La Sardegna in Svizzera? Perché no!

logo3_1Scozia, Catalogna, Fiandre, Veneto, Sardegna, Crimea. Li unisce una volontà comune al cambiamento, all’autodeterminazione. Ognuna di queste regioni quest’anno ha avuto o avrà la possibilità di diventare indipendente dal paese che in passato l’ha invasa. Non è così spesso che assistiamo a così tanti eventi di importanza planetaria. Scozia e Catalogna si apprestano al referendum per l’indipendenza quest’anno, in Veneto abbiamo avuto un referendum online, che seppure non ufficiale sta creando grossa paura alle istituzioni italiane – vedi l’arresto farsa ad orologeria di quattro gatti indipendentisti, in Crimea c’è stato un referendum per chiedere l’annessione alla Federazione Russa (e a breve capiterà alla Transnistria). E in Sardegna? Nonostante alle elezioni regionali appena concluse i partiti indipendentisti pur divisi in mille sigle abbiano raggiunto per la prima volta dopo anni numeri a due cifre, un indipendentismo moderno fatica veramente a decollare. Legati spesso a logiche ottocentesche di appartenenza etnico-linguistica ormai obsolete la maggior parte dei partiti si è chiusa a riccio senza proporre nulla di veramente rivoluzionario. Ed è proprio per questo motivo che l’idea di annettere la Sardegna come il 27esimo cantone della Confederazione Svizzera portata avanti da Andrea Caruso arriva la momento giusto come una ventata diriflessioni_0 aria fresca. Per chi come me non crede che la mentalita’ sarda sia in grado di affrontare la modernità, diversità e velocità del mondo moderno sapere che la Sardegna possa essere integrata in uno dei sistemi confederati di maggior successo dell’età moderna mi fa sperare per il meglio. Più volte ho parlato di cantonizzazione della Sardegna (un sistema che sarebbe perfetto per la natura frammentata dell’isola) ma non avevo mai pensato alla Sardegna come un cantone facente parte di una realtà piu’ ampia. E’ come quando qualcuno riesce a farti vedere un aspetto da un altro punto di vista a cui non avevi mai pensato prima. Sembra uno scherzo e la gente si mette a ridere quando se ne parla ma l’annessione alla Svizzera sarebbe la salvezza per l’isola. D’altronde quella dell’annessione alla Svizzera è sempre stato sogno anche di altre realtà indipendentiste come in Lombardia.

Quali ragioni possono addurre i contrari alla proposta? Distanza geografica? Pochi sanno che la Sardegna è più vicina all’Africa che all’Italia e la Svizzera sarebbe più vicina di Trieste per dire. Lingua? Intendete l’italiano che è stato imposto negli ultimi 150 anni? Nessun problema, l’italiano è una delle lingue ufficiali della Confederazione Elvetica. Storia comune? A parte per gli ultimi 150 anni la Sardegna ha avuto più storia in comune con la Spagna. Insomma stupidaggini senza senso. I vantaggi per la Sardegna sarebbero enormi, molti più di quelli dell’indipendenza totale: basso carico fiscale, libertà di decisione su tantissimi punti nodali del cantone, investimenti di ricche multinazionali svizzere, adozione del franco svizzero, integrazione all’interno di una confederazione di altri popoli con differenti culture e lingue. Allo stesso tempo per la Svizzera si tratterebbe di avere una gallina dalle uova d’oro: accesso al mare, aumentare il proprio territorio di quasi il doppio, la popolazione crescerebbe di 1.6 milioni di abitanti, ricchezze naturalistiche e minerarie, vacanze a basso costo ecc. La minoranza italiana diventerebbe meglio rappresentata anche se il sardo potrebbe essere inserito come lingua ufficiale insieme alle altre 4 lingue ufficiali (francese, italiano, tedesco e romancio) e, perché no, pure il catalano di Alghero. Le possibilità per la Svizzera e la Sardegna sono infinite e sono lì, pronte per essere prese a braccia aperte. Questa non è quindi una goliardata ma una seria proposta dai contenuti molto ragionati e di buon senso. Vi invito quindi a firmare la petizione online del sito Cantonmarittimo.com, seguire l’iniziativa su Facebook e su Twitter.

8 commenti

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8 risposte a “La Sardegna in Svizzera? Perché no!

  1. Ma gli Svizzeri sono interessati?

  2. A Quanto pare molto più dei sardi! Tv, giornali e Radio svizzere ne stanno parlando da settimane. E i ticinesi, che quando fu proposta annessione Lombardia non furono per niente entusiasti, questa volta pare che siano interessatissimi.

  3. Pensa se un referendum sancisse la volontà del Popolo Sardo di confluire nella Confederazione Elvetica! Mi chiedo proprio come reagirebbe l’apparato centrale italiano. Secondo me, inizierebbero le solite “strategie della tensione”, con decine di morti ammazzati tramite bombe piazzate qui e là sull’isola e nel continente dai nostri diligenti servizi segreti e immediata attribuzione delle connesse stragi ai confederati, per scaricare loro addosso l’odio popolare.
    Mi chiedo anche come mai nessun movimento o partito italiano abbia pensato seriamente a perorare con convinzione una proposta di riforma costituzionale avente a modello il sistema federale svizzero. Eppure, a mio modesto avviso, sarebbe la forma di stato e di governo che meglio s’addice alla nostra variegata ed eterogena realtà peninsulare che, ancor oggi, dopo quasi duecento anni, non riesce a trovare un proprio comun denominatore.

  4. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 08.04.14 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  5. Snem

    Hai (opportunamente?) dimenticato il Quebec 😉

  6. Pingback: Manganellate liberali | Fabristol

  7. Pingback: libertariaNation

  8. Niccolò

    pensare che gli svizzeri sarebbero dei “padroni” migliori degli italiani è ridicolo. L’unico vantaggio potrebbe venire dagli aiuti di stato, in assenza di vincoli decisi a livello sovranazionale. Ma non è nello stile politico della federazione svizzera. Sul piano dei “valori”, l’idea che l’aspirazione politica dei sardi sia quella di scegliersi un padrone più ricco e non a porsi come eguali con gli altri italiani mi disgusta. Forse è bene dire che sono mezzo sardo e nato in Sardegna, e tutte le volte rimango stupito da quanto un nutrito numero di sardi si prestino bene a dare sostanza ai pregiudizi dei continentali. Come preferiscano identificarsi come vittime piuttosto che prendersi responsabilità.

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