Ho aspettato a commentare le elezioni in UK perché non riuscivo ad inquadrarle bene. E avevo paura. Nelle ultime settimane il ciclone UKIP ha tenuto testa in tutte le discussioni politiche e ha polarizzato l’intera elezione sulla questione immigrazione. Una questione che ovviamente mi tocca da vicino. Fin quando quattro gatti delle zone più rurali usciti dal pub ne parlavano pareva una cosa così distante dalla mia realtà. Poi quando ho visto apparire le bandiere e i manifesti per le strade e perfino sulla finestra di un mio vicino ho cominciato a preoccuparmi. Non tanto per Farage, che in un certo senso rispetto come uomo e con cui non avrei alcun problema a confrontarmi; quanto per i redneck/chav che grazie a lui sono usciti dal loro guscio per esprimere la loro posizione di rifiuto del mondo. Per me il problema non è UKIP, il problema è chi vota UKIP che ora ha trovato una valvola di sfogo per i propri pregiudizi. Pregiudizi che vanno dal “l’immigrato che ci ruba il lavoro” e “immigrato che ci ruba il welfare system” al “UE che ci ruba soldi” e “UE che ci dice cosa fare”. Tutto falso ovviamente che solo un ignorante avrebbe potuto concepire. Gli immigrati sono le fondamenta di questo paese ed è grazie a loro che esiste il lavoro per tutti. E grazie agli immigrati e alle loro tasse che i beneficiari del welfare system (oltre il 70% di white british) possono ricevere i loro assegni di disoccupazione mensili. Incluso il mio vicino a cui gli pago tutto: dal bonus bebé allo stipendio disoccupazione, dalle free prescriptions all’NHS ecc. Menzogne anche sul fronte UE dove è stato calcolato che il Regno Unito riceve più di quanto spenda, soprattutto nel settore della ricerca. Dicevo di avere avuto paura. Non per me, sicuramente l’ultimo immigrato ad essere colpito da una eventuale vincita dell’UKIP, quanto per tutti i miei amici, colleghi, vicini, insomma l’intero mondo con cui vivo ogni giorno, quello di chi deve richiedere VISA e permessi ogni anno, quello che nno riesce a riunirsi con la famiglia lontana, quello di chi non si sente più accolto come un tempo. Parlavo con degli amici asiatici proprio un weekend fa. Mi dicevano che si sentivano minacciati dai dibattiti TV, dai manifesti per strada, dalla prospettiva di dover essere considerati cittadini di serie B. Non esisteva alcun pericolo imminente ma il fatto stesso che qualcuno impostasse un dibattito sull’accoglienza gli faceva venire i brividi. Ho cominciato anch’io allora a sentirmi minacciato da quei manifesti, dalla non chalance con cui la gente nei dibattiti parlava di chiudere confini e aumentare controlli. Non era il Regno in cui ero immigrato e che mi aveva accolto a braccia aperte. Fortunatamente il 90% dei britannici ha un’apertura mentale e un rispetto per il diverso così grande da stupirmi ogni volta che la sperimento. Tutti mi hanno sempre fatto sentire a mio agio e mai ho dovuto subire un commento razzista. A lavoro in questi giorni qualcuno mi ha pure ringraziato di aver contribuito e di contribuire ogni giorno al benessere della nazione. Parole che non avrei mai sentito pronunciare nella natia Italia non solo nei confronti degli immigrati ma perfino nei miei confronti.
Detto questo sono felice che sia andata come sia andata: Cameron è un deficiente ma è meglio di Miliband che a contronto pare un idrocefalo (senza offendere gli idrocefali) e il cui programma pareva scritto da Topo Gigio (un pupazzo che gli si addice per modi e fisionomia). I britannici hanno scelto “the lesser of two evils” e come sempre hanno scelto con la testa e non con il cuore. Stessa cosa che hanno fatto gli scozzesi mesi fa. Scozzesi che ora hanno 56 seggi a Westminster e per la prima volta faranno sentire la loro voce nell’Unione. Quella che si prospetta sarà un Unione molto diversa dal passato ma sempre più unita per difendere i valori unici al mondo della britannità. Incluso l’uso di dare le dimissioni dopo la sconfitta alle elezioni: alieni insomma rispetto ai politici italiani.
Grazie di tenermi informata:-)
visto, che, non riesco più a leggere (quasi) i giornali, e vedo pochissimo la televisione. Ieri al supermercato ero rimasta un po’ colpita, devo dire, dalla notizia.. Interessante ciò che scrivi, QUINDI, non c’è nulla da temere? a me, sembra una sorta di “regressione”, dal punto di vista dell’accoglienza, e sento l’Italia sempre più isolata e “staccata” dal resto dell’Europa… sulla questione emergenza sbarchi. Del resto, ok, per gli inglesi, …. ma, in primis storicamente fu il nord Europa (non Scandinavia naturalmente), a creare colonialismo in Africa, inglesi in testa, appunto, e queste chiusure, mi sanno tanto di lasciare tutto il resto a farsi benedire. Non è che la faccio facile, ma mi sento un po’ preoccupata… anche se, è solo un ricorso di quel mondo che vuole girare solo in un verso, vero?
un buon fine settimana e grazie.
Roberta
Analisi interessante, la tua. In che senso Milliband ti sembra meno sveglio di Cameron: è uno troppo ingenuo e utopistico alla Tsipras? E’ un populista alla Podemos? E’ solo uno scialbo e incapace di convincere della bontà delle sue idee politiche? O altro? In altre parole “qual è il problema di Millliband”?
Grazie Roberta, felice di farti felice. 😉
@ Gecko
ti spiego perché a mio parere Ed è stato un fallimento. Miliband ha impostato una campagna di retroguardia avendo come target le fasce più povere e quelle “ex operaie”, la cosiddetta working class dei tempi d’oro. Il problema è che la working class non esiste più sostituita dalla benefit class, una fascia enorme della popolazione che vive di sovvenzioni statali, casa pubbliche e bonus bebé. Questa classe ha votato quasi per intero per UKIP, perché hanno focalizzato tutta la loro frustrazione contro gli immigrati. Quello che è successo pari pari in Italia con la Lega che ha mangiato i voti della sinistra in mezza Italia. Identico. Cameron invece ha puntato alal classe media, il 60-70% della popolazione, la maggioranza della società, quella che lavora da una vita, che ha un mortgage, che fa da pendolare, quella che aspira ad una vita sempre migliore, quella che si trova nella property ladder, insomma una classe molto attenta all’economia, alla tassazione. Se tu dici al 60% della popolazione che gli aumenterai la income tax, che sposterai ancora di più risorse pubbliche sulla benefit class e gli prospetti una vita peggiore di quella attuale, ti stai dando una zappa sui piedi. Sei un Miliband per l’appunto.
La questione è che le migrazioni di massa sono fenomeni violenti per quanto si possa tentare di gestirli.
Una rivisitazione contemporanea del conflitto per le risorse. Il lavoro, in società sempre più automatizzate, è una di quelle risorse scarse. Ma poi lio spazio in sé, i servizi sanitari, etc.
E non ha nulla a che fare con razzismi, nazismi o altre stupidaggini del genere che riempiono la bocca e la testa dei sinistri e dei panmixisti, visto che, spesso è solo in minima parte un problema di impedenze e attriti culturali (si pensi alle migrazioni intracomunitarie) ma quasi sempre un problema di numeri.
Due immigrati nella frazione che vengono dal paese di Pincopallollandia non hai alcun problema a integrarli, venti devi iniziare a lavorare seriamente, duecento comportano la frantumazione sociale della frazione, duemila si passa ai disordini e alla guerra interetnica, specie quando le risorse calano.
E i migranti potrebbero essere pure milionari svizzeri o vergini finaliste provinciali di miss QuelPaese che non cambierebbe un tubo, la consistenza numerica è Il Problema.
Del resto ciascun lettore gestisce bene due amici a cena, storce il muso se sono dieci, da cento in su sclera e dà – giustamente – fuori di matto.
Anche se sono amici del quartiere.
Tutto ciò non è riconducibile neppure al solo bilancio economicistico – gli amici, i lavoratori ospiti danno/prendono.
Le migrazioni di massa sono tra le sollecitazioni più ostiche per le società perché sono, storicamente, etologicamente, sociologicamente, un conflitto. E nessun animale superiore ha una biologia prona all’invasione del proprio spazio vitale.
“E i migranti potrebbero essere pure milionari svizzeri o vergini finaliste provinciali di miss QuelPaese che non cambierebbe un tubo, la consistenza numerica è Il Problema.”
Il problema è che tantissime persone diffidenti sull’immigrazione quanto te pensano esattamente il contrario, e per questo il dibattito è inquinato da pregiudizi xenofobi e da preoccupazioni legittime (la convivenza con l’islam) ma confondenti.
Da un punto di vista strettamente economico l’immigrazione ha nei nostri paesi un saldo positivo (persino l’immigrato clandestino, pagando tasse indirette e non recependo quasi nessun benefit del welfare – i richiedenti asilo sono finanziati da istituzioni internazionali, gli altri prendono le briciole e in buona parte al massimo si affidano alla carità privata, contribuisce a pagare le nostre pensioni). Chiunque lo neghi è o in malafede, oppore male informato. Il mercato del lavoro non è un gioco a somma zero: gli immigrati consumano come tutti gli altri, e creano occupazione (la percentuale di imprenditori tra di loro, anche in un paese con immigrazione poco qualificata come l’Italia, è nettamente superiore a quella dei nativi); per quanto riguarda i servizi sanitari, anche se è vero che gli immigrati tendono a ‘intasare’ i servizi di pronto soccorso (perchè hanno minor accesso ai servizi di primo livello) sui grandi numeri pesano molto meno sul nostro SSN (o sul NHS inglese) perchè sono molto più giovani della media nazionale (e, contando le tasse dirette e indirette che pagano, anche in questo caso il saldo è nettamente in positivo).
I problemi socio-culturali, invece, vanno affrontati uno per uno evitando le prese di posizione unificanti e ideologiche. E, certo, i numeri contano (penso si possa calcolare un ‘coefficiente di ghettizzazione’ che è funzione sia della differenza culturale, che dell’entità della comunità allogena).
> è inquinato da pregiudizi xenofobi e da preoccupazioni legittime (la convivenza con l’islam)
Esiste un problema numerico, quantitativo oggettivo alle quali si aggiungono aggravanti.
Ad esempio le migrazioni di massa islamiche che sono un problema nel problema vista la volontà egemonica e di rifiuto ideologico all’integrazione.
Infatti avevo ho parlato di migrazioni intracomunitarie ovvero migrazioni tra simili nella koinè europea. Quando innesti a forza invece, milioni di xeno non solo incompatibili con la cultura ospite ma addirittura ostili ad essa, le cose peggiorano ulteriormente e drammaticamente.
In quanto al bilancio economico esso rimane deficitario: si pensi solo all’emorragia di capitali dovuta alle rimesse e al massacro del mercato del lavoro, peraltro già in crisi per l’automazione sempre più spinta proprio sui lavori meno qualificati.
Non bisogna essere grandi geni dell’economia per capire che se nel mercato dei panettoni catapulti dall’esterno 18 milioni di panettonieri alloctoni i fornai e i penettonieri locali avranno qualche piccola difficoltà.
Allora metà di questi si metteranno a fare gli avvocati, gli informatici e i massaggiatori shatsu mandando a ramengo i redditi di altri avvocati, informatici e massaggiatori shatsu. Il massacro del mercato del lavoro è ricorsivo, invasivo.
> gli immigrati consumano come tutti gli altri
Infine, ciò che il 98% delle persone o dimentica o cita in malafede.
A parte la Francia (che colla sua folle e violenta politica natalista sta perdendo velocemente il suo surplus) e forse qualche paese della Scandinavia settentrionale, tutti i paesi europei sono in pesanti e pesantissimi deficit di risorse ovvero con impronta ecologica molte volte la biocapacità nazionale.
Aggiungere “consumatori” a contesti che già consumano oltre il sostenibile non è particolarmente intelligente.
Si consideri, inoltre, che questo peggiora anche l’impronta ecologica mondiale: un etiope in Italia consumerà 10 o 15 volte quello che consuma in Etiopia e l’ecological footprint peggiora drammaticamente non solo in Italia ma globalmente.
Molti crescitisti gongolano della ripresa dei consumi e sono intelligenti come quello che ha una dispensa mezza vuota e che invita a casa sua altre dieci persone,… “così consumiamo di più ciò che c’è in dispensa”.
Bravo pirla!
C’è una correlazione fortissima tra crescita dell’impronta ecologica (PIL per i crescitisti) e crescita demografica (v. qui un lavoro recente di Paul Chefurka.
Insomma siamo all’apologia dell’aumento di carico per una scialuppa che già sta imbarcando acqua per carico eccessivo.
Ah, ma ora c’è la ripresa del PIL i Italia (dei consumi, dei rifiuti, della distruzione ecocida) dello 0.8%. E giù applausi da parte degli ochi giulivi.
Peccato che l’immigrazione diretta e quella di seconda generazione avrà portato lo stivale anche peggio del +1.8% di popolazione (dati dati ISTAT 2013 v. qui).
Quindi, in assoluto, la dimensione della fetta media è sensibilmente diminuita.
Eppure tutti applaudono e osannano.
Questa la dice lunga sul livello di dabbenagginie e/o idiozia e/o malafede filo massmigrazioniste e crescitiste.
Probabilmente nel Regno Unito, paese che ospita il padrone di casa, le cose vanno ancora peggio che in Italia.
> e non recependo quasi nessun benefit del welfare
Questo è ovviamente una delle credenze che vengono spacciate alle masse per imbonirle e sedarle sul problema delle migrazioni di massa.
Ad esempio in Italia i clandestini hanno accesso a tutti i servizi sanitari (i più costosi) senza neppure i contributi (ticket) ai quali sono sottoposti gli autoctoni (c’è una volontà anche di beffeggio nei confronti degli autoctoni già spremuti come servi del fiscoglebainps e dell’accoglientismo senza se e senza ma con le vite, i quartieri, i denari, le vite degli altri).
Questo comporta colossali buchi di bilancio che poi lo stato sbologna sugli enti locali (non sono riuscito a recuperare l’articolo del Corriere, v. questo).
@Un Uomo In Cammino: ho parlato di welfare, non di sanità. I clandestini prendono la disoccupazione? La cassa integrazione? La pensione? L’invalidità civile? Le reversibilità? Il bonus bebè? La legge 104? L’assegno di accompagnamento?
Il ‘buco di bilancio’ di cui parli dipende da un mancato accordo tra Stato e Regioni su chi deve pagare il fondo per le prestazioni (essenziali e urgenti) agli immigrati irregolari. Parliamo di 100 milioni di euro in 10 anni per una regione che ha una spesa sanitaria annua di 17 miliardi di euro. Ripeto: 100 milioni di euro in 10 anni vs. 17 miliardi previsti per il solo 2015. Sono briciole (facendo i conti della serva, meno dell’1 per mille), semplicemente litigano su chi deve pagarle. Praticamente, invece di argomentare la tua tesi, hai dimostrato matematicamente quello che chiunque con un’infarinatura di economia sanitaria poteva dirti: le spese sanitarie di una popolazione prevalentemente giovane con forti disincentivi a rivolgersi al medico per ogni cagata (come fanno invece i tartassatissimi italiani, e sostanzialmente a gratis), sono irrilevanti rispetto alle spese dovute ai malati cronici e agli anziani. Certo, ogni tanto un immigrato clandestino in Lombardia si ammalerà di tubercolosi, o verrà preso sotto da un autobus, e richiederà un ricovero lungo e costoso, ma statisticamente non è niente.
Quello che mi dà fastidio è che chi prova a discutere ragionevolmente del problema passa per ‘accoglientista’ (worst neologism ever), mentre invece chi si limita a fare bieca retorica (prima gli italiani!) ignorando ogni dato matematico inconfutabile nonchè il buon senso è convinto di essere un pragmatico.
> è inquinato da pregiudizi xenofobi e da preoccupazioni legittime (la convivenza con l’islam)
Esiste un problema numerico, quantitativo oggettivo del quale scrivevo sopra. al quale si aggiungono aggravanti.
Ad esempio le migrazioni di massa islamiche che sono un problema nel problema vista il disegno egemonico teocratico e il rifiuto ideologico dell’integrazione.
Infatti avevo avevo parlato di migrazioni intracomunitarie ovvero migrazioni tra simili nella koinè europea. Quando innesti a forza invece, milioni di xeno non solo incompatibili con la cultura ospite ma addirittura ostili ad essa, le cose peggiorano ulteriormente e drammaticamente.
Come scrivevo a casa, se il vicino di ombrellone mi sta sui koglioni perché si mette a friggere tanfoso lardo avariato di ippopotamo percuotendo gioiosamente delle conga, potere e denaro non c’entrano nulla.
Bilancio economico: esso rimane deficitario. Si pensi anche all’emorragia di capitali dovuta alle rimesse. Ma non c’è solo la dimensione economica che è solo una dei problemi.
Si pensi al massacro del mercato del lavoro, peraltro già in crisi per l’automazione sempre più spinta proprio sui lavori meno qualificati. Non bisogna essere grandi geni dell’economia per capire che se nel mercato dei panettoni catapulti dall’esterno 18 milioni di panettonieri alloctoni i fornai e i panettonieri locali avranno qualche piccola difficoltà.
Allora metà di questi si metteranno a fare gli avvocati, gli informatici e i massaggiatori shatsu mandando a ramengo i redditi di altri avvocati, informatici e massaggiatori shatsu. Il massacro del mercato del lavoro è invasivo quanto ricorsivo/induttivo.
> gli immigrati consumano come tutti gli altri
Infine, ciò che il 98% delle persone o dimentica o cita in malafede.
A parte la Francia, che colla sua folle (e violenta) politica natalista sta perdendo velocemente il suo surplus e forse qualche paese della Scandinavia settentrionale, tutti i paesi europei sono in pesanti deficit di risorse ovvero con impronta ecologica molte volte la biocapacità nazionale.
Aggiungere “consumatori” a contesti che già consumano oltre il sostenibile non è particolarmente intelligente.
Si consideri, inoltre, che questo peggiora anche l’impronta ecologica mondiale: un etiope in Italia consumerà 10 o 15 volte quello che consuma in Etiopia e l’ecological footprint peggiora drammaticamente non solo in Italia ma globalmente.
Molti crescitisti gongolano della ripresa dei consumi e sono intelligenti come quello che ha una dispensa mezza vuota e che invita a casa sua altre dieci persone,… “così consumiamo di più ciò che c’è in dispensa”.
Bravo pirla!
C’è una correlazione fortissima tra crescita dell’impronta ecologica (PIL per i crescitisti) e crescita demografica (v. qui un lavoro recente di Paul Chefurka.
Insomma siamo all’apologia dell’aumento di carico per una scialuppa che già sta imbarcando acqua per carico eccessivo.
Ah, ma ora c’è la ripresa del PIL i Italia (dei consumi, dei rifiuti, della distruzione ecocida) dello 0.8%. E giù applausi da parte degli ochi giulivi.
Peccato che l’immigrazione diretta e quella di seconda generazione avrà portato lo stivale anche peggio del +1.8% di popolazione (dati dati ISTAT 2013 v. qui).
Quindi, in assoluto, la dimensione della fetta media è sensibilmente diminuita.
Eppure tutti applaudono e osannano.
Questa la dice lunga sul livello di dabbenagginie e/o idiozia e/o malafede filo massmigrazioniste e crescitiste.
Probabilmente nel Regno Unito, paese che ospita il padrone di casa, le cose vanno ancora peggio che in Italia.
Tornerò sul welfare, compresa la sua componente della sanità.
> è inquinato da pregiudizi xenofobi e da preoccupazioni legittime (la convivenza con l’islam)
Esiste un problema numerico, quantitativo oggettivo del quale scrivevo sopra. al quale si aggiungono aggravanti.
Ad esempio le migrazioni di massa islamiche che sono un problema nel problema vista il disegno egemonico teocratico e il rifiuto ideologico dell’integrazione.
Infatti avevo avevo parlato di migrazioni intracomunitarie ovvero migrazioni tra simili nella koinè europea. Quando innesti a forza invece, milioni di xeno non solo incompatibili con la cultura ospite ma addirittura ostili ad essa, le cose peggiorano ulteriormente e drammaticamente.
Come scrivevo a casa, se il vicino di ombrellone mi sta sui koglioni perché si mette a friggere tanfoso lardo avariato di ippopotamo percuotendo gioiosamente delle conga, potere e denaro non c’entrano nulla.
Bilancio economico: esso rimane deficitario. Si pensi anche all’emorragia di capitali dovuta alle rimesse. Ma non c’è solo la dimensione economica che è solo una dei problemi.
Si pensi al massacro del mercato del lavoro, peraltro già in crisi per l’automazione sempre più spinta proprio sui lavori meno qualificati. Non bisogna essere grandi geni dell’economia per capire che se nel mercato dei panettoni catapulti dall’esterno 18 milioni di panettonieri alloctoni i fornai e i panettonieri locali avranno qualche piccola difficoltà.
Allora metà di questi si metteranno a fare gli avvocati, gli informatici e i massaggiatori shatsu mandando a ramengo i redditi di altri avvocati, informatici e massaggiatori shatsu. Il massacro del mercato del lavoro è invasivo quanto ricorsivo/induttivo.
> gli immigrati consumano come tutti gli altri
Infine, ciò che il 98% delle persone o dimentica o cita in malafede.
A parte la Francia, che colla sua folle (e violenta) politica natalista sta perdendo velocemente il suo surplus e forse qualche paese della Scandinavia settentrionale, tutti i paesi europei sono in pesanti deficit di risorse ovvero con impronta ecologica molte volte la biocapacità nazionale.
Aggiungere “consumatori” a contesti che già consumano oltre il sostenibile non è particolarmente intelligente.
Si consideri, inoltre, che questo peggiora anche l’impronta ecologica mondiale: un etiope in Italia consumerà 10 o 15 volte quello che consuma in Etiopia e l’ecological footprint peggiora drammaticamente non solo in Italia ma globalmente.
Molti crescitisti gongolano della ripresa dei consumi e sono intelligenti come quello che ha una dispensa mezza vuota e che invita a casa sua altre dieci persone,… “così consumiamo di più ciò che c’è in dispensa”.
Bravo pirla!
C’è una correlazione fortissima tra crescita dell’impronta ecologica (PIL per i crescitisti) e crescita demografica (v. qui un lavoro recente di Paul Chefurka.
Insomma siamo all’apologia dell’aumento di carico per una scialuppa che già sta imbarcando acqua per carico eccessivo.
Ah, ma ora c’è la ripresa del PIL i Italia (dei consumi, dei rifiuti, della distruzione ecocida) dello 0.8%. E giù applausi da parte degli ochi giulivi.
Peccato che l’immigrazione diretta e quella di seconda generazione avrà portato lo stivale anche peggio del +1.8% di popolazione (dati dati ISTAT 2013 v. qui).
Quindi, in assoluto, la dimensione della fetta media è sensibilmente diminuita.
Eppure tutti applaudono e osannano.
Questa la dice lunga sul livello di dabbenagginie e/o idiozia e/o malafede filo massmigrazioniste e crescitiste.
Probabilmente nel Regno Unito, paese che ospita il padrone di casa, le cose vanno ancora peggio che in Italia.
Tornerò sul welfare, compresa la sua componente della sanità e su varie pregiudizi positivi che sostengono la mistica panmixista e massmigfrazionista.
Uomo in cammino. Concedo possa esistere un problema di numeri in termini di spazio vitale. Il problema del lavoro è una distorsione di un certo tipo di capitalismo, per cui non bisogna prendersela con i migranti, che ne sono le vittime, al limite allearcisi, fare delle reti anche se è difficile. Infatti la disperazione può essere facilmente sfruttata per ridurre i costi del lavoro, e già accade a livello autoctono.
Diversamente, discorsi di spazio vitale e integrazione a parte, una nuova persona che contribuisce alla comunità consumerà complessivamente di più, ma il lavoro si distribuirà/dividerà tra più persone. Però in un contesto eccessivamente competitivo e con forti differenze di potere contrattuale, ciò che sarebbe ragionevolmente una ricchezza diventa motivo di conflitto, perchè non si tende ad assumere se i soldi non circolano ed invece si concentrano, che però è fisiologico se non ci sono forme di mutualismo.