesi, cinesi, francesi, spagnoli, russi in prima linea, ma anche tantissimi parlanti lingue neo-germaniche più simili all’inglese ne fanno tanti traducendo letteralmente dall’olandese o dal tedesco, te lo assicuro) ed è assolutamente normale il contrario: gli anglosassoni che studiano l’italiano nei loro paesi mi fanno spesso sanguinare le orecchie 😎; 2- in Italia le ore dedicate all’inglese sono ridicole e noi dobbiamo barcamenarci tra programmi, compiti in classe e interrogazioni, togliendo moltissimo tempo alla reale fase di insegnamento/apprendimento, che invece in molti paesi è strutturata in modo diverso, dando più spazio e più libertà ai docenti; 3- a fronte di metodi antiquati (che non vuol dire molto, dato che 100 anni fa c’era chi imparava in modo perfetto le lingue senza essere mai andare all’estero, senza TV e internet e studiando solo grammatica e pronuncia, solo sui libri, solo con dettati e traduzioni) la stragrande maggioranza degli alunni che ho avuto nella mia carriera non facevano un caz*o né in classe né a casa, per quanto mi dicessero che finalmente con me imparassero tante cose e io gli sia stessi enormemente simpatico. La stessa cosa nelle classi che ho quest’anno. Quindi figuratevi cosa facessero con gli altri professori prima di me. Poi li rincontro da adulti e mi dicono TUTTI di essersi pentiti di non aver fatto nulla ai tempi della scuola. Forse qualcosa non quadra?; 4- le tanto vituperate Unit che disprezzi, in realtà contengono tutte le cose che hai scritto nella lista, te lo assicuro, e noi professori ne parliamo eccome in classe (potrei aggiungere altri 50 punti a quelli della tua lista, credimi) ma chi ascolta davvero? Chi prende appunti? Chi sottolinea quelle cose sul libro e ne tiene conto? Non mi sembra che la scuola italiana, a fronte di questi professori brutti sporchi e cattivi, pulluli di alunni altamente desiderosi di imparare, studiare e approfondire in modo serio sia in classe che a casa. Poi sta a noi professori invogliarli, provarci sempre, certo, ma sapete tutti che la classe tipica italiana è formata da 2 alunni attenti e desiderosi di assorbire tutto, 5 alunni che studiano per farsi bene solo le interrogazioni, 15 che tirano a campare e 2 che non fanno un caz*o dalla mattina alla sera. E molti, moltissimi vengono a scuola o per mostrare le nuove Adidas o il nuovo tatuaggio (e io ne ho tre, figurati, ma me li godo fuori dalla scuola) o per farsi di spinelli nei bagni o per, come ho detto prima, tirare a campare perché devono prendersi questo benedetto “pezzo di carta”. In media, in una classe, due o tre ragazzi su venti escono dalle superiori che sanno davvero scrivere in italiano, conoscono la matematica, parlano in inglese. Gli altri no. E hanno avuto tutti gli stessi docenti. Sono stato in scuole all’estero e posso dirti che l’atteggiamento dei ragazzi nei confronti dell’inglese e della conoscenza in generale è moooooolto diverso. 5- il 90% libri da almeno 10/15 anni contengono sempre i confronti tra la lingua inglese e quella italiana (solo Headway, libro che io reputo pessimo malgrado sia amatissimo dai madrelingua, si ostina a non presentarli) ma questi confronti inglese-italiano, questi “errori tipici degli italiani in inglese” sono scritti ovviamente in piccoli paragrafi, il prof ne parla per qualche minuto e indovina cosa succede? Che nessun alunno dà peso a quelle cose, perché sono in piccoli paragrafi, un po’ come le informazioni tra parentesi nei libri di storia. Perché impararle se sono tra parentesi, giusto? 😅 E poi mi sento dire: ” Ma prof, come facciamo a imparare tutte queste cose se abbiamo anche l’italiano, la matematica, l’informatica etc etc?”. Insomma, a scuola sono tutti assorbiti dalla scuola, appunto. Quando tu vai in Inghilterra e dici che finalmente stai imparando l’inglese, non si può certo paragonare a quando si va a scuola e non si è fisiologicamente così concentrati solo sull’inglese da applicarsi come si deve, a meno che tu non sia al liceo linguistico e sia davvero motivato, tanto motivato quanto chi va all’estero e deve imparare per necessità di vita, non di scuola, oltre che per piacere. 6- Come in tutti i campi, ci sono professori scarsi, certo. Ma ci sono tantissimi professori geniali, preparati e con un livello di inglese eccezionale, da fare invidia ai tanti docenti tedeschi o olandesi così tanto osannati da tanti italiani che si lamentano sempre, da adulti, ma che si scordano (se potessi, metterei la gif “It’s magic” con l’arcobaleno, esattamente in questo punto) che quando andavano a scuola non facevano un cazzo. Questi professori si ritrovano in classi piene di alunni di una superficialità imbarazzante, per cui un iPhone è cento volte più importante della conoscenza. Convincere del contrario è nostro compito di insegnante ma, credimi, non riesce sempre. Invito te e chi commenta qui un po’ a caso a riflettere sulle cose che ho scritto, perché i risultati si ottengono quando la collaborazione è da entrambe le parti. A fronte di un professore bravo ci vogliono studenti volenterosi e disciplinati. Gli alunni che a scuola vanno in giro a mostrare i loro vestiti firmati e rompendo le scatole (o, al contrario, dormendo) in classe e nei corridoi sono gli stessi che vedi a Londra nelle classi dei corsi di inglese zitti zitti prendere appunti perché i genitori hanno pagato e loro “sono a Londra” (rientrerei la gif “It’s magic” anche qui). Insomma, professori scarsi e superficiali ce ne sono, ma tantissimi docenti eccezionali come professionisti e come persone, con in mano libri fatti bene e tante idee in testa si scontrano con migliaia di ragazzi scarsi e superficiali. Tante generazioni di studenti italiani dovrebbero farsi un serio un esame di coscienza. E dato che amo profondamente il mio lavoro, lo dico con rammarico e con tanto affetto.

  66. Mirella Raviola

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