“My heart votes Yes but my head votes No.”
Queste sono le parole del mio collega scozzese di oggi e credo che riassumano il mio orientamento di questi giorni. Perché se fino a qualche mese fa avrei votato (se fossi stato in Scozia) Yes all’indipendenza della Scozia oggi non ne sono più convinto. E il motivo non è che sono diventanto di botto unionista. Al contrario il motivo è più semplice e pragmatico: il referednum che si terrà domani in Scozia non è o voti per l’indipendenza o voti per lo status quo. No, il voto di domani è o voti per la nascita di un nuovo stato brutta copia del Regno Unito o su modello scandinavo oppure voti per una federazione di paesi britannici. Infatti se al referendum dovesse vincere il no il Regno devolverà quasi tutti i poteri, a parte la difesa, alla Scozia rendendo di fatto il Regno una federazione. E a mio parere il paragone con USA o Germania non calza perché sarebbe la nascita di un nuovo tipo di federazione, formato da popoli diversi con lingue diverse sotto la stessa corona. Una sorta di Impero Britannico in versione ridotta. Molti commentatori pro-No si sono perfino spinti a proporre una devoluzione a livello perfino di contee, villaggi e città, insomma una sorta di cantonizzazione britannica. Ora questa soluzione sarebbe preferibile a mio parere alla nascita di una Scozia indipendente per due motivi: il primo è che sono favorevole a federazioni, confederazioni, atomizzazioni e le prefersico rispetto alla riproposizione del solito Stato Nazione ottocentesco. Secondo motivo è che una Scozia indipendente penderebbe pericolossamente a sinistra e pro-UE mentre un Regno senza Scozia penderebbe pericolosamente a destra e si avvicinerebbe sempre più agli USA. Ora, io non voglio che il Regno stia né troppo con l’Unione Europea né troppo con gli USA. Voglio che sia il più indipendente possibile e aperto a tutti e due i mondi ma non sottomesso ad uno solo dei due mondi.
Il voto per il No sarebbe il “best of the two worlds” e renderebbe la monarchia più forte di prima con un pound superstrong e una razionalizzazione dell’economia più liberale. Inoltre spingerebbe Galles, Nord Irlanda, Cornovaglia, e le dipendenze della Corona a cercare sempre più autonomia e indipendenza ma sempre all’interno di una cornice britannica. Esiste poi il pericolo vendetta tra ex amici: dogane, negazione di moneta comune, protezionismo, piccole vendette infantili che in genere i governi si fanno tra di loro.
C’è anche un altro fattore da considerare: la visione romantica che nel resto del mondo si ha dell’indipendentismo scozzese. La gente pensa che il caso della Scozia sia simile a quello del Kurdistan, Kosovo o più vicino a noi Catalogna, Fiandre o Veneto. In realtà non si tratta di una nazione oppressa, tutt’altro. Magari lo è stata in passato ma ora gode di privilegi enormi, primo fra tutti quello di far parte di uno dei paesi più avanzati economicamente e per le libertà civili del mondo. Lo sviluppo della Scozia è passato anche e soprattutto grazie all’Unione. In Catalogna e in Veneto invece succede il contrario: ovvero quasi tutta la ricchezza prodotta va ai governi centrali. In questo caso si parla di parassitismo del governo centrale che giustifica le spinte indipendentiste. Inoltre in Veneto e in Catalogna abbiamo bilinguismo e biculturalismo mentre in Scozia si parla inglese e la cultura locale è stata diluita nei secoli. E più semplicemente in un caso abbiamo il rispetto dovuto dal governo centrale e dalla Regina ad un popolo, mentre negli altri casi esistono solo disprezzo, arroganza, e pretesa di sottomissione da parte dei governi centrali.
Perché di una cosa sola sono sicuro: che il Regno Unito è forse stato l’unico paese della storia moderna ad aver concesso in maniera così civile e democratica ad una parte della propria popolazione di secedere. E di questo bisogna dar atto al governo britannico di Cameron e alla Regina. Altri paesi dell’Unione Europea (non nomino extraUE come Russia o Cina) come Spagna e Italia hanno sempre minacciato l’uso di carri armati contro la secessione di un pezzo di loro territorio o hanno usato e usano tuttora pratiche da terrorismo di stato per evitare referendum. Basti vedere come il Re di Spagna o il Re d’Italia, Napolitano, si comportino rispetto a Elisabetta II. Una lezione di civiltà da un paese che da secoli è alla guida del pensiero occidentale.