Leggevo sdraiato sull’erba del mio giardino. Il libro aperto su un fazzoletto di sole che filtrava tra i rami del pero. Non ero più abituato a leggere in mezzo alla natura. Lo facevo da ragazzino quando nei pomeriggi estivi in Sardegna salivo sulla casa in legno sull’eucalyptus. Non è facile. Si è distratti da insetti, canto di uccelli, il continuo ondeggiare delle foglie, se ascolti bene le piante fanno continuamente suoni, insomma quel rumore di sottofondo della natura in movimento. Morte, vita, morte, vita in un ciclo infinito di suoni.
Dicevo che è difficile concentrarsi in una lettura con tutta questa orchestra, e non è stato facile rifarlo di nuovo qui nel giardino della mia casa inglese. A livello dell’erba tutti quegli insetti infaticabili che vanno su e giù sono veramente fastidiosi; sui rami in alto la ghiandaia e il pettirosso che discutono animatamente; la lumaca che lentamente cammina sulle foglie secche fa un rumore assordante; le foglie dell’edera mosse dal vento ti fanno perdere la concentrazione; i germogli delle cipolle e delle patate si sfiorano; il gatto della vicina ti si struscia sui piedi.
Leggendo le righe del nuovo libro di Mièville mi sono reso conto che in quel giardino ero l’unico essere vivente tra milioni a fare qualcosa che non aveva un fine o una utilità precisa. Parlo del leggere ovviamente. Leggere un romanzo, magari fantastico senza alcun legame con la realtà, per il piacere di leggere, non ha alcun fine se non quello appunto di dare piacere al suo lettore. Che cosa ne ricavo dal leggere in termini evolutivi, adattivi, in una parola biologici?
Tutti gli altri -la formica, la lumaca, il pettirosso, la patata, la cipolla- compiono azioni (anche le piante sì) che hanno come obiettivo la sopravvivenza e la riproduzione. Se non avessi letto quel libro non sarebbe cambiato niente alla mia linea genetica e alla mia prole. Anzi forse avrei potuto usare quel tempo e quelle energie per lavorare e migliorare la mia fitness.
Qualcuno potrebbe sempre dirmi che qualsiasi lettura ti insegna qualcosa; e lo penso anch’io considerando che una manciata di libri tra i miei scaffali mi hanno cambiato profondamente la vita. Ma a conti fatti non è un’attività essenziale visto che 6 miliardi di persone non hanno mai letto e mai leggeranno un romanzo. E continuano comunque a riprodursi in modo efficiente.
Ecco nel 2009 ormai abbiamo finalmente capito che l’Homo sapiens è animale e che tutte quelle caratteristiche che pensavamo esclusive umane sono anche negli animali: intelligenza, coscienza di se stessi, amore, linguaggio, gelosia, altruismo, gusto estetico et cetera, sono tutti presenti più o meno nel mondo animale a vari stadi, a vari gradi, con varie sfumature.
Ecco, forse l’unica cosa prettamente umana (ma sono pronto a cambiare idea se qualcuno dimostrasse il contrario) è quella di permettersi di poter perdere tempo in un’attività piacevole ma inutile come la lettura. Davanti a quella formica che in cerca disperata di cibo passa tra le mie pagine, io lì spreco le mie energie per il mio piacere intellettuale e mi sento più umano.
In poche parole il libro mi fa umano.